Che significa ciao? Quando pronunci questa parola significa che pratichi BDSM

18 Gennaio 2018
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Tu parli, ma non sai quel che dici. Molte espressioni ricorrenti vogliono dire cose che tu non sai di dire. Eppure le dici. Quindi, prima di parlare, studia! Ecco, per esempio… che significa ciao?

 

Visto che oramai il mio compito su questa rivista è quello di farvi dubitare delle cose più ovvie e scontate, come ad esempio mettere in discussione Gandhi o non guardare porno, ho deciso di mettervi in crisi partendo dalle basi. Siete sicuri di sapere che significa ciao, e quindi di voler pronunciare questa parola?

 

La parola “ciao” è bellissima, musicale, chiara, non stanca, ciao ciao ciao ciao ciao ciao, popolare in gran parte del mondo. Lungi da me, quindi, avercela con lei.

Ultimamente ho sentito sempre di più quest’espressione intrufolarsi in contesti formali, modo già scorretto di utilizzarla, se vogliamo. Io però ho una vera e propria fobia nei suoi riguardi.

Come molti di voi sapranno il termine ciao, deriva da schiavo, s-ciao per i veneti che l’hanno esportata nel mondo. Letteralmente significa “schiavo tuo”, a tua disposizione, e dovrebbe essere utilizzata per persone di pari grado, o a massimo nel BDSM.

La mia domanda è questa, volete davvero salutare le persone dicendo “sono tuo schiavo, a disposizione!”. Io no, o meglio, posso permettermi di farlo con un paio di persone al massimo, di tutti gli altri non sono assolutamente schiavo. Al tempo stesso se mi dicono “ciao” io penso: “cavoli tuoi, ma non aspettarti che ti imbusti nel lattice e poi ti porti a spasso col guinzaglio”.

Bene, ora che non sapete più come salutare chi incontrate, passiamo alle presentazioni, evitate di dire “piacere!”.

L’espressione piacere va detta durante il commiato, non all’inizio, quando non sappiamo ancora se la conoscenza dell’altro sarà per noi davvero piacevole e dove “piacere” risulta quindi falso, sgarbato.

La speranza è una parola infame.

 Lo sapeva bene il maestro Mario Monicelli, come dice lui stesso, in questo intervento che mi ha letteralmente fatto cambiare punto di vista quasi dieci anni fa: https://www.youtube.com/watch?v=vBp3ZklYglU.

Spero tu stia bene, spero ti vada bene l’esame, spero tu prenda la patente, spero ti diverta, la speranza è per gli stupidi, gli illusi. Perché non dire buono studio? Troppa fatica? Lo studio si basa su dei fondamenti, la speranza no. Se proprio ci tenete ad augurare qualcosa di bello e piacevole al prossimo, allora utilizzate, appunto, la parola “auguri”. Questo vale anche per voi stessi, non sperate una cosa, auguratevela.

Tutte quelle sopra sono mie personali riflessioni su termini e consuetudini, non c’è ovviamente un giusto e uno sbagliato, c’è un sapere cosa si sta facendo e perché.

Come disse Fabri Fibra, il peso delle parole dipende da chi le dice, alle mie date poco peso.

 

“Non esistono parole belle o parole brutte, le parole sono solo parole, chi le dice ha valore, sceglie se distruggerle.” Alex Raige Vella

Quando utilizziamo lo stesso termine molto spesso, probabilmente, lo facciamo per abitudine.

E, dopo aver scoperto che signfica ciao, a proposito di parole e galateo, LEGGI ANCHE: Si dice buon appetito? Più o meno come si dice auguri a un funerale

 

 

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