Perché continuiamo a fare le cene di Natale?
Siamo vicini al grande pranzo natalizio ma arriviamo da due settimane cariche di cene e aperitivi per scambiarci gli auguri. L’indiano con le amiche, il sushi con i colleghi e la colazione con il cugino che non vedi da 10 anni, ma che hai casualmente incontrato in centro proprio sotto le feste e: «Allora ci si vede prima di Natale».
Come nasce questa tendenza che porta a riempirci le giornate e le serate nonostante sia il periodo più frenetico dell’anno? Tra gioia, stanchezza, risate e calici di vino, le cene di Natale ci invadono e a volte intasano l’agenda, ma allora perché continuano a farle?
Le cene cosmopolite anche a Natale
Oggi abbiamo una scelta gastronomica illimitata. Sono in Italia e mangio indiano, eritreo, o giapponese, mi trovo a Roma e organizzo una cena toscana, bolognese o milanese. Questa disponibilità ha moltiplicato le opzioni di scelta contribuendo ad aumentare esponenzialmente le nostre uscite serali. Posso mangiare pizza cinque volte di fila, forse no, ma se si apre un ventaglio di proposte culinarie allettanti è difficile rinunciarvi.
Il sushi con le amiche, lo zighini con i colleghi, la paella con gli zii. Il cibo ha la capacità di trasportarci in luoghi diversi, così l’esperienza diventa anche scoperta e acquista ancor più qualità e valore. Ogni pietanza identifica una parte di un sistema culturale in cui le persone vogliono sentirsi coinvolte, avvolte dall’atmosfera natalizia e dal senso di unione e vicinanza che ci pervade.
In un mondo sempre più interconnesso si avverte il bisogno di sentirsi parte di un sistema più grande e inclusivo.
La tavola contemporanea
Sempre di più le nostre cene sono una contaminazione di gusti, tendenze, cultura, tradizioni e bisogni. Dal vegano al vegetariano, chi non mangia pesce e chi è allergico ai crostacei, chi consuma solo carne halal e per ultimi, ma non meno importanti, gli ormai noti intolleranti al lattosio, non averne almeno uno in famiglia è l’eccezione che conferma la regola.
Il cibo non solo unisce ma crea conoscenza. Saper apprezzare pietanze diverse e stili differenti è un modo per imparare a relazionarsi con ciò che non ci rispecchia.
Immaginando mia nonna alle prese con la Ribeye Steak mi è venuto spontaneo l’hashtag #dafarassaggiareallanonna che rappresenta tutte quelle pietanze lontane dalla tradizione, ma che potrebbero diventare una leva di avvicinamento, superamento dei pregiudizi e comprensione reciproca.
Perché continuano a farle?
Le cene di Natale non sono solamente un’occasione di convivialità o la nota leggera nel mese più caotico dell’anno. Sono un modo per tirare le fila e guardare con gli occhi e con il cuore tutte le relazioni che si è stati in grado di costruire, tutte le incomprensioni superate e gli sforzi fatti per riuscire a stare insieme e a creare gruppo nonostante le difficoltà.
Sono la somma del lavoro umano e relazionale che compiamo ogni giorno, il risultati dei sorrisi scambiati e del supporto offerto. Le cene hanno la capacità di ripagarci degli sforzi, di darci un feedback e la percezione di ciò che stiamo costruendo come persone. Fanno sentire parte di un progetto, di un team di lavoro, di un’azienda, di un gruppo, di una famiglia.
Per tutti questi motivi le cene natalizie anche se ci bloccano le agende, se ci fanno correre da un posto all’altro, se ci fanno mangiare il triplo ancor prima di Natale, per non parlare del numero di calici di vino alzati, continuano a essere uno dei più bei momenti di questo periodo ed ecco perché nonostante tutto continuiamo a non poterne fare a meno.