Già da tempo In Islanda l’alcol era considerato lo sballo più cheap. Per non parlar delle sigarette, peraltro care a bestia. Ora è la cannabis che sembra essere considerata una droga da cialtroni. Ok, direte, avranno scoperto un lichene con degli alcaloidi. E invece no, sembra tutta farina del sacco del governo dell’Islanda.
I dati sull’uso di cannabis tra i giovani resi noti in questi giorni dipingono un paesaggio quasi ideale nel paese nordico, una rehab con i geyser, dove solo il 5% dei giovani tra i 14 e i 16 anni dichiara di avere bevuto alcol nel mese precedente. Allo stesso modo, solo il 3% afferma di aver fumato una sigaretta al giorno e il 7% di essersi fatto una canna almeno una volta negli ultimi 30 giorni.
Sul tema della droga, l’Islanda, non è sempre stato un paese “modello”…
Al contrario, verso la fine degli anni Novanta, è stato classificato come lo stato europeo con la più alta incidenza di alcol e tabacco tra gli adolescenti. Come ha fatto allora questo paese a mettere in riga la generazione dei millennial e, a seguire, tutti gli altri?
Tutto è iniziato con un piano lanciato nel 1998, con l’obiettivo di ridurre l’abuso di sostanze stupefacenti tra i giovani. Si trattava di un vero e proprio programma nazionale di recupero. L’Islanda diventò la San Patrignano dell’Atlantico. Il piano era così strutturato:
- Divieto di pubblicità per qualsiasi tipologia di tabacco;
- Divieto di pubblicità per tutte le bevande alcoliche;
- Divieto di vendita di sigarette ai minori di 18 anni;
- Divieto di vendita di alcol ai minori di 20 anni;
- Coprifuoco per i giovani compresi tra i 13 e 16 anni;
- Introduzione di attività extra scolastiche per aumentare le passioni e diminuire le trasgressioni
È così che oggi l’Islanda ha vinto sulla droga, registrando una vittoria contro le dipendenze da droga e alcol rispetto a un decennio fa. In compenso i giovani leggono Heidegger tutto il giorno e fanno 6-7 corsi di ceramica all’anno. Forse.