Ronaldo non è il calciatore più antipatico della storia, ma se la gioca con i migliori
Cristiano Ronaldo è un campione di calcio famoso anche per la sua proverbiale antipatia, ma non è l’unico e (purtroppo) avrà sempre più compagnia in futuro.
Il termine antipatia deriva dal greco (anti=contro e pathos=moto dell’animo) e significa sentimento avverso. Nel gergo quotidiano lo si usa per identificare qualcuno che ha un comportamento ostile verso qualcosa o qualcuno. Ne deriva che stiamo parlando di una persona poco piacevole e decisamente poco attraente dal punto di vista emotivo.
Cristiano Ronaldo è antipatico o no?
Eppure, Cristiano Ronaldo fa di tutto per piacere agli altri: dalla lacca nei capelli al vestiario curato e al sorriso smagliante sempre impresso in volto. È più un modello, un idolo da seguire e a cui rivolgere le proprie preghiere per far accadere qualcosa di meraviglioso. Non gli si può chiedere anche di saper parlare fluentemente una lingua che non è la sua o fare barzellette su se stesso alla Berlusconi.
Ronaldo e l’arbitro in Verona Juventus
Lo si giudica antipatico proprio perché come una divinità preferisce il distacco dalla gente e mantenere quel metro e mezzo da terra che lo contraddistingue da noi esseri umani. In campo fa il suo dovere, ma se non è sufficiente a vincere allora l’aspetto caratteriale prende il sopravvento. Eppure a noi fa una simpatia incredibile quando chiede all’arbitro in Verona – Juve «smettila di fischiare, facci giocare di più».
E ci pare pure giusto che il più grande giocatore vivente e in attività lo faccia in favore dello spettacolo e delle sue giocate fantasmagoriche. Paghiamo l’abbonamento a Sky e Dazn per vederlo partire palla al piede come il dio del vento superare 11 avversari e appoggiare la palla in rete. Se dovessimo assistere a una processione di punizioni e di rigori forse avremmo già cambiato passione.
CR7 è antipatico ma non è l’unico
Il problema è a monte, a livello umano, dove proprio non riesce a comunicare. Va bene per un post sui social, ma a nessuno verrebbe in mente di passare una notte in discoteca con lui. Altruista com’è, non ti presenterebbe nemmeno l’amica di sua sorella, figuriamoci le sue spasimanti. Noi siamo sicuri che non ci divertiremmo a ballare con lui.
Ma non è l’unica star ad avere un rapporto conflittuale con i suoi tifosi. Vi ricordate Di Matteo? L’allenatore del Chelsea che ha vinto la Champions aveva rifiutato un autografo a un giovanissimo fan. Oppure pensiamo ad Eric Cantona che ai tifosi regalava calci in bocca ad ogni insulto di troppo. Ma pure Zidane non ha mai dato l’idea di un gran simpaticone. Lo abbiamo visto spesso immusonito guardarci dall’alto di una gigantografia come se fosse il portatore unico di verità stellari. Che sapesse giocare non v’erano dubbi, ma non ha mai dato l’intenzione di divertirsi poi così tanto.
Totti è l’esempio: il prototipo giusto per il futuro
E se ci pensate è un po’ un ossimoro. Se il merchandising cerca esempi per emulare gli idoli, comprare palloni e svuotare gli scaffali degli store per tirare due calci a un pallone, questi non sembrano dare l’idea che il calcio sia uno sport divertente: anzi. La sensazione è che in futuro non si potrà più fare a meno della componente simpatica di un calciatore.
Vedi Totti, il più simpatico di tutti, che con le sue barzellette ci ha mostrato il volto umano di un campione capace di far commuovere 60 milioni di italiani alzando la coppa del mondo o 3milioni di romani per lo scudetto che mancava da tempo, troppo tempo.
La ricetta è questa: basta coi social media manager, è ora di essere se stessi. Sogniamo Cristiano Ronaldo su Tik Tok che fa le corna al cellulare nel giorno di riposo mentre lo chiama Andrea Agnelli. Corna e linguacce come qualsiasi dipendente che sticazzi che risponde. Allora sì avremmo umanizzato il campione.
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