Mancava qualcosa al mondo del calcio e al suo simulacro E-Sport. Non parliamo delle grafiche strafighe iperrealiste con calciatori digitali veri e propri alias degli originali. Nemmeno delle movenze, delle esultanze o delle skills insomma, c’era tutto. Fino a che non è avvenuto l’imponderabile. Ci ha pensato, manco a dirlo il nostro Ibrahimovic, suo malgrado.
Il rigore sbagliato contro il Verona ci ha rivelato il futuro dello sport in campo e di quello dei videogame. Ci ha detto che per migliorare l’esperienza e renderla più realistica della realtà stessa serve anche il commento dei giocatori in campo. Il Covid ci ha finalmente mostrato quello che ci era sempre stato precluso. Sentire quanto si dicono i giocatori in campo, avversari e compagni di squadra.
Sì, chiaro, qualcosa per la privacy era stato fatto. La mano davanti alla bocca, un simulacro degli scherzi da bambini all’asilo che a me personalmente non è mai piaciuto. Se mandi a vaffa il mister dopo una sostituzione, puoi mettere la mano davanti alla bocca ma non è che la comunicazione ci perda, anzi. Le gesta, le movenze e il contesto spiegano più di mille parole. Ci mancavano proprio i live a partita in corso e questa potrebbe essere una scoperta sensazionale.
Il rigore sbagliato di Ibrahimovic
Milan – Verona 8 novembre, finale 2-2. Ibrahimovic sbaglia il rigore. Clamoroso a San Siro. Sul 2-1 per gli scaligeri il bomber rossonero ha l’occasione di pareggiare i conti a 20’ dalla fine. Insomma, ci sarebbe tutto il tempo per rimontare e mettere la freccia del sorpasso. Calcio di rigore. Ibra sulla palla. Il portiere degli ospiti gli dice qualcosa: “l’ultimo l’hai sbagliato, l’ultimo (rigore) hai aperto il piatto”. Hai aperto, come il rubinetto del lavandino e nel gergo calcistico significa che hai fatto uscire tutto, tutta l’acqua riprendendo la metafora. Cioè, il carneade Silvestri gli fa notare che sarà bravo fin che vuole ma dal dischetto è un pippone. Ecco, noi ci aspetteremmo che uno come Ibra sa benissimo di non essere un pippone e una critica del genere dovrebbe scrollarsela di dosso come rugiada sul cappotto in una serata qualunque di novembre.
E invece no. Silvestri, il portierone di cui sopra, ci va giù pesante: va nel personale. Sì perché intuisce che il bomber rossonero abbia un limite. Sente che la statua umana svedese nasconde un segreto. Quel segreto è che nel dna ha sangue tutt’altro che nordico. E’ serbo, come il cognome che porta. Ecco perché diventa caliente, arrossisce quando qualcuno gli fa notare un difetto. Eh no, nessuno applaude, anzi ti sbeffeggia su un tuo difetto caro imperatore. Il risultato è che Zlatan, re Ibra, spara alto in curva e Silvestri quasi incredulo gioisce per il gioco psicologico. Non ha parato nulla, ma le parole sono valse più di un colpo di reni.
E a noi cosa cambia?
Accade l’interattività ineluttabile. Avviene cioè che siamo partecipi dello scambio di colpi e contraccolpi psicologici tra super professionisti del calcio. E’ come tornare al campetto dell’oratorio, ma con i migliori della classe. Merito del Covid che ha costretto partite a stadi chiusi. L’assenza di pubblico ci permette di udire chiaramente quanto avviene in campo tra indicazioni degli allenatori e sfottò tra giocatori. Chissà a proposito cosa sarebbe potuta essere la finale di Coppa del Mondo tra Italia e Francia del 2006. Oltre al gesto della capocciata tra Zidane e Materazzi, trasmesso lo ricordiamo sul megaschermo dello stadio di Berlino e costato il rosso al francese, avremmo anche potuto sentire quanto detto da Materazzi. La storia dirà che il difensore italiano abbia offeso la madre o la sorella dell’avversario, ma poco importa, senza sonoro rimarrà per sempre solo il visivo. Fosse successo ai giorni nostri sarebbe roba da querela.
Come evolveranno i videogame calcistici, quindi?
Il futuro: e adesso, dopo 20 edizioni di Pro Evolution Soccer e oltre 40 offerte dalla EAsport con Fifa e similari, l’evoluzione della specie prevede senza dubbio il sonoro. Le voci dei giocatori prima nei videogame e poi probabilmente in televisione. Con buona pace dei telecronisti, qualora il mestiere dovesse sopravvivere, pronti a prendersi il ruolo ci scommettiamo di semplici mediatori tra una battuta e l’altra proveniente dal campo. Sarà un po’ come sentire Pardo strozzarsi in bocca l’annuncio di un gol per dire questo: “Zitti zitti, avete sentito cosa ha detto? Risentiamolo…” In futuro, i gol varranno meno della comunicazione verbale.