Di cosa vivremmo se non avessimo ogni giorno petizioni da firmare? Pare che in 80mila abbiano espresso il desiderio di radiare Feltri dall’ordine dei Giornalisti dopo le sue parole su Camilleri. Ha detto che gli dispiace che lo scrittore stia morendo ma che almeno si leva dai coglioni quel “terrone di Montalbano”. Niente di nuovo per chi legge i giornali.
Sicuramente tra gli 80mila ci saranno anche quelli pronti a schierarsi contro l’Albo in altri appelli, solitamente invocati da pensatori liberi che ne ricordano le origini fasciste, la Natura settaria e la peculiarità di fenomeno tipicamente italiano, sconosciuto altrove. Il M5S aveva fatto dell’abolizione dell’ordine uno dei suoi cavalli di battaglia.
Il fatto è che per scrivere su una testata registrata non serve appartenere a nessuna categoria professionale, quindi non serve essere iscritti all’albo.
L’Albo, di cui spesso si discute l’utilità, è più un simbolo di una categoria professionale in estinzione. Vauro e Ruotolo non vogliono stare nello stesso Albo in cui c’è Feltri, adducendo a un vago rimprovero morale per le parole del direttore di Libero.
Feltri ha la penna amara e il grilletto facile, fa titoli al tritolo e scrive con un linguaggio ironico, a volte palesemente arrogante. Le vignette di Vauro sono altrettanto spiacevoli ma non ricordo nessun appello contro di lui. Se non fosse per la polemica tra due visioni opposte di scrittura e stile non ci sarebbe niente di cui parlare.
Quello che sorprende sono 80mila persone che perdono tempo in una vicenda che non conta niente, convinte di dare un contributo al Progresso, al Bene. La gente compila la petizione per poterlo dire sui social, raccattare consensi di subordinati o magari attirare l’attenzione di chi sta appena più in alto. Tutto diventa uno specchio, tutto perde di senso. Pero oh, c’è la libertà di fare anche questo. Ognuno impieghi il suo tempo come meglio crede. C’è sessanta gradi in strada, se vi preoccupa Feltri nell’Albo che devo dirvi… firmate.
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