La pandemia è l’opportunità giusta per il business etico. Il caso Lucille’s 1913
Uno chef di Houston ha reinventato il proprio business durante il primo lockdown. E oggi è un leader nella distribuzione di cibo ai più fragili.
Houston abbiamo un problema. Anche no in questo caso. C’è chi non solo sopravvive, ma riesce a trovare il lato positivo che incrementa il giro d’affari. In un’epoca in cui le misure imposte per combattere la pandemia hanno determinato un po’ ovunque una pesante crisi economica, specialmente nel settore della ristorazione, dal Texas arriva una storia che va in controtendenza. Lo chef Chris Williams ha contribuito con il suo ristorante a servire 200 mila pasti agli abitanti più vulnerabili di Houston, proprio durante la crisi da coronavirus.
Inoltre, nel bel mezzo delle tempeste invernali che hanno paralizzato il Texas, ha consegnato 4.000 pasti, 2.000 litri di acqua in bottiglia e 1.000 kit di dispositivi di protezione individuale ai residenti della contea di Fort Bend. Così come ha consegnato 1.500 pasti ai residenti di Cuney Homes, un complesso di case popolari nel Terzo Rione.
Lucille’s 1913, ispirato al nome della nonna
Tutto questo è stato possibile grazie alla creazione di un’associazione no profit che prende il nome della nonna, Lucille’s 1913. Ad animare lo chef non è stata una grande esperienza in fatto di raccolte alimentari o di donazioni benefiche, ma gli insegnamenti umani tramandati dalla nonna.
La donna è considerata una innovatrice per i suoi tempi, avendo inventato la prima miscela di biscotti preconfezionata venduta commercialmente. Un’idea che le è valsa il titolo di prima imprenditrice afroamericana del Texas, nel 1913. Una donna cha non ha mai tradito le sue origini e ha sempre creduto nella forza della comunità. Diceva sempre: “investi nella comunità e loro ricambieranno”.
Dal lockdown un’opportunità di business etico
Tornando al nipote, Chris, tutto è cominciato quando le autorità hanno imposto la chiusura dei ristoranti. Il suo, Lucille, era attivo dal 2012 quando lo chef e suo fratello vollero rendere omaggio alla tradizione culinaria che la loro nonna aveva tramandato loro. Negli anni si sono specializzati nella cucina del Sud degli Stati Uniti, con un occhio al fusion e ai sapori internazionali.
Di fronte alle restrizioni imposte dalla pandemia lo chef non se l’è sentita di licenziare il personale e ha deciso di rispolverare ancora una volta il motto di nonna Lucille. Durante i primi 15 giorni di lockdown, Williams e il suo staff hanno servito più di 3.000 pasti a personale medico e paramedico impegnato nella lotta alla pandemia, specialmente quelli del turno notturno. Tutta gente che per mangiare era costretta a rivolgersi ai fast food. Chris ha proposto per loro costolette brasate su purè di patate e verdure arrosto.
L’unione di Lucille’s 1913 con altre associazioni
Di lì all’aiuto agli anziani il passo è stato breve. Perché Lucille’s 1913 hanno presto aderito in molte associazioni che si propongono di aiutare i più fragili. Ma non basta, perché all’organizzazione si è unito anche un esperto in catering che aveva da poco perso il lavoro. In brevissimo tempo l’unione delle forze e delle competenze ha permesso di servire ben 5mila pasti al giorno. Freschi di cucina e preparati con ingredienti di qualità. Mica gli avanzi.
Il collettivo consapevole attorno a Lucille’s 1913
Insomma, dalla necessità di sopravvivenza è nato un vero e proprio programma di distribuzione di cibo ai più vulnerabili gestito da chef. E ora si è passati anche alla gestione di una fattoria che può dare lavoro a una buona fetta di popolazione e che fornirà parte delle materie prime cucinate da Williams.
L’idea è quella di trasformare Lucille’s 1913 in un “collettivo consapevole” che si basi sulla sostenibilità e sulla creazione di posti di lavoro etici. Gli affari vano talmente bene che Williams ha deciso di ampliare il proprio gruppo di ristoranti, aprendo anche in Canada e in Nuova Scozia.
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