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Chi è il miglior calciatore di sempre per i millennial?

26 Ottobre 2020
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Sostiene Rino Tommasi – una delle più grandi firme del giornalismo sportivo di sempre – che i confronti per determinare gli sportivi più forti di ogni epoca sono sempre affascinanti e aperti ad ogni giudizio, in quanto le relative diatribe non possono risolversi con il confronto diretto sui campi di gioco.

L’argomento è tornato di stretta attualità in questi giorni anche tra i millennial, causa prossima le celebrazioni mediatiche per l’80esimo compleanno di Edson Arantes do Nascimento noto a tutti come Pelé. Il più grande calciatore di tutti i tempi? Un interrogativo posto innanzitutto dalla FIFA, la Fédération Internationale de Football Association, che nel 2000 ha eletto Pelé e Maradona i migliori giocatori del secolo. L’argentino ha vinto il sondaggio tra i tifosi, il brasiliano tra funzionari, giornalisti e allenatori FIFA. Chi ha ragione? Tutti e nessuno?

Chi è il terzo incomodo tra Pelé e Maradona? Di Stefano

La questione è intrigante, anche e soprattutto per la presenza di un terzo incomodo, ovvero Alfredo Di Stefano, l’inarrivabile saeta rubia vincitore tra gli anni cinquanta e sessanta di 5 Coppe dei Campioni con il Real Madrid. Chi l’ha visto giocare, non ha dubbi: il più forte di sempre è stato lui, primo esempio di giocatore totale, dotato di tecnica assoluta come Pelé e Maradona, capacità di giocare in ogni ruolo come Johan Cruyff, bulimico divoratore di record come Cristiano Ronaldo e Leo Messi.

Tante le variabili e i parametri per una valutazione assoluta, anche e soprattutto in considerazione del fatto che il calcio è uno sport di squadra, non individuale come il tennis o lo sci: e anche in questi ambiti le discussioni sono da sempre infinite.

Per Maradona il più forte di sempre è “El Trinche”

Ognuno ha il proprio calciatore preferito, in base all’epoca nella quale si è vissuti, al team per il quale si è fatto e si fa il tifo, ai propri ricordi e alle proprie emozioni. E per chi non c’era, millennial in primis, esistono video su YouTube da perderci notti intere ad ammirare gol e giocate impensabili.

Un archivio infinito, nel quale manca soltanto adeguato materiale di un’indiscussa leggenda, Tomas Felipe Carlovich detto “El Trinche”, definito mirabilmente il più grande calciatore che non abbiamo visto giocare; secondo Diego Armando Maradona il migliore di sempre, un titolo che in più interviste gli ha ceduto senza esitazione (“Il più forte giocatore della storia non sono io, è stato El Trinche”).

Un personaggio che non rispose alle convocazioni della nazionale argentina per andare a pescare, passato alla storia anche per il doppio tunnel che infliggeva al malcapitato avversario di turno e per altri inarrivabili aneddoti.

Pelé, O’Rey

In ogni caso Pelé resta O’Rey: “Il campione che inventò la modernità”, come ha scritto in un meraviglioso articolo Emanuela Audisio su Repubblica, ricordando che “quando vedete Ronaldo in mutande, Messi che mangia patatine, Federer che cucina la pasta, Buffon che si fa uno shampoo, pensate che Pelé, mezzo secolo fa, era già là”; un fenomeno capace nel 1975 di firmare con un contratto con la Warner da 5 milioni di dollari (nel 1975!).

Adesso non resta che aspettare il mese di dicembre, quando Federico Buffa racconterà le sue gesta su Sky Sport, per coglierne ancora una volta di più l’inarrivabile grandezza. Non è soltanto una questione di talento, di vittorie, ma di legacy lasciata ai posteri per l’eternità. L’ultima e definitiva smoking gun in questo senso? Le parole di George Best, il cosiddetto quinto Beatle, l’ala nordirlandese che in quanto a tecnica individuale non è mai stato secondo a nessuno. Che cosa disse Best, la massima estremizzazione di genio e sregolatezza in un una persona, non soltanto in un calciatore? “Se fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé”. Sempre al punto di partenza si ritorna…

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