Ma i giovani preferiscono lo sport o il cellulare? Il calcio o i social network? Il grande interrogativo che ci poniamo sulla generazione Alpha.
Immaginate di essere a Napoli, è il 4 giugno, la squadra partenopea si è appena laureata campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Le attese sono confermate, la festa per la vittoria dello scudetto è immensa, da settimane la città si è tinta di azzurro per omaggiare e festeggiare i suoi campioni, anzi, i suoi eroi! Questa stupenda immagine ha evocato in noi una riflessione che vi proponiamo: qual è, oggi, il rapporto tra i giovani italiani e lo sport, in particolare il calcio? Secondo voi ha perso di importanza negli anni per lasciare spazio ad altro? E perché proprio ai social network?
In una recente intervista al podcast Muschio Selvaggio un’icona del calcio italiano, Fabio Cannavaro, ha raccontato agli ascoltatori aneddoti della sua infanzia calcistica. L’atleta parla del calcio non solo come una passione, ma anche come una sorta di “ancora di salvezza” per bambini e giovani che crescono in quartieri difficili, come potevano essere quelli della periferia di Napoli degli anni ’80.
Social e calcio, nemici-amici.
Oggi invece, si sente spesso parlare di un appiattimento dell’interesse dei giovanissimi nei confronti dello sporti, in particolare del calcio, quello giocato. Alcuni riconducono questo disinteresse generale al crescente utilizzo dei social, altri, invece, parlano di una predilezione dei più piccoli verso il calcio della play station, piuttosto che verso il pallone in carne e ossa, o meglio in “cuoio e cuciture”. Tutti, però, sembrano concordare sul fatto che la società sta cambiando, anche e soprattutto se si guarda alle abitudini e al tempo libero. Prima per molti ragazzi “infanzia” era sinonimo di stare all’aria aperta, di trascorrere intere giornate dilettandosi nei più disparati passatempi al parco, anche solo improvvisando una partita di calcio con un pallone sgonfio e una porta sghemba. Ore e ore a correre sotto il sole erano intervallate solo da qualche pausa per rinfrescarsi alla fontanella per poi rincominciare, senza mai sentire la stanchezza.
Oggi le priorità e i sogni sembrano essere altri. Quante volte sentiamo frasi come: «ormai i giovani non hanno voglia di fare niente, non hanno voglia di impegnarsi perché sono sempre imbambolati davanti al cellulare». Questo pensiero, indubbiamente legittimo, sembra però non tenere conto del fatto che gran parte della responsabilità dovrebbe essere attribuita a chi permette ai ragazzi di fare questo uso massiccio dei dispositivi, senza alcun controllo. Forse dovremmo anche puntare il dito verso una società che non sembra più essere in grado di interessare, stimolare e coinvolgere le nuove generazioni, trascinandole fuori dai loro schermi?
Qual è, quindi, la realtà dei fatti? Il calcio e lo sport sono stati surclassati dalla tecnologia e dalle infinite possibilità di intrattenimento che internet è in grado di offrire o si tende semplicemente a giudicare una generazione senza tener conto del contesto in cui essa sta crescendo?