Il “Sindaco della Notte” è la proposta più millennial della politica italiana

2 Ottobre 2021
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Domenica 3 e lunedì 4 ottobre si vota alle elezioni amministrative, con eventuali ballottaggi due settimane dopo. 1.342 i Comuni coinvolti, 21 i capoluoghi tra Regioni e Province. Il teatrino della politica italiana come sempre sta dando il meglio di sé.

Come sempre quando le elezioni di avvicinano, non mancano tra i rivali politici quelli che nel pugilato si chiamano colpi sotto la cintura. Ogni pretesto per blastare gli avversari torna sempre utile: i festini di Luca Morisi, la condanna di Mimmo Lucano, i cinghiali che attraversano le strade di Roma (in maniera molto disciplinata, va specificato), i novax, gli esposti del Codacons, i Ferragnez.

I programmi? Le prospettive? Magari la prossima volta. Non resta che buttarsi sui cosiddetti aspetti di colore o le semplici curiosità, se poi meno della metà degli aventi diritto andrà a votare non ci si dovrà stupire più di tanto.

 

Cosa fa il Sindaco della Notte e l’economia dell’intrattenimento

Tra le poche curiosità da lodare emerse in questa campagna elettorale, spicca la proposta in diversi Comuni di istituzionalizzare una figura che in tante metropoli europee è già una realtà: il Sindaco della Notte. A Milano, ad esempio, è uno dei fiori all’occhiello del programma elettorale della lista La Milano Radicale per Sala: tutto è ben dettagliato sul sito ufficiale.

Senza scendere troppo nello specifico, con il Sindaco della Notte si pensa di istituire una figura che coordini le attività e le figure di riferimento “dell’economia dell’intrattenimento per lo sviluppo sostenibile della vita notturna, che contempli tra l’altro la lotta alle discriminazioni, garantendo coesione sociali e convivenza civile”.

 

Al bando le facili ironie

Al netto delle considerazioni sull’inevitabile retorica politica, che ormai non può più prescindere dal politicamente corretto e da keyword quali inclusione, parità di genere e sostenibilità, resta da sgombrare il campo dalle facili ironie che la proposta del Sindaco della Notte ha scatenato anche e soprattutto tra i millennial.

In Italia l’intrattenimento serale e notturno è considerato meno di zero, quando si allude a questo settore ancora si sprecano pregiudizi e definizioni obsolete quali movida, malamovida, popolo della notte, stragi del sabato sera. Inutile stupirsi, pertanto, se in Italia le discoteche sono di fatto chiuse da febbraio dello scorso anno, la cosiddetta attività da ballo è ancora vietata e soltanto in questi giorni Cts e l’Esecutivo stanno pensando di prendere in considerazione il settore.

 

Il Sindaco della Notte all’estero: da Amsterdam a Berlino

Il Sindaco della Notte non è un’invenzione estemporanea di una notte di mezza estate: è una figura che all’estero esiste ed è esistita. Amsterdam è stata la prima città a dotarsene nel 2012, seguita subito da altre realtà olandesi; poi sarebbero arrivate Londra, Zurigo, Berlino, Parigi; a Berlino si è andati molto oltre, grazie alla creazione della Club Commission: interlocutori in grado di interfacciarsi con più alti livelli istituzionali, grazie a competenza e rispetto.

Burocrati nell’accezione nobile del termine, non passacarte o poltronati da accontentare con una carica fine a sé stessa, bensì professionisti in grado di agire in modo da contemperare le esigenze di un locale e del vicinato, per ricorrere al più banale degli esempi.

Se si pensa ad un Sindaco della Notte come a qualcuno che vada in giro con il favore delle tenebre con coccarda tricolore a fare il giro dei bar e delle discoteche con tanto di calice sistematicamente alzato, i casi sono tre: o si è in malafede, o si vuole scherzare o non si ha alcuna conoscenza di un comparto che genera posti di lavoro, indotto e tanto altro.

 

Perché il Sindaco della Notte è un’opportunità

La candidatura del Sindaco della Notte arriva in un momento quanto mai opportuno. Le discoteche italiane non potranno restare chiuse ancora a lungo: questo fine settimana riapre il mitico Berghain di Berlino, da venerdì 8 ottobre anche a Ibiza cadranno molte restrizioni.

Tra i requisiti imprescindibili per riaprire le discoteche, non potranno mancare un attestato di avvenuta doppia vaccinazione o di completa guarigione dal Covid, la misurazione della temperatura corporea all’ingresso, mascherine sempre indosso a coprire bocca e naso, nessun drink consumato in pista, capienze contingentate.

Il tampone in quanto tale potrebbe non bastare. A Berlino, ad esempio, non basterà. Sarà possibile tutto questo? Gli addetti ai lavori sapranno cogliere questa opportunità o continueranno a dividersi su tutto, passando le giornate a condividere video e immagini sui social con la stessa scarsa fantasia e con la stessa autoreferenzialità con le quali erano soliti promuovere le loro serate, quando l’unica cosa che sembrava importare sul serio era mettere una netta distinzione tra chi propopeva musica techno, EDM o reggaeton?

Più in generale gli italiani continueranno a dividersi tra furbi e fessi, come scriveva Giuseppe Prezzolini giusto un secolo addietro? Serviranno mai come questa volta buon senso e rispetto delle regole. Serviranno – perché no? – i Sindaci della Notte. Saranno i millennial a dar loro fiducia nel segreto della cabina elettorale? O si dovrà sempre di più andare all’estero per divertirsi sul serio?

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