Hugo Gatti, un attaccante che giocava in porta

21 Aprile 2025
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Non sono pochi i calciatori e gli allenatori argentini meritevoli dell’appellativo di “El Loco”, ma due se lo sono conquistato a pieno titolo: l’allenatore Marcelo Bielsa e il portiere Hugo Orlando Gatti, morto domenica 20 aprile 2025. Ad agosto avrebbe compiuto 81 anni. Non proprio l’argentino più celebre deceduto in questo fine settimana pasquale ma tant’è.

Una grande carriera

Capelli lunghi sulle spalle come imponeva la moda degli anni settanta, fascetta da tennista sempre ben assisa in testa, tratti somatici da indio dei quali andava giustamente fierissimo, Hugo Gatti iniziò la sua carriera nel 1962 e si ritirò nel 1989 a 44 anni. Capace di giocare sia nel River Plate sia nel Boca Juniors – come se un politico si fosse schierato sia con il PCI sia con l’MSI per rendere l’idea – di lui si accorse il mondo intero nel 1977, quando con il Boca si aggiudicò Coppa Libertadores, la Champions League del Sud America, e Coppa Intercontinentale, che decretava di fatto la miglior squadra del mondo.

Tutto sembrava apparecchiato per il posto da titolare nella nazionale argentina che nel 1978 avrebbe ospitato e vinto la Coppa del Mondo ma quando l’allenatore dell’albiceleste César Luis Menotti gli fece capire che avrebbe preferito il portiere del River Ubaldo Filliol, Hugo Gatti fece il gran rifiuto, non accettò il probabile ruolo di riserva e a quei mondiali non ci andò. In merito a questa sua assenza si favoleggiò e nacquero diverse leggende metropolitane, mai quanto quelle che riguardarono El Trinche; e nemmeno Maradona (classe 1960) fu convocato perché ritenuto troppo giovane.

 

 

El loco e Maradona

E proprio a Maradona va ascritto uno degli aneddoti più memorabili che riguardano Hugo Gatti: nel 1980 prima di affrontare l’Argentinos Juniors di Diego Armando Maradona, El Loco lo provocò pesantemente, dandogli del grassone e dicendosi sicuro che non gli avrebbe mai segnato. El Diez gli fece quattro gol in pochi minuti: da allora divennero amici per la pelle e guai se qualcuno osava paragonargli altri giocatori a Maradona. Del resto Gatti era sempre pronto ad esternare invettive al curaro, le stesse che nel post carriera ha dispensato nel suo ruolo di opinionista a El Chiringuito, trasmissione televisiva spagnola che da sempre regala grandi gioie a chi cerca le chiacchiere da bar migliori di quelle che ci vengono dispensate in Italia.

 

 

Un portiere avanguardista

Da qualche anno i portieri devono anche saper giocare con i piedi, fare lanci lunghi e precisi per gli attaccanti, se serve ricorrere a qualche dribbling e soprattutto dare il via all’impostazione dal basso, filosofia calcistica che ha fatto più danni che altro ma dalla quale ormai pare non si possa tornare più indietro. Ecco, quando si vedono in azione i vari Neuer, Szczęsny, ter Stegen e via elencando, ci si ricordi che tutto questo faceva parte del repertorio di Hugo Gatti sin dagli anni sessanta, anzi si può e si deve dire che Hugo Gatti ne sia stato l’assoluto precursore, con quel pizzico di follia che forse soltanto René Higuita con la mossa dello scorpione ha saputo se non eguagliare quantomeno omaggiare.

 

 

Un attaccante che giocava in porta

Di sicuro non vedremo mai più un portiere durante una partita sedersi sopra la traversa della sua porta perché si stava annoiando, tenersi una borraccia con la vodka vicino ai pali per farsi un goccetto per non sentire il freddo, giocare una partita d’addio di una gloria colombiana indossando la maglia della squadra rivale dove stava per essere tesserato e facendo stracciare così un contratto praticamente già firmato. Nel frattempo resta suo il primato delle partite più giocate nei campionati argentini – qualcuno dice 817, altri 755, altri ancora 787, vexata quaestio, visto che in Argentina ogni anno si giocano di fatto due campionati – e dei rigori parati, ben 26. Primato che condivide con Filliol, con il quale avrebbe potuto alzare la Coppa del Mondo nel 1978 ma El Loco decise che non era cosa. Non sarebbe stata una mossa “da attaccante che gioca in porta” come amava definirsi Hugo Orlando Gatti.

 

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