Le discoteche riapriranno e torneremo a ballare

15 Aprile 2021
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In Italia le discoteche sono chiuse da fine febbraio 2020, a parte una breve parentesi estiva che ha scatenato tuoni, fulmini e saette dai vari benpensanti del web, con in prima linea gli influencer Scanzi e Lucarelli desiderosi di trovare, come tanti altri, un facile capro espiatorio per le successive ondate pandemiche, che si sono verificate settimane e settimane dopo la chiusura dei club.

Possibile la loro sia stata una strategia tesa a far dimenticare le esternazioni pre-pandemia, quando parlavano di semplici influenze e invitavano – insieme ai Sindaci Sala e Gori e al Governatore Zingaretti – a non fermarsi mai, magari facendosi un aperitivo o un involtino primavera in allegria. La buona fede si presume sempre, concediamola anche agli algoritmi che suggeriscono di volta in volta queste prese di posizione. Anche perché quanto vorremmo avessero avuto ragione a febbraio dello scorso anno…

Nel frattempo le discoteche non hanno più riaperto, anche perché insieme agli stadi e alle arene da concerti sono i luoghi dove gli assembramenti sono fisiologici per definizione. Sino a quando non si sarà raggiunta l’immunità di gregge impensabile tornare a scatenarsi sulle dancefloor come se niente fosse. A meno di vivere in una realtà virtuale o essere in malafede. Anche il più scalcinato dei complottisti arranca in materia, ancor più in difficoltà di quando debba districarsi tra congiuntivi e consecutio temporum.

All’estero qualcosa si muove per le discoteche 

Guardare al futuro con fiducia? Si può e si deve. In alcune nazioni i festival e i club hanno riaperto: in Australia, India e Messico, per esempio. Con tutte le cautele del caso anche in Florida qualcosa si è mosso; e se a fine maggio l’Electric Days Carnival andrà davvero in scena, si potrà dire finalmente che il peggio sia alle spalle. Ovviamente ci si riferisce soltanto a location all’aperto, dove il clima collima con la primavera avanzata se non già l’estate: evidentemente all’emisfero equatoriale piace la musica elettronica.

Sempre per fare riferimento all’estero, in Gran Bretagna le discoteche potrebbero riaprire entro fine giugno, quando si entrerà nella cosiddetta quarta fase, come programmato dal Governo Britannico: resta inteso che le precedenti tre dovranno funzionare con la stessa precisione chirurgica che ogni giorno accompagna il cambio della guardia a Buckingham Palace.

Le discoteche di Ibiza e i festival elettronici estivi

A Londra Fabric e Ministry of Sound prevedono le loro riaperture entro fine giugno, annunci da interpretarsi per fortuna non soltanto come un wishful thinking. Ad Ibiza per ora si parla soltanto di party di chiusura (Amnesia, metà ottobre), ma tutto tace in merito alle riaperture, così come International Music Summit (sempre a Ibiza) e Sónar (Barcellona) hanno già dato appuntamento all’anno prossimo, per quest’anno non se ne parla.

A fine agosto il calendario prevede in contemporanea tre tra i più grandi festival di musica elettronica, anzi tra i più grandi festival in assoluto: Tomorrowland, Creamfields e Mysteryland. Eventi da 200mila presenze a testa: se colossi di questo livello comunicano il loro regolare svolgimento, significa che le loro stime previsionali fanno credere che per fine estate si sarà sempre più vicini al ritorno ad una vita normale.

Anche in Italia si evince qualche segnale incoraggiante: il Decibel Open Air di Firenze (11 e 12 settembre) ha già annunciato da diverse settimane la sua line up, capitanata da Paul Kalkbrenner, Peggy Gou e Nina Kraviz.

Quale sarà il futuro delle discoteche dopo il covid?

Sempre restando in Italia, le discoteche all’aperto confidano di poter aprire entro questa estate: in maniera light all’inizio e intensificando programmazione e special guest se non a luglio, da agosto in avanti. Proprio in questi giorni il SILB (il Sindacato Italiano dei Locali da Ballo) sta presentando al Governo un protocollo per riaprire in sicurezza, tutelando lavoratori, imprenditori e consumatori, un testo redatto insieme ad altre associazioni di categoria, ovvero A-DJ, Club Festival Commission e SILS (Sindacato Italiano Lavoratori dello Spettacolo).

Senza addentrarsi nei particolari, è chiaro che la pandemia avrà un effetto negli usi e nei costumi di tutti noi paragonabili soltanto a quello dell’11 settembre su voli e aeroporti. Quanti obblighi sono subentrati dal 2001 tra gate e check in e quanto in fretta ci si è adattati? Lo stesso accadrà nell’intrattenimento: logico prevedere termoscanner agli ingressi delle discoteche, test rapidi, assembramenti limitati ai bar.

Senza eccedere nel prefigurare scenari a metà tra il futuristico e il distopico, sarebbe utile se teatri, cinema, arene da concerti e locali da ballo iniziassero a ragionare su sistemi di sanificazione e di ricambio d’aria, puntando magari su agevolazioni fiscali ed ecobonus. Indietro non si torna: anche per tornare a ballare, sudare in pista, pogare e abbracciarsi sarà necessario cambiare radicalmente le nostre abitudini. Sacrifici molto relativi, da affrontare con il sorriso sulle labbra, meglio ancora senza mascherine indosso.

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