È bastata questa visione per un moto nichilista. Ma chi sono questi consimili patofobici con indosso le mordacchie chirurgiche? Perché non se ne vanno e ci rimandano gli spavaldi cinghiali che esplorano le vie dello shopping?
Un video uno tra milioni che abbiamo visto o dovuto sopportare in questi 56 giorni, dona un senso profondo a chi vive la sfiducia verso il genere umano. In verità è uno spettacolo bellissimo, per il quale è naturale provare piacere: sono scene urbane di quarantena che mostrano gli animali selvatici che si riprendono le città, i paesi, le terre coltivate.
Un disastro, per molti motivi: la relazione con l’uomo per il selvatico non è mai positiva anche se si tratta soltanto di avere a che fare con la sua presenza depotenziata. Il fatto è che chi ha avuto la fortuna di vedere e riprendere queste scene sa che probabilmente non gli capiterà più questa occasione.
Quelli che la fortuna non l’hanno avuta, ora in tutto il mondo tornano al lavoro e di selvatico dentro di loro rimarrà meno di quel poco che già c’era.
La sensazione è: che peccato, che invidia. Il branco dei cervi che se ne fotte e pascola sotto il monumento a qualche umano. Il lupo solitario che se ne va annusante e vigile sul ciglio della strada. Il cinghiale che passeggia in centro là dove c’era lo struscio.
L’antropocentrismo (la presunta superiorità dell’uomo sulle altre specie) durante questo periodo ha avuto la meglio solo nelle compulsive relazioni via zoom, o teams, o skype. Fuori ha fatto immaginare un mondo senza rompicoglioni.
Con la scusa razionalizzata che bisogna tornare a lavorare in realtà compiamo un gesto da animale predatore. Ci vogliamo riappropriare del territorio, e se si potesse pisceremmo come i cani contro gli alberi.
Siamo in un fluire kafkiano di ordinanze, leggi e decreti, nei quali l’io civile domina e prepondera incontrastato (ma che bel popolo educato! che responsabilità, questi italiani). Spostiamo la fame del branco sul territorio della chaise longue.
(le chaise longue al Parco di Porta Nuova nel primo giorno post Covid-19)
A Milano, nella gentrificatissima zona Isola, l’angolo New Age dei giardini di Porta Nuova è preso d’assalto dai radicali Alpha. Tutte occupate le sdraio ergonomiche in legno messe in cerchio affinché tutti possano ammirare la cellulite altrui e consolarsi.
I cani, che da giorni scalpitavano sperando in qualche rissa urbana per la conquista di femmine in calore, sono usciti e mentre i padroni, diligentemente discutevano di crocchette allergizzanti, hanno riportato la natura all’unica forma di sottomissione per lei accettabile: la marcatura a zampa tesa, la sostenibile ringhiata del capobranco, la corsa forsennata verso quei punti invisibili di Ruggeriana memoria.
I bambini, già nevrotizzati dalla quarantena, hanno fatto qualcosa di simile, ma con molta più spocchia umana. E hanno assaporato la libertà sotto gli sguardi adoranti di mamme e papà dal ghigno ebete, tipico di chi sa di essere tra i pochi eletti ad aver messo al mondo un figlio genio.
È bastata questa visione per un moto nichilista. Ma chi sono questi simili patofobici con indosso le mordacchie chirurgiche? Perché non se ne vanno e ci rimandano gli spavaldi cinghiali che esplorano le vie dello shopping? I lupi solitari e curiosi che sgommano per le strade cittadine? Le volpi, furbe come volpi, che in città si muovono circospette tra i semafori? Nessuno immaginava che bastasse così poco per permettere alla biologia di riprendersi le nostre devastate e devastanti aree antropizzate.
Questo potrebbe consolarci durante un attacco acuto di misantropia? Purtroppo no. Perché anche questa volta l’uomo non capirà la lezione. Che il virus era lì per lui, mica per il pipistrello o il pangolino, che del Covid-19 se ne strasbattono.
Questa è una lezione che non dovevamo imparare in una diretta o grazie a un webinar. E per fortuna nostra non ce ne sarà più l’occasione, perché una pandemia non si improvvisa, ci vuole molto impegno e molto per fare incazzare di brutto la natura.
Arriveranno così altre lezioni “naturali” e come sempre, non le capiremo. E nell’ignoranza delegheremo la nostra coscienza a qualche adolescente nordica con le treccine e gli occhi disegnati da Yoshitomo Nara. O a qualche apparato burocratico che pretende di regolare perfino i rapporti sessuali tra adulti consenzienti.
LEGGI ANCHE:
I cani sono meglio delle persone, almeno in quanto a chimica. Sono i nostri pusher di ossitocina
Tradimenti estivi: tutta colpa del sole e della sua azione sull’organismo
Ostentare l’amore su Facebook: il troppo (social) stroppia (la realtà)