Paralimpiadi al via. La storia delle “Olimpiadi parallele”
Per coronare un’estate italiana tutta da incorniciare mancano solo le Paralimpiadi, ossia i Giochi Olimpici per atleti con disabilità fisiche, sensoriali e psichiche.
Il countdown è quasi agli sgoccioli: le Paralimpiadi partiranno il 24 agosto, per due settimane di sfide all’insegna della sportività senza limiti. La fiaccola è stata accesa pochi giorni dopo lo spegnimento della fiamma olimpica e la sede dei giochi è sempre Tokyo.
In gara per l’italia
L’Italia schiera ben 113 atleti: la delegazione più numerosa di sempre, rappresentata dai due portabandiera Bebe Vio (il film su Netflix per capire chi è) e Federico Morlacchi, scherma e nuoto. In tutto gli atleti azzurri gareggeranno in 15 discipline: atletica, canoa, canottaggio, ciclismo equitazione, judo, nuoto, scherma, sitting volley, sollevamento pesi, taekwondo, tennistavolo tiro a segno, tiro con l’arco e triathlon.
Età media 33 anni, e spiccata presenza femminile con 60 atlete contro i 53 atleti. Un dato pari al 53,1%, che supera ampiamente il rapporto percentuale delle edizioni di Rio e Londra, quando le donne erano solo il 40% e il 31,6%. L’obiettivo è quello di superare le 39 medaglie vinte a Rio e il 9° posto nella classifica del medagliere.
Perché si dice Paralimpiadi?
Sembrerebbe più logico chiamare questi giochi Paraolimpiadi. Invece no, perché la denominazione corretta è Paralimpiadi. Per capire il perché di questo nome viene in aiuto l’Accademia della Crusca, che fa un po’ di storia. “I primi veri giochi olimpici per atleti con disabilità” si legge sul loro sito “si svolsero a Roma nel 1960, col nome di Giochi internazionali per paraplegici”.
Ma la denominazione attuale entrò in vigore nel 1984 quando il Comitato Olimpico Internazionale ufficializzò la competizione chiamandola “Paralympics Games”. In italiano venne tradotto con Paraolimpiadi fin dal 1992, anche nei documenti ufficiali. Poi però, vista l’influenza della lingua inglese, per colpa di giornali e web, si diffuse la dicitura senza la “o”, che tuttora è la più usata e ritenuta corretta. Un’altra versione sostiene che la forma Paralimpiadi sia la fusione delle due parole che contraddistinguono questi giochi, che sono di fatto delle Olimpiadi parallele.
Un po’ di storia sulle Paralimpiadi
Se le prime Paralimpiadi si sono svolte nel 1960, la loro genesi è un po’ più antica. Al termine delle Seconda Guerra Mondiale erano molti i veterani che tornarono dal fronte con lesioni spinali. Questi soldati, oltre alla disabilità pativano il timore dell’emarginazione sociale. Ecco che a un neurochirurgo polacco, Ludwig Guttmann, venne l’idea di organizzare delle competizioni che coinvolgessero questi veterani.
La prima edizione si svolse nella cittadina britannica di Stoke Mandeville, in concomitanza con le Olimpiadi di Londra del 1948. Vi parteciparono donne e uomini e la competizione divenne con gli anni sempre più importante, tanto da gemellarsi con le Olimpiadi proprio nel 1960. Di qui la loro ufficialità e la decisione di far svolgere questi giochi negli stessi anni delle Olimpiadi. Fu nel 1988 che si stabilì che anche la sede dovesse essere la stessa. E naturalmente c’è l’edizione estiva e quella invernale.
Ci sono anche i Giochi Olimpici Speciali
Ma non esistono solo le Paralimpiadi per gli atleti con disabilità. Ci sono anche le Olimpiadi Speciali, riservate a sportivi con disabilità soltanto intellettiva. La loro cadenza è biennale e l’ultime edizione è stata disputata negli Emirati Arabi nel 2019. Un mondo, o sport, senza limiti né confini che riesce a far emergere la forza anche dei più fragili.
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