2 giugno: i Millennial toglieranno il velo di ipocrisia sull’unità d’Italia?
D’Azeglio definiva i napoletani dei “vaiuolosi”, Bixio voleva mandare gli abitanti del sud Italia in Africa a lezione di civiltà, Luigi Carlo Farini addirittura definiva “caffoni” peggio dei beduini gli abitanti del Molise. Anvedi che padri della patria…
È il 2 giugno, Festa della Repubblica italiana. Ma c’è un discreto velo di ipocrisia nei discorsi pubblici di tutti, ragazzi. Lo avete notato?
I dati sulle elezioni 2019 separano, apparentemente, i Millennial dalle generazioni precedenti e quelle successive. Forse rispetto alla Generazione Z sono cresciuti con altri valori o con un pensiero critico diverso.
Certo è che, le stesse elezioni mostrano, come nelle scorse politiche, un’Italia divisa tra Nord e Sud alla faccia dell’unità. Non a caso il primo partito, fino a prova contraria, si chiama Lega Nord.
Dopotutto l’austriaco Metternich conosceva la situazione: –In Italia ci si detesta da provincia a provincia, da città a città, da famiglia a famiglia, da individuo a individuo-. Ma sempre lo stesso sapeva bene che in Italia si grida molto ma non ci si muove, can che abbaia non morde.
2 giugno: chi sono quelle persone che ci guardano severe da piazze e strade?
I Millennial a scuola non hanno però mai studiato l’unità dell’Italia, un paese che celebra con piazze e statue figure che disprezzavano il Sud con tutto loro stesse.
Ah che bravi Cavour, Garibaldi e D’Azeglio, hanno fatto l’Italia.
Ecco un po’ di frasi che nei libri di scuola letti dai Millennial non sono scritte:
Il caro Massimo D’Azeglio scrive: –La fusione coi Napoletani mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso-.
Tornano più volte nelle lettere dei protagosti dell’unità (casualmente tutti del nord) i paragoni con l’Africa, che aprono un altro capitolo di razzismo.
Nino Bixio: –Non basta uccidere il nemico, bisogna straziarlo, bruciarlo vivo a fuoco lento… è un paese che bisognerebbe distruggere o almeno spopolare e mandarli in Africa a farsi civili-.
Il piemontese Costantino Nigra a Napoli per conto di Cavour scriverà, giocando con il suo nome: –Sono Nigra, epperò mi avete mandato fra i negri. Meglio, molto meglio i negri dell’America del Sud-.
Ancora il deputato Vito De Bellis: –Qui stiamo in un paese di selvaggi e di beduini-.
Il ministro dell’interno Luigi Carlo Farini scrive a Cavour, riferenandosi al Molise e Terra del Lavoro: –Altro che Italia! Questa è Africa: i beduini, a confronto di questi caffoni, sono fior di virtù civile-.
La lista di offese vi assicuro continua… fino ai giorni nostri.
In America, negli stessi anni, c’è stata la guerra di secessione ed oggi la bandiera degli Stati Uniti viene appesa affianco a quella degli Stati Confederati d’America . Questo è un modo di onorare la memoria dei caduti e non di cancellarla.
Il 2 giugno sarebbe per chi ha lottato per la propria terra, o no?
Non sta a me dire se affianco alla bandiera italiana vada appesa quella del regno delle due Sicilie, della chiesa o una bandiera per i briganti che bandiera spesso non avevano.
Ma chi ha lottato per la propria terra andrebbe ricordato non cancellato tanto dalla storia quanto in vita da questo mondo.
Carlo Nievo fratello dello scrittore Ippolito invitava ad: -Abbruciare vivi tutti gli abitanti del Sud-.
Cesare Lombroso antropologo e criminologo effettuando misurazioni sui crani dei briganti uccisi allo scopo di dimostrare e di ottenere la prova scientifica sulla inferiorità genetica dei meridionali.
I nazisti hanno solo preso spunto.
La figura di Beppe Garibaldi è troppo complessa per essere inclusa in questo discorso, le sue motivazioni erano probabilmente pure e non c’era un vero razzismo.
Di certo ha scritto nelle sue memorie che si è pentito della spedizione dei mille e di aver consegnato il Sud ai Savoia. Almeno con il re il Sud mangiava secondo sua stessa ammissione.
Trovo ridicolo parlare di “arretratezza” ed incolpare i problemi economici di una parte d’Italia fatti accaduti oltre 150 anni fa. Ma riconoscere la nostra storia credo dia utile consapevolezza per affrontare l’attualità.
Due fatti però mi sembra giusto vadano riportati.
All’epoca due terzi dell’oro presente in Italia era nel regno del Sud. Oro che finanziò le fabbriche del Nord e la costosa guerra.
Cinque anni prima dell’Unità d’Italia, l’Esposizione Internazionale di Parigi premiò Il regno delle due Sicilia come terzo al mondo per sviluppo industriale, seconda solo a Francia e Inghilterra.
La questione meridionale è vastissima e le storie dei briganti partigiani tantissime.
Prendere atto della divisione invece di farci la supercazzola unitaria
Lascio agli storici scriverne adeguatamente. Di certo i Millennial meritano di riconoscere un’Italia divisa dalla sua nascita. In questo modo il nostro sarà un paese più consapevole. Un esempio? Perché la squadra Italiana gioca con una maglia azzurra? Perché è il colore dei Savoia e la maglia non è rossa come il sangue del genocidio perpetuato nei confronti del Sud a quei tempi.
“Oggi li chiameremmo partigiani. O terroristi. Lottavano per avere la possibilità di scegliere da chi essere comandati e come”
Recita Giordano Bruno Guerri nel libro “Il sangue del Sud”
2000 battute sono poche per delle storie lunghe anni e chilometri.
Per approfondire la figura dei briganti e del brigantaggio ci sono due ottimi film. “La banda Grossi”e “Li chiamarono… Briganti!” Il primo uscito quest’anno nelle sale e autofinanziatosi attraverso un crowdfunding.
Ha riscosso molto successo della critica, nonostante il poco budget è un gran bell’esempio di western all’italiana.
Il secondo, uno dei miei film preferiti, censurato quando uscì nelle sale: “Li chiamarono… briganti!” è disponibile gratuitamente su youtube:
Di musiche popolari che raccontano le gesta dei briganti e del Sud ne esistono a bizzeffe.
Vi lascio con “Brigante se more” canzone cantata da diversi autori. Di certo questo potrebbe essere a pieno titolo l’inno nazionale… almeno di una parte di nazione.
C’è un intero album a tema.
Ai cuori più forti consiglio in particolare l’ascolto del “Il sorriso di Michela”.
Parola agli esperti sulla questione meridionale, per avere una visione più ampia:
Voglio lasciare ai giovani Millennial partigiani, che credono in questo Paese, le parole del brigante Carmine Crocco, parole tutt’altro che comuniste:
“Molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana e astratta. È dire senza timore, È MIO, e sentire forte il possesso di qualcosa a cominciare dall’anima. È vivere di ciò che si ama”.
Libri sul tema:
Giordano Bruno Guerri – Il sangue del Sud
Carmine Crocco – Come divenni brigante
Guido Pescosolido – La questione meridionale in breve
Il buon Antonio Gramsci – La questione meridionale
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