A che punto siamo con le cure mediche virtuali? Pensiamo al metaverso e a come sta entrando nelle nostre vite. Sembra ancora un mondo nebuloso dove fantascienza e tecnologia convivono. Per il momento attrae la sfera del gaming e dell’intrattenimento; i brand di alta moda investono addirittura cifre da capogiro pur di sponsorizzare i propri prodotti luxury nel virtual world; ma cosa succederebbe se tutte queste nuove tecnologie venissero impiegate nel campo della salute?
In realtà (sorpresa) il settore sanitario sta già utilizzando gli strumenti chiave che andranno a comporre il metaverso; si tratta di: realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR), realtà mista (MR) e intelligenza artificiale (AI).
La previsione è che, a mano a mano che queste tecnologie verranno sviluppate, l’industria medica continuerà a farne un uso sempre maggiore. Ma come funzionano esattamente?
L’uso della realtà virtuale e aumentata nella medicina
Per il momento non si tratta di cure mediche, quanto più di training e sperimentazione. Le scuole di medicina, ad esempio, utilizzano la realtà virtuale per la formazione chirurgica. Una di queste scuole è l’UConn Health, il centro medico dell’Università del Connecticut, che sfrutta la tecnologia per formare gli studenti di chirurgia ortopedica, consentendo loro di eseguire simulazioni di interventi virtuali in 3D. Gli studenti imparano come posizionare i chiodi nelle ossa rotte, e i professori restituiscono feedback correggendo gli errori da remoto.
Non solo, gli aspetti positivi della collaborazione tra tecnologia e campo medico si vedono anche nel mondo pratico. Meta Platforms, precedentemente nota come Facebook, ha acquisito nel 2014 la società di realtà virtuale Oculus. Dall’acquisizione, Meta ha collaborato con l’OMS per progettare un’app mobile MR, con l’obiettivo di formare gli operatori sanitari di tutto il mondo sulgli sviluppi del Covid-19. E per la cura della persona sta succedendo qualcosa? Ovviamente la risposta è sì.
I benefici sulla psiche delle cure mediche virtuali
Le cure virtuali stanno già mostrando i primi risultati positivi. Nell’ambito della psiche i medici utilizzano la VR per curare i pazienti che soffrono di disturbo da stress post traumatico (PTSD). Spesso sono veterani americani rientrati dalla guerra in Iraq e Afghanistan che hanno difficoltà a rispondere alla cure tradizionali, per questo motivo si affidano a una nuova terapia, chiamata “Bravemind”. Grazie all’aiuto della realtà virtuale i pazienti riescono a rivivere le memorie di guerra più facilmente: esplosioni, vibrazioni, odori etc. Gli esperti si occupano poi di guidarli attraverso i ricordi negativi, permettendo alla mente di elaborare e superare il trauma.
Ci sono anche aspetti negativi nelle cure VR? Secondo HealthManagement.org, le relazioni interpersonali tra medici e pazienti sono un aspetto fondamentale dell’assistenza sanitaria. I medici ascoltano e visitano in prima persona i pazienti, cercando di capire al meglio i sintomi, toccando e dialogando con chi hanno di fronte. Il metaverso andrebbe invece a tagliare tutto questo aspetto di relazione one-to-one, semplificandola tramite la trasmissione telematica di dati. A questo aspetto si aggiunge poi il rischio degli attacchi informatici, come tutte le piattaforme digitali, rischio che le aziende leader della realtà virtuale non possono dimenticare.
Quindi, finiremo per curarci nel metaverso? La risposta è un po’ più complessa, sicuramente non tutti gli ambiti della medicina troveranno una corrispondenza nell’universo digitale, ma l’unione tra mondo reale e virtuale è già iniziata. E La buona notizia è che sembra stia andando bene.