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Voglio trovare un senso a questo virus, anche se questo virus un senso non ce l’ha

14 Marzo 2020
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Noi millennial lo sapevamo. Non poteva durare in eterno la nostra pacchia. Sì, cari amici, anche se dite di no ora tocca ammetterlo: era una pacchia.

O almeno quello che gli altri definivano tale, i nostri padri, ignorando la menata di vivere in un mondo precario, di non potersi comprare una casa o un Rolex con l’agilità con cui lo facevano loro alla nostra età. Ma abbiamo tenuto botta. Ci siamo laureati, abbiamo messo su famiglia, abbiamo avuto figli o siamo andati in giro per il mondo. Non male per una generazione scampata all’11 settembre, alla crisi del 2008, all’ISIS e a tutte le catastrofi di questi trent’anni.

In realtà eravamo già pronti da tempo. 

Millennial: una generazione di mistici mancati

Siamo una generazione di cercatori e ipocondriaci, leggiamo, ci informiamo, facciamo psicanalisi, yoga, ci dedichiamo alla spiritualità guardati con compassione dai senatori dell’ormai vecchio mondo (i nostri genitori e tutti quelli nati prima degli anni Ottanta) che la ritengono spazzatura. Eppure… Mai come in questi anni a New York si è registrata un’impennata di richieste per sensitivi, astrologi, sciamani e cartomanti. Anche nella nostra moderna Milano abbiamo gli studi di medici alternativi e guaritori che pullulano di gente.

E non ci trovi dentro la signora sovrappeso analfabeta, ma amministratori delegati di aziende, suore, ingegneri. Fanno la fila per una parola diversa da quella che leggono sui giornali. Sono tutti rincoglioniti? Sono dei creduloni? Non ho idea però questo è il segno che possono bombardarci di news ma seguiremo sempre il nostro istinto. E l’istinto ci riconduce alla terra.

I Millennial e il coronavirus

Da che mondo è mondo esistono le pestilenze. Subdole epidemie che mietono vittime. Noi eravamo in una posizione privilegiata, perché viviamo all’apice dello sviluppo tecnologico e scientifico della nostra specie da milioni di anni a questa parte, ma ancora siamo animali. Ci ha cagato una mescolanza di fattori, siamo nati dall’acqua, ci siamo evoluti in rettili, ne siamo usciti. Ieri sera sentivo uno scienziato parlare di una supernova che al suo interno è fatta di ferro e carbonio, come il nostro corpo e che per questo siamo definiti “figli delle stelle”. Il nostro Io più profondo è connesso con l’universo e con tutti gli esseri umani. Mai come in momenti come quello che stiamo vivendo, in pandemia da coronavirus, siamo tutti davanti a questo.

Il fatto è che nessuno sa niente di niente di quella che noi chiamiamo vita. Non sappiamo da dove veniamo né dove andremo anche se viviamo nell’illusione di avere le risposte a tutto. Ci sono teorie, sì, ma nessuno può dirti per certo: è così. Quindi devi accettare di vivere nel mistero. E in questo mistero è bello farsi guidare da poteri che credevi nascosti: l’istinto, la sensibilità, l’emozione, i cinque sensi, il sesto senso. Tutto.

Voglio trovare un senso a questo virus, anche se questo virus un senso non ce l’ha

Io chiaramente non so quanto durerà la pandemia ma so che la affronteremo. Adesso più che pensare, dobbiamo riallenarci a “sentire”. La quarantena ci dice che molte persone sono terrorizzate dall’isolamento. Ma se a quarant’anni non sai stare da solo è giusto che tu ti faccia qualche domanda. Armiamoci di pazienza e aspettiamo. Ci vorrà tempo ma finirà. Almeno questo ci dice la scienza. Sono belle le manifestazioni di ottimismo degli italiani sui balconi e sono rimasto colpito degli americani che twittano i balconi di Napoli. Essere definito patriottico da loro, che hanno tutti la bandiera alla finestra mentre noi la sventoliamo solo ai mondiali. 

Ma noi siamo così. Non è vero che non siamo uniti, che non siamo una nazione, lo siamo con le nostre idiosincrasie, con dinamiche complesse. Calpestiamo un suolo per secoli diviso e conteso da barbari, romani, invasori. Un luogo antico con tanta di quella storia rimasta appiccicata sulle mura delle città medievali che il campanilismo ha ridefinito. Infatti così come abbiamo la gente che canta sui balconi abbiamo quelli che odiano chi canta sui balconi. È parte del nostro spirito critico.

L’Italia è difficile da capire. Come tutto il resto

Non dite che siamo italiani solo di fronte alle emergenze. Anzi non dite niente. Per una volta. Abbandonatevi al mistero e state zitti. Tanto la paranoia non ce la toglie nessuno e fino a che questa roba dura dobbiamo imparare a rigovernarcela da soli. Se ti deve toccare ti tocca, l’hai sempre saputo. Magari esci di casa e ti mette sotto un tir mentre smessaggi, o fai un incidente mentre guidi e scrivi su WhatsApp, o vai a sapere cosa.

Noi Millennial siamo l’ago della bilancia di questa società. Quelli in mezzo, quelli che hanno il compito più delicato. Dobbiamo allevare i giovani di domani e guidare i nostri vecchi in questa confusione. Finalmente possiamo liberarci da ogni complesso riguardo la nostra generazione e guidare il mondo verso la novità inespressa che ci ridefinirà tutti.

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