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Perché i cocktail vanno così di moda? L’irresistibile fascino della mixology

8 Dicembre 2017
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Una ricerca di Cellar Trends dice che quasi 9 giovani consumatori su 10 (vale a dire l’88%) bevono cocktail quando escono la sera. Forse  l’1% che non beve… deve fare l’autista. Quel che è certo, stando alla ricerca, è che i cocktail piacciono sempre di più a scapito di vino e birra. Benvenuti nel colorato mondo della mixology!

 

I cocktail sono sempre più diffusi. I cocktail, pare, semplicemente ti rendono più sexy. Di conseguenza è tutto un cercare il bar migliore dove bere, il barman da farsi amico per avere le dritte sui cocktail più giusti del momento, l’etichetta che ci faccia fare più bella figura e quella che davvero ci piace e che vogliamo avere a casa.

Complice la diffusione della mixology culture a tutte le latitudini – anche in Asia e Medio Oriente – ecco che nascono nuovi abbinamenti, ma anche vere e proprie tendenze.

Durante l’ultima edizione di Diageo Reserve World Class che si è svolta in Messico e che è stata vinta da una donna (perché le donne dietro al bancone, sì, sono tostissime) sono emerse 4 tendenze del futuro della mixology. E c’è da crederci visto che Diageo è il gruppo che detiene il maggior numero di spirit al mondo… pensate a 10 etichette di superalcolici: bene, almeno 5 o 6 sono sue.

La cosa interessante è che le tendenze da bancone non si distaccano poi così tanto dalle tendenze della società, che si tratti di cucina, di moda, beauty, stili di vita…

Eccole.

Cocktail sostenibili: l’ambiente è uno dei temi più cari ai Millennial e ai migliori bartender del mondo. Chi di noi non pagherebbe un po’ di più pur di bere nel rispetto dell’ambiente e dei criteri di responsabilità sociale? Se ci impegniamo a non inquinare il Pianeta con detersivi naturali e marchi di moda green, perché non dovremmo farlo anche con i super alcolici?

Signature Serve: se dite Bellini pensate all’Harry’s Bar di Venezia? Ecco cosa si intende con Signature Serve, il cocktail di casa. Oggi le persone sono disposte a spendere fino al 5% in più per esperienze di lusso. Quindi, obiettivo 2018: organizzare viaggi nelle varie città del mondo per bere il cocktail giusto nel posto giusto. Dal mojito alla bodeguita del medio a l’Avana al Singapore Sling al Raffles Hotel di Singapore.

Culinary Cocktails: questo trend della mixology, che ha già mosso i primi passi in alcuni top bar del mondo – anche se a volte con risultati discutibili -, è quello più difficile da importare in Italia. Ecco perché: che ne dite di un Manhattan con foie gras e caramello salato? E di un Kobe Old Fashioned, preparato con il grasso della carne? E di un Pizza Margherita fatto con gin infuso con i cornicioni della pizza, la salsa di pomodoro cucinata con l’aglio, il basilico, l’origano, e una calda spuma di burrata.

Cocktail a casa: nella mixology culture diventa sempre più comune l’idea di bere un cocktail a casa in occasioni speciali. O forse dovremmo dire che torna più comune, perché un tempo era cosa normalissima. L’importante è farlo occasionalmente, appunto, e bene, cioè con prodotti di qualità (la benzina lasciatela al supermercato che vi regala solo mal di testa e di stomaco).

Siamo noi Millennial i più curiosi di mixology, siamo noi che vogliamo imparare a preparare un Old Fashioned o Mint Julep. Certo è più facile stappare una bottiglia di vino, ma la ritualità è tutta un’altra storia.

 

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