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Ai giovani manca il lockdown (no, non sono impazziti)

26 Maggio 2022
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Forse non è stato tutto da buttare. I giovani ci stanno ripensando, soprattutto gli Zers (i ragazzi della Gen Z): il lockdown manca. No, ovviamente nessuno ha nostalgia della chiusura forzata, di un virus incontrollabile e delle persone care che piano piano si spengono; per fortuna quello è passato. I giovani hanno nostalgia di un periodo in cui avevano tempo per sé stessi, dove non si sentivano inseguiti dai doveri e dove il mondo sembrava essersi fermato. 

Il magazine The Face ha raccolto le testimonianze dei ragazzi che hanno approfittato della pandemia per ritrovarsi, e non sono pochi. “Abbiamo intervistato oltre 300 persone di età compresa tra i 14  e i 23 anni, per capire che impatto avesse avuto su di loro la pandemia. Dal coming out all’interesse per la salute mentale, passando per nuovi hobby o un nuovo partner: per alcuni non è andata affatto male”. Il 66% di loro ha quindi confermato l’imprevedibile: il lockdown manca. 

La salute mentale

Sempre secondo The Face, parte di quella che è stata ribattezzata la “Covid Generation”, ha in realtà beneficiato degli effetti dell’isolamento per migliorare la propria salute mentale. Se da un lato gli studi hanno evidenziato che durante la pandemia molte persone si sono ritrovate a fare i conti con ansia acuta e depressione; dall’altro, una fetta di popolazione ha colto l’occasione per raccogliere i pezzi e rimettersi in piedi, tanto che le sessioni di terapia online hanno visto un’impennata (sia in termini assoluti che percentuali). 

Secondo il blog di Priory (una piattaforma che offre sedute psicologiche) non c’è stato momento migliore per iniziare a parlare di salute mentale: “Isolamento e distanziamento hanno avuto un impatto sulla nostra salute – si legge sul sito – ecco perché, ora più che mai, essere in grado di accedere alla terapia online è così importante”. Il filtro del computer ha aiutato le persone generalmente scettiche a intraprendere la via della cura; tanto che per molti esperti le sessioni al computer sono destinate a restare (proprio come lo smart working). 

“Ho fatto coming out”

“Prima del primo lockdown, nel 2020, stavo attraversando una grave crisi di genere – ha affermato Freya, 18 anni – La pandemia, in un modo strano e contorto, era proprio ciò di cui avevo bisogno. Potevo vestirmi esattamente come volevo e sperimentare tutto il mio essere nell’intimità di casa”. Per molti ragazzi la chiusura forzata è stata il momento ideale per esplorare la sessualità e l’identità di genere; anche perché per la Gen Z il lockdown è capitato nel pieno dell’adolescenza, in un periodo in cui si entra in conflitto con il mondo e con sé stessi. 

“Ho fatto coming out come persona non-binary e ora mi sento me stesso”, ha invece detto Denise, 22 anni. Infine, Lucy, 14 anni, ha ritrovato il rapporto con i propri genitori: “La cosa migliore che ho avuto dal lockdown è stato il rapporto con mia madre. – spiega – Prima non parlavamo mai e ora è come avere un’amica”. Durante la pandemia Lucy è anche riuscita a incontrare sua nonna per la prima volta: “Non avevo mai avuto l’occasione di conoscerla davvero, perché abbiamo sempre vissuto in paesi diversi – conclude – ma oggi, finalmente, la mia famiglia è più unita che mai”. 

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