Luna Rossa, 30 anni di notti insonni per i millennial

16 Marzo 2021
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Per fortuna che c’è Luna Rossa a ricordare ai millennial che negli anni novanta ci si svegliava chiedendosi: aspetta aspetta, ma cos’è questo?

Già perché finita l’epoca di Colpo Grosso guardato di nascosto in salotto all’insaputa, si spera, dei genitori, non restava molto da guardare in televisione. Noi maschietti ci provavamo con le hot chat-line che altro non erano che spezzoni di film hardcore intervallati da succinte signorine che invitavano danarosi spettatori a indebitarsi con le bollette telefoniche della Sip.

Eravamo troppo piccoli per godere del Moro di Venezia e di Paul Cayard lo skipper che assomigliava tanto a Paul Magnum di Magnum P.I. (quello vero). Ci eravamo accorti che esisteva una specie di Formula Uno dell’acqua in cui si ‘combatteva’ one-to-one. Una sfida cavalleresca nei mari, quasi una favola. America contro il resto del mondo, o America contro Inghilterra com’era in origine.

Si scopre che su Telemontecarlo, la cara vecchia TMC, che a quell’ora proponeva vecchi cartoni animati, c’è uno spettacolo nuovo, lecito e non compromettente per la vista. La Coppa America di cui sapevamo una mazza (non c’era l’Internet di adesso) e una barca italiana col nome di un abito da Milano Fashion Week. La cosa bella e che piace tanto a noi italiani, è che eravamo sfavoriti, piccoli, insignificanti, ma pronti a sfidare il mondo col nostro ingegno e magari coi soldi di Miuccia Prada.

Notti intere sbattendocene della scuola l’indomani perché avevamo scoperto un mondo fuori dalle regole convenzionali. Eravamo portatori notturni di una verità che sembrava appartenere soltanto a noi, di questa sfida tra barche che vedeva noi millennial protagonisti. Del resto, quanti altri minchioni vuoi che ci siano in Italia svegli a quest’ora per uno sport che non è il calcio? Eravamo milioni, milioni inconsapevoli l’uno dell’altro.

 

 

Oggi la storia si ripete, ancora lei signori e signore, ancore la nostra Luna Rossa che nel frattempo ha fatto l’upgrade. Nel nome prima di tutto e adesso si chiama Luna Rossa Prada Pirelli, la milanesità al potere. Ma poco importa, è una barca, italiana, che vola con le ali del vento su un mare che sta agli antipodi. Anzi, sta nell’unico posto dove non c’è il covid a quanto pare.

Siamo ad Auckland in Nuova Zelanda dove si tifa, si fa festa, ci sono concerti ed eventi mentre nel resto del mondo non pare possibile. Il tutto senza mascherine e distanziamento sociale, roba davvero d’altri tempi che sembrano quasi quelli del Moro di Venezia, altroché Prada. Anche se sportivamente parlando, le cose non stanno proprio così.

Questa Luna Rossa è la più forte di sempre e i neozelandesi hanno pure paura. È il tentativo più forte degli ultimi anni di soffiare la Coppa a New Zealand, il team velico neozelandese. Perché la barca italiana è fortissima, non soffre la mancanza di vento che sta costringendo gli organizzatori a rinviare le regate e anzi ne approfitta per mettere a punto il piano di rivincita sempre più consistente.

A proposito, c’è un altro protagonista in attesa in questa sceneggiatura che ci riporta agli anni ’80-’90, al nostro Paul Magnum – Cayard. Coloro che hanno il privilegio di alzarsi di notte senza rendere conto al giorno che viene, avranno anche notato gli elicotteri delle televisioni, già notati nelle precedenti edizioni, ma mai così invadenti. Elicotteri che spesso eguagliano la velocità degli AC75, levitando appena sopra l’acqua mentre li seguono per miglia su e giù per il percorso.

L’elicottero vola anche all’indietro, di lato e in diagonale a seconda delle necessità, tuffandosi giù e su intorno agli yacht mentre tutti scivolano appena sopra l’acqua. E deve fare tutto questo evitando le barche degli spettatori, le onde sottostanti e, soprattutto, gli AC75 multimilionari e i loro alberi da 87 piedi. Vabbè, ma qui siamo ben oltre la Ferrari di Magnum P.I., qua siamo nell’iperspazio della riccanza che oggi, se sei un comune millennial made in Italy, sembra un miraggio come Marte per la Elon Musk.

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