Johan Neeskens: il calcio totale perde un’altra icona
Johan Neeskens, uno dei simboli assoluti del calcio totale olandese degli anni settanta, è morto improvvisamente ad inizio ottobre 2024, otto anni dopo il suo sodale Johan Cruijff, deceduto nel 2016.
Non è un periodo dei più felici per le icone del calcio. Nel giro di poche settimane sono morti Sven-Göran Eriksson, poi Totò Schillaci. Adesso è toccato all’olandese Johan Neeskens, scomparso all’età di 73 anni domenica 6 ottobre 2024 in Algeria dove stava seguendo per la Federazione Olandese un progetto per l’UNICEF. Se ne va otto anni dopo Johan Cruijff, deceduto nel 2016. Il calcio e tutti gli sportivi piangono un altro fuoriclasse assoluto, sempre volutamente dietro le quinte, sempre volutamente un passo indietro rispetto a Cruijff, ma altrettanto decisivo nel dare vita alla più bella squadra che si sia mai vista su un campo di calcio, l’Olanda del calcio totale degli anni settanta allenata da Rinus Michels.
Paragoni senza senso
Quando un calciatore diventa un fuoriclasse, paragonarlo a qualcuno del passato o del presente – per non dire del futuro – diventa un inutile esercizio di stile. Johan Neeskens è stato forse il primo centrocampista totale dell’era moderna, capace di fare tutto, dal terzino all’attaccante: capace di mandare in fuorigioco l’intero attacco avversario, di recuperare il pallone quasi sempre grazie ad un innato senso della posizione, dettare il passaggio e poi trovarsi davanti al portiere e fare gol. Tutti sapevano fare tutto nell’Ajax degli anni settanta che vinse tre Coppe dei Campioni dal 1971 al 1973 e nell’Olanda due volte consecutive finalista in Coppa del Mondo, sconfitta in entrambi i casi dalla nazionale ospitante, nel 1974 dalla Germania Ovest e nel 1978 dall’Argentina. Nel 1974 fu proprio Neeskens a trasformare il calcio di rigore del provvisorio vantaggio degli olandesi, al termine di un’azione tra le più eleganti e funzionali che si siano mai viste durante una partita di calcio. Nel complesso, due Coppe del Mondo nelle quali quasi ci si ricorda più dei finalisti che non dei vincitori.
Un’eredità destinata a durare in eterno
Johan Neeskens è stato tra i principali interpreti di un’autentica rivoluzione, che ha cambiato il calcio come prima non era mai accaduto e come non accadrà mai più. Concetti – spesso più citati che applicati – come il pressing alto, la tattica del fuorigioco, l’interscambiabilità dei ruoli e il muoversi come un blocco unico per occupare al meglio gli spazi del terreno di gioco grazie all’Ajax e all’Olanda si elevarono a sistema, come una sinfonia, un’opera d’arte, un unicum. Anche il dress code di queste squadre fu a suo modo rivoluzionario: capelli lunghi, basettoni, maglietta preferibilmente fuori dai pantaloncini. In tutto questo Neeskens volutamente seppe sempre fare un passo indietro o meglio ancora di lato, una scelta di vita che replicò nella sua carriera di allenatore, che lo vide ottimo secondo non soltanto dell’Olanda ma anche di Australia e Barcellona, con la consapevolezza e con la fierezza di chi comunque era consapevole di essere entrato nella storia del calcio mondiale dalla porta principale.