Non siamo proprio capaci.
Ogni volta, ogni santissima volta che l’ecosistema di Mark Zuckerberg va in affanno, quelli che sfasano per primi sono i millennial. Beh no, anche i gen Z, gli X, i boomer. Tutti. Siamo diventati Facebook Instagram Whatsapp dipendenti. Che vita da sfigati che abbiamo.
Down di Facebook, Instagram e Whatsapp
Fosse successo prima che diventassimo mezzi ebeti davanti a un display tascabile, probabilmente non ci sarebbe fregato molto e avremmo subito trovato un’altra occupazione. E invece adesso, la cosa più immediata che facciamo è cercare su Google che cacchio succede. Sfogarci su Twitter o aprire nuove chat su Telegram.
Whatsapp no: e allora sms e perfino mms
Rispolverare sms e perfino mms è davvero il massimo. Generazioni di drogati che ripiombano nell’eroina degli anni a cavallo tra i novanta e primi duemila. Quando le abbreviazioni la facevano da padrone per stare nei 160 caratteri ed evitare di pagare qualche centesimo in più. Tutt’al più eliminavi gli spazi eFinivaKeScriveviKosì. Perché a una certa delle “k” si abusava perché in fondo erano gratis e svecchiavano le “c”.
Oppure usavi gli mms che alla fine ti riducevi a vedere solo un insieme di pixel. Talmente pochi che potevi contarli tutti. Come oggi, a 20 anni di distanza, puoi contare i tre capelli che ti restano ancorati sopra le tempie. Uno per uno, chiamandoli per nome. Di multimediale davvero c’era soltanto una delle “m” nell’acronimo.
Anni ’90 voleva dire fare gli squilli col Nokia
Anche se il top a quei tempi erano gli squilli. Intramontabili ed eterni. Interpretabili a piacere e mai più sostituiti nella loro ambiguità da nessuna delle nuove tecnologie che l’avvento dai social network e di internet massivo hanno portato. «Ti faccio uno squillo», che oggi vuol dire ti telefono ed effettivamente parliamo di qualcosa. Nella prima era dei cellulari voleva dire l’esatto opposto.
Era la negazione stessa della chiamata: ti telefono ma non voglio parlare con te, faccio squillare il tuo cellulare una volta, due se mi distraggo un attimo e basta. Poi riattacco. E guai se ti rispondevano agli squilli. Ogni scatto alla risposta costava quanto un abbonamento di chiamate illimitate oggi. Soprattutto quando l’operatore non corrispondeva.
La vita senza Facebook, Instagram e Whatsapp
Eppure, ci si capiva al volo. Se si finiva il credito nel telefono, la soluzione era a portata di mano e sempre la migliore. Ti piazzavi sotto casa dell’interessata o dell’interessato e facevate un social live. Una diretta ma con il cellulare, preferibilmente un mattoncino Nokia, conservato chissà dove.
Perché ancora non ci pensavi tanto. Lo dimenticavi e te ne dimenticavi. E, perfino se eri uno che ci teneva, non te ne fotteva poi così tanto. Senza down o blackout che ti potessero condizionare la serata, godevi della vita e lo facevi senza filtri. Al naturale.
Foto in copertina: It.123rf.com
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