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Cosa ci si aspetta da Daniel Maldini

26 Settembre 2021
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Un millennial per Maldini: Tu quoque Daniel?

Senti chi fa goal adesso papà, e pure nonno. C’è chi ci vede un disegno divino nel gol di Daniel Maldini allo Spezia Calcio, chi l’arrivo del messia o chi addirittura l’armageddon. Era un po’ la speranza di tutti da quando papà Paolo si mise insieme ad Adriana Fossa, modella venezuelana, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90. Che avessero un figlio e che lo crescessero sano, bello e forte come i genitori.

Cesare, Paolo e Daniel Maldini…

Paolo e Adriana di figli ne hanno avuti due e col primo non è andata bene… A livello calcistico. Christian si è barcamenato in C con la Pro Sesto lasciando tutto l’onere e oggi pure l’onere di tentare il trittico famigliare al più giovane Daniel. Impresa riuscita, figlia di un boomer, cotanto figlio di uno della generazione X, anzi sex symbol di quella generazione quale era Paolo Maldini per anni eletto il più bello.

Fu il più bello a Italia ‘90 e poi ancora a Usa ‘94, ogni competizione internazionale per ribadire quanto il bel Paolo facesse da contraltare al padre Cesare, meno appariscente a livello estetico, di certo non da meno a livello mediatico. Già perché all’Italia un difensore bello alto e slanciato, frutto del made in Italy, ha sempre fatto comodo, vedi Facchetti prima, Cabrini poi. E il gossip, Adriana star delle passerelle e del piccolo schermo: ricordate Classe di Ferro con l’inno generazionale di Jovanotti?

Paolo Maldini era il più bello, il Cr7 dei ’90

Ecco erano anche gli anni di Aquile in onda sulla Rai che mia sorella seguiva solo perché c’era Adriana fidanzata di Paolo Maldini, appunto il Cr7 di una ragazzina anni ‘90. Papà Cesare di figli ne aveva 6, come tanti genitori nati tra le due guerre, e di quel Paolo si dirà, importava come gli altri, cioè che stesse bene e non facesse arrabbiare la mamma. Paolo Maldini è stato qualcosa di più: pallone d’oro mancato, non un calciatore del Milan, ma una leggenda del Milan. Come dire che il marchio di fabbrica già era buono, il modello successivo forse anche meglio.

Un cognome difficile da portare nel calcio come un Agnelli nell’imprenditoria o un De Benedetti nell’editoria, un Veltroni nella politica, un Celentano nella musica. Ancora più difficile portarlo sulle spalle, come si fa nel calcio che tra due scapole deve avere un peso specifico non indifferente. Come una zavorra tra capo e collo che rallenta non velocizza il passo sino alla meta, che impedisce se non addirittura ostacola i movimenti del busto e della parte inferiore del corpo.

La dinastia Maldini al Milan

Si avanza con difficoltà perché c’è sempre qualcuno a ripeterlo come un mantra: te hominem esse memento (ricordati che sei un umano). Può darsi ma datelo a chiunque un cognome così e difficilmente farà un passo fuori di casa per uscire dalla comfort zone. Eppure nella famiglia dei Cesarini, discendenti di Cesare Maldini, qualcosa deve essere per forza accaduto che ad ogni figlio maschio gli venisse affidato il compito: completare la dinastia.

Sì, ma come? Scendendo in campo con la maglia del Milan e diventando anch’esso leggenda. Difficile ma non impossibile. Anche perché Daniel si è scelto il ruolo di Ibrahimovic e buon per lui che re Zlatan è a fine carriera sennò altroché scalata dell’Everest a mani nude, pure quelle gli avrebbero tagliato. Oggi il principe Daniel è l’erede al trono, ma riuscirà a conquistarlo solo se gli riuscirà qualcosa di mai riuscito in campo (e non in panchina) a nonno e papà: vincere un titolo con la Nazionale.

Foto in copertina: profilo Instagram Daniel Maldini

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