Si chiama Drew House ed è la nuova linea di abbigliamento disegnata da Justin Bieber, uscita la settimana scorsa. Vestiti streetwear: pantaloncini, t-shirt, felpe beige-color liquame. Tutti capi decorati con l’epocale simbolo dello Smile, o Smiley. Ecco, ma voi ve la ricordate la gloriosa e pazza storia dello Smile?
Ma prima di parlare nel dettaglio della nuova linea di abbigliamento di Justin Bieber Drew House, occorre fare un salto indietro nel tempo: siamo nel 1986 a Chicago, dove DJ Pierre, un famoso disc jockey locale, inizia a comporre tracce di musica house-elettronica che verranno successivamente categorizzate sotto il genere di acid house.
Da Chicago la corrente dell’acid house spopola in tutta l’America, fino ad arrivare in Europa dove i principali dj di fine anni ’80, iniziano a proporre questo genere nei principali club di Ibiza. E’ proprio in quegli anni che la discoteca Amnesia diventa un luogo “sacro” per gli amanti della house music con il suo resident storico, dj Alfredo.
La corrente dell’acid house arriva infine a Londra, con Danny Rampling che, sedotto dall’atmosfera notturna dell’isla blanca, decise di riproporre lo stesso stile nella propria città. Fonda così lo Shoom, che diventerà in breve tempo il club acid house più famoso al mondo. La nuova ondata musicale fu accolta con incredibile entusiasmo da parte dei giovani di tutto il mondo e lo smile, quando non solo la linea Drew House ma nemmeno Justin Bieber (classe ’94) era ancora nato, divenne il simbolo ufficiale di questa corrente musicale.
In fondo lo smile rappresentava tutto quello che l’acid music cercava di trasmettere: positività e felicità, proprio come nei club di Ibiza. In brevissimo tempo la faccina sorridente era ovunque, sulle magliette dei ragazzi, sui volantini dei club. Velocemente l’acid music diventa mainstream e la faccina sorridente riempie i negozi di souvenir e gli oggetti di consumo, di fianco alle tazze con la regina Elisabetta. Persino il tabloid inglese The Sun iniziò a vendere le magliette “acide” con il famoso simbolo.
Dopo un anno, i londinesi si accorgono che in realtà le serate dell’acid house non erano nient’altro che un ritrovo di sballati che ingoiavano pastiglie di Ecstasy come acqua -anch’essedecorate con la famosa faccina… è da lì che infondo deriva tutta la loro simbologia.
Dopo una serie di morti collegate alla droga psichedelica, verso la fine del 1988 seguì il panico a livello nazionale: l’acid house diventa un genere musicale immorale e le magliette con lo smile escono dal commercio.
Ecco, oggi è successo che Justin Bieber si è appropriato della simbologia di questa sub-cultura trasformandola nel suo marchio di fabbrica: dall’acid house siamo passati alla Drew House, dall’ecstasy alla stipsi. I vestiti sono anni ’80 e ricordano quelli dei raver, lo smile è presente in ogni capo della collezione.
Non so se la scelta di Justin Bieber sia stata ragionata oppure totalmente casuale, d’altronde sul sito del brand si legge: “Drew House è un posto in cui puoi essere te stesso, blah blah blah blah blahjsjdlsaihshshofoe, vestiti come se non ti importasse di nulla, rilassati.” Concetto simile alle correnti di fine secolo scorso, ma totalmente rovinato dal “blah blah blah blahsajdalkjdlka”.
Ma il succo sta proprio in quella faccina sorridente che è in grado di rendere tutto un incredibile controsenso: a fine anni ’80 lo smile apparteneva alla corrente musicale acid house, nel 1991 è diventato il simbolo dei Nirvana che ne deformarono le sembianze trasformandolo in un sorriso distorto, e nel 2019 diventa il simbolo di Justin Bieber, la più commerciale tra le pop star della Storia. Non vi pare molto assurdo?
Allora penso a tutti quei ragazzi che cambiavano la loro vita, lasciavano addirittura il lavoro in onore di quella cultura edonistica che era lo Shoom e l’acid house. Un movimento giovanile che divenne rivoluzione e sfida all’autorità sotto la bandiera della faccina sorridente.
Gente impasticcata di ecstasy che percepiva l’aura dei propri vicini, che entrava in mondi altri, che forse riusciva addirittura a vedere il futuro e… Justin Bieber con le loro magliette e di conseguenza moriva.
Allora oggi credo che tutte queste persone siano morte invano e si stiano rivoltando nella tomba. Ma vi immaginate se un tizio dell’acid house dovesse tornare in vita oggi?
Sicuramente vorrebbe riprovare quello sballo così potente che, ahimè, lo ha portato alla morte, e quindi seguirebbe quel gruppo di persone con le felpe Drew House con lo smile che stanno andando ad un concerto: “Ecco i miei simili, sono ancora vivi, ancora lottano per i giusti ideali” penserebbe.
Ma al concerto troverà solo ragazzine urlanti, un cantante che al posto di cantare balla, circondato da effetti speciali. Tutti hanno le mani al cielo, sì, ma per sorreggere lo smartphone, e la musica è tutto ciò che non è musica, l’impianto fa schifo ma nessuno se ne accorge perché, alla fine, l’età media è 12 anni.
Eppure tutti indossano quelle magliette e quella faccina felice con orgoglio. Sicuramente sarebbe il peggior trip che gli sia mai capitato. R.I.P.
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