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La gen z è arrivata in ufficio e sta letteralmente facendo impazzire tutti

9 Aprile 2022
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La Gen Z ha varcato le porte dell’ufficio, si salvi chi può! Il clima è disteso, pare quasi di guardare gli highlights de Il Diavolo veste Prada. Questa volta non ci troviamo davanti al classico scontro generazionale Boomer vs nativi digitali, no, la questione è un po’ più complessa: persino i millennial fanno fatica a gestire gli Zers.

Ciliegina sulla torta dei paradossi? I millennial non sanno come comportarsi e come “maneggiare” la Gen Z perché i nuovi giovani non sono narcisisti, non sono sfaticati e hanno larghe vedute.

Come è possibile?

Il giornalista del Los Angeles Magazine Joel Stein ha scritto un lungo editoriale sull’argomento, raccontando la sua esperienza come editor alle prese con la gestione del nuovo team “Avevo appena accettato la posizione e incontrato la persona stava lasciando quello che sarebbe stato il mio posto, quando ha deciso di farmi una confessione. Mi ha detto che non sarei durato più di tre mesi perché loro mi avrebbero distrutto. Loro chi? Il Ceo? Il capo? No, si riferiva allo staff”. Uno staff composto da millennial.

Per trovare risposte e sciogliere il rompicapo della (breve) differenza generazionale, Stein si è rivolto a Jean Twenge, professoressa di psicologia alla San Diego State University. “C’è un cambiamento davvero netto tra la Gen Z e i millennial – ha spiegato Twenge – i primi sono davvero meno narcisisti, pensare a sé stessi prima degli altri non funziona più, e si sentono più soli e tristi”. Gli Zers sono anche molto più professionali, “ho dovuto spiegare ai millennial come venire vestiti al lavoro, e che c’è un outfit per ogni luogo – ha raccontato a Stein la senior director di Riot Game, Elizabeth Brownsen – con la Gen Z non ho bisogno di fare questi discori”. Il divario si è ampliato durante la pandemia, mentre gli Zers sono entrati nel mondo del lavoro nel periodo dell’online trovando la loro dimensione, i millennial non hanno ancora raggiunto un equilibrio.

Ma se la Gen Z sembra così perfetta, dove sta il problema?

Non è tutto rose e fiori, anche gli Zers hanno i loro difetti. Anzitutto sono ansiosi, spesso si presentano (o non si presentano) in ufficio dicendo che sono troppo stressati per sedersi dietro la scrivania, rivendicando continuamente il diritto a curare la propria salute mentale. “È importante gestire la Gen Z in modo leggermente diverso. – ha confessato Gautam Srivastava, capo del personale di Blend – vent’anni fa avrei chiesto un resoconto del lavoro svolto, oggi domando ‘Cosa sta succedendo nella tua vita? Ci sono genitori che stai aiutando?’ Le conversazioni devono essere molto più ampie”.

“Un’altra cosa davvero strana della Gen Z è la loro ossessione per i titoli – ha scritto ancora Stein – non importa se lavorano per una startup che esiste da neanche due anni, tratteranno il loro posizione come se fossero ufficiali britannici della Raj”. In parte è una conseguenza dettata da LinkedIn, dove i titoli sono diventati trofei preziosi da esibire, e in parte perché gli Zers rincorrono le promozioni e non vogliono mai fermarsi troppo nello stesso posto. 

Alla Gen Z va infine il merito di aver portato la politica nel mondo del lavoro, anche se diventa un nuovo (ed ennesimo) motivo di attrito. Guardano davvero ai valori dell’azienda, e mentre si può abbindolare un millennial con la frase “crediamo nella pace nel mondo”, la stessa tecnica non ha presa sugli Zers. Perché sono diversi? Forse perché non sono stati cresciuti dai Boomer.