Oleksandra Kurshinova, la millennial morta raccontando l’inferno della guerra

18 Marzo 2022
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Mentre tutti i giornali, martedì, raccontavano della morte del cameraman irlandese di Fox News, Pierre Zakrzewski, un’icona fra i reporter di guerra, l’attenzione si è concentrata sull’altra vittima. La meno nota (e meno occidentale): Oleksandra Kurshinova, morta anche lei insieme a Pierre, mentre cercava di raccontare per immagini l’orrore dei corridoi umanitari violati a Gorenka.

Una bellissima ragazza di 24 anni dai capelli castani e lunghi che i media hanno definito in tutti i modi possibili: “giornalista”, “producer”, “traduttrice”, “fotografa”. Probabilmente, anzi sicuramente, era tutto questo. Ma in realtà, sarebbe bastato fare una semplicissima ricerca sul web, fra i social, per scoprire che Oleksandra era una ragazza come tantissime altre, finita nell’inferno della guerra quasi all’improvviso.

Non una reporter abituata alle granate, ai cingolati affondati nel fango o alla morte in diretta, ma una giovane di Kiev innamorata della musica jazz (aveva fondato Fusion, una comunità di musica indipendente con sede a Kiev), dei viaggi, delle feste con gli amici e del giornalismo. È questa l’agghiacciante normalità che si scorge visitando il suo profilo Instagram, @sotrue.voice.

Lo scorriamo con la cura e il rispetto che si usa quando si va a casa di un defunto, per rendergli omaggio. Con compassione e discrezione, parlando quasi in silenzio anche se in quel momento si è soli in camera. Partendo dai post più vecchi fino agli ultimi, è un viaggio nella luce e nel buio. Ancor più intenso e toccante perché inizia con la descrizione di un amore sconfinato verso la vita e termina con la morte. I primi post raccontano di una Oleksandra, sorridente innamorata della fotografia. C’è lei che in viaggio a Praga, alle cascate del Niagara, c’è lei che fotografa i tramonti di Kiev dalla finestra di casa e gli amici che mette in posa come superstar del cinema.

C’è il video della risacca del mare sulla spiaggia e lo scatto di un mercato di Berlino. Il suo volto con uno dei filtri di Instagram e l’adorato gatto Marshmallow. Ci sono Leopoli e Roma, raccontata attraverso le strade, i monumenti, le scritte sui muri e le crostatine alla crema di una pasticceria. Ogni immagine è un pugno nello stomaco perché avremmo potuta realizzarla anche noi.

È questa normalità a rendere tutto dannatamente più complesso. Più dei reportage di guerra, più delle case sventrate di Mariupol, raggelano le istantanee di vita quotidiana di Oleksandra. Perché se per noi occidentali è difficile comprendere cosa significa avere la guerra a dieci passi da casa, è decisamente più semplice identificarsi con le foto di un gattino o di un concerto di musica hip hop. Ieri tutto bene, oggi solo buio.

In questo viaggio doloroso eppure poetico, vediamo Oleksandra in vacanza in Toscana lo scorso dicembre. Scrive: “Venire qui è stata a decisione migliore di tutta la mia vita”. Racconta le colline di Montachitta e Forcoli, le stradine dei paesi inerpicati lungo i pendii dolcissimi. “Effetto collaterale del viaggio in Italia: voglia di un piatto di pasta per colazione…”.

È dicembre, due mesi dopo sarebbe cambiato tutto. Col passare dei giorni, delle settimane le immagini si fanno più sfumate, più malinconiche. Come fossero frutto di una premonizione. Un viaggio a Leopoli e un selfie davanti allo specchio: “Cara Lviv (Leopoli traslitterato, ndr), ieri ho pensato allo scorrere del tempo. Quanta serena gioventù si nasconde sulle scale a spirale dei vecchi palazzi”. Il video di un tè versato su una tazza. “A volte vorrei dedicare una giornata al tè, bevuto un freddo pomeriggio di febbraio o una calda mattinata di aprile. Sogno i ruscelli dell’orto botanico e il canto degli uccellini in primavera”.

Il 21 febbraio cambia tutto. Putin firma il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, Donetsk e Lugansk, mentre Mosca schiera duecentomila uomini lungo il confine. L’invasione è imminente. Oleksandra scrive: “Non si tratta degli ucraini che vogliono stare con Putin ma di Putin che vuole stare in Ucraina”. Decide di cambiare lo spirito del suo profilo. Non più tramonti e selfie ma impegno sul campo.

“Attenzione, – scrive – da ora in poi questo non sarà più un blog personale. Parlerò di fake news, di fatti, di dati statistici. Ma spero di tornare presto a pubblicare il mio gatto Marshmallow, jam session di musica, foto di fango e poesia. Significa che questo incubo sarà finito”.

Diventa volontaria di Ua Life Delivery, associazione umanitaria di Kiev che fornisce aiuti a chi ne ha bisogno. “Consegniamo vita”, dice. Cominciano a cadere le bombe, inizia il conto dei morti. L’ospedale di Mariupol viene colpito dalle granate. Poi l’asilo di Lugansk, i palazzi di Kherson e Sumy, la centrale nucleare di Zaporizhzhia, Mykolaiv e Melitopol. Arrivano i giornalisti da tutto il mondo. E lei entra nella squadra di Fox News.

Lavora con Zakrzewski e con il corrispondente Benjamin Hall, uno dei volti più conosciuti della tv di Rupert Murdoch. Oleksandra è l’insider ideale per una troupe straniera che deve fare la spola fra linee nemiche e convogli umanitari, carri armati e lunghi cordoni di profughi in fuga. Conosce la lingua del posto, parla bene l’inglese, si muove bene nel territorio e ha entusiasmo da vendere.

Nel profilo della giovane ucraina divenuto bollettino di guerra spuntano le foto dell’antenna della tv colpita dall’artiglieria russa, quelle di un profugo bambino avvolto nella bandiera ucraina, e quelle dell’evacuazione di migliaia di civili da Irpin. “I russi hanno fatto saltare in aria il treno che stava andando a prendere donne e bambini. Anche i binari della ferrovia sono fuori uso”.

Uno degli ultimi post della ragazza costretta a diventare adulta nel giro di tre settimane mostra un proiettile estratto dal corpo di una giovanissima vittima. “Ecco uno strumento di smilitarizzazione estratto da una bimba ucraina di soli sette anni”, c’è scritto sotto la foto.

Il resto è tragica storia di questi giorni. “Attualmente Irpin, Bucha, Gostomel e Makariv e l’area a nord del distretto di Vyshgorod sono le zone più pericolose della regione di Kiev”, scrive il 5 marzo. Oleksandra perderà la vita dieci giorni più tardi, proprio lungo una di queste direttrici. Secondo alcuni testimoni, la ragazza si trovava in auto con Pierre e Benjamin (quest’ultimo rimasto gravemente ferito) nei pressi del villaggio di Gorenki.

A colpirli, pare sia stato un proiettile di mortaio o una granata dell’artiglieria russa. Secondo Olga Rudenko, direttrice di Kyiv Independent, quando Fox News ha annunciato la morte di Zakrzewski e il ferimento di Hall, non ha mai menzionato Oleksandra. Come se non fosse mai esistita. Ecco perché il nostro è un piccolo commosso risarcimento.

copyright: Photo published by Oksana Romaniuk of the Institute of Mass Information

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