Chiara Ferragni: altro che influencer

17 Aprile 2021
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L’Italia è uno strano paese.

In Italia chi arriva ai vertici partendo da zero facendo una sana gavetta, ma non appartiene al cerchio magico (si fa per dire…) dei radical chic o dei soliti noti, suscita in molti un riflesso pavloviano, un mix di invidia e rosicamento, con punte persino di disprezzo. Un esempio su tutti? L’imprenditrice 33enne Chiara Ferragni, millennial doc come pochissime altre al mondo: del resto si sa che disprezzare è facile, provare a capire molto più impegnativo.

Chiara Ferragni nel Cda di Tod’s

Il casus belli più recente? La nomina della Ferragni nel Cda di Tod’s: per il popolo della rete – assai poco sinceramente democratico – un peccato ancor più grave di quello commesso questa estate, quando si permise una visita guidata agli Uffizi di Firenze e la comunicò ai suoi 23 milioni e passa di follower su Instagram. Dopo il suo blitz alla Galleria Toscana, nel week-successivo si registrò il 27% in più di visitatori under 25.

Dopo la sua nomina nel Cda di Tod’s, il titolo ha guadagnato il 14%, chiudendo a 32,74 euro: un rialzo che è valso 220 milioni, e che ha permesso di recuperare le perdite di un anno. Numeri che dovrebbero zittire gli haters, probabile però che molti di loro abbiano difficoltà a contare, oltre che a leggere e a scrivere, quindi si presume non possano cogliere il valore di questi dati, che si spiegano alla perfezione nella seguente nota ufficiale del gruppo Tod’s.

«Ritenendo sempre più importante occuparsi di impegno sociale, della solidarietà verso il prossimo e della sostenibilità nel rispetto dell’ambiente e del dialogo con le giovani generazioni, il gruppo Tod’s nomina Chiara Ferragni membro del Cda». Magari l’ordine dei fattori in gioco non è proprio questo, ma il prodotto e il senso non cambiano.

Chiara Ferragni è un’imprenditrice digitale

Nel caso della Ferragni, i numeri dicono molto ma non tutto: anche chi la cataloga come influencer è rimasto piuttosto indietro. In questo caso la definizione che forse più le si addice è di imprenditrice digitale, con tanto di indiscussa coscienza sociale; basti pensare alla campagna di fundraising lanciata la scorsa primavera con il marito Fedez a favore dell’ospedale San Raffaele di Milano, capace in un anno di raccogliere ben 4 milioni e mezzo di euro.

Si sta parlando di un’autentica fuoriclasse, della quale si dovrebbe andare orgogliosi, elevare a case history e insegnarne all’università il percorso, non tanto per imitarla – i fuoriclasse sono prototipi – ma per prendere spunti. Ad Harvard ci sono arrivati nel 2017, ma Harvard è in Massachusetts, non in Italia, dove magari è più probabile che alle Università invitino un calciatore o nella migliore delle ipotesi un allenatore.

 

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