Partiamo da un presupposto: io in libreria cerco di non metterci più piede. La libreria è come il supermercato, un posto studiato solo per svuotarti il portafogli e venderti merda. O entri e sai esattamente cosa ti serve o ti trasformi in un consumatore passivo. Molti ci entrano in punta dei piedi, intimoriti, e comprano paccate di robaccia dello Strega con copertine disegnate da grafici e illustratori che rappresentano l’unico vero valore del volume.
Ti viene una sorta di bulimia compulsiva quando sei in libreria. Qualcosa devi comprare. In cassa si trovano segnalibri e calamite o boiate simili e grazie alla tecnica marketing del “open the wallet”: tu che hai già il bancomat in mano arraffi anche l’ultimo oggetto inutile e lo metti nel sacchetto. Non a caso i quotidiani ormai stanno in cassa, sono l’ultima cosa da ricordarsi prima di andarsene.
Le librerie di oggi sono diversissime da quelle di quindici anni fa, sono dei luoghi ibridi, in cui si vendono: grembiuli, tazze con scritte stronzate, pupazzetti, roba per la cucina, giochi per bambini, cancelleria, cose gay. La libreria moderna è una sorta di concetto in crisi che si sta rigenerando, non so cosa diventerà, magari una spa con grossi display led in cui usufruire di audiolibri letti mentre si fa la lampada. Non credo che questo mutamento sia per forza un male, anzi è necessario.
Cambiando il supporto (la lettura dopo millenni si può effettuare non solo su carta ma anche su supporti elettronici), cambia il prodotto, quindi le sue logiche di fruizione,quindi il mercato. Cambiano i luoghi dove si acquista il prodotto e vi trovate in librerie di catena che sono anche edicole, luoghi di conferenze, bla bla. Chiaramente esulano dal discorso le librerie indipendenti, su cui magari tornerò.
Come un bambino di tredici anni coi primi baffi e i brufoli è bruttino se paragonato a un adulto, lo sono anche questi luoghi ancora non del tutto definiti. Un po’ Autogrill tutti uguali e tutti brutti. Illuminati al neon, col riscaldamento a palla, odori chimici spruzzati in aria a urticarti invece che deodorare.
A oggi questo ibridismo è un processo ancora in corso ma posso dire con sicurezza che le Mondadori e le Giunti sono in assoluto le più brutte.
La Giunti sembra modellata su chi non ha mai letto un libro. L’unica cosa utile che offre è quella di prestarsi come punto di ritiro di Amazon. Ci sono pochi volumi e solo titoli del momento ma scritti da gente scarsa su temi scarsi e l’arredamento ricorda più un Euronics che un luogo di cultura.
Le Mondadori sono dei supermarket per ciccioni, vendono solo roba ipercalorica e pompata di OGM. Inutili libri-polli a cui hanno riempito il becco di steroidi.
A Milano c’è Libraccio che spacca col suo usato d’occasione anche se è veramente centro sociale okkupato con proposte da atteggiati a comunisti.
Le Feltrinelli sono ok perché hanno delle belle selezioni ma c’è sempre la stessa roba, SEMPRE.
Per il resto non credo ci sia molto. L’apoteosi dell’ibridismo credevo fosse la Feltrinelli Red e la snobbavo. La Feltrinelli Red è un posto dove si mangia e si vendono anche dei piatti di ceramica o oggetti pseudoartistici e tutti libri di cucina e questo la rendeva fuori da tutti i miei interessi, ma l’altra sera avevo due ore libere e mi sono ricreduto.
In una Feltrinelli Red entri e trovi subito delle poltrone in pelle con delle copertine appoggiate sopra, per te… la visione mi ha ricordato di quando avevo 18 anni, la mia prima volta a Pigalle nei sexy shop… al primo piano i vhs, nel seminterrato delle salette di due metri per due. Senza aria, dei loculi, con dentro solo una poltrona e uno schermo tv. Capii subito che i francesi noleggiavano il dvd e si facevano un segone chiusi a chiave. La trovai una soluzione geniale.
Leggere un libro dovrebbe essere la stessa cosa, una goduria, un momento intimo di conoscenza di se o del mondo, il momento in cui sei a tu per tu con il mito, con la storia. Serve un contesto per leggere. Ebbene, la Feltrinelli Red me l’ha dato. Tutte le librerie hanno le poltrone ma sono solitamente sporche e scomode e c’è una brutta luce attorno. Alla Feltrinelli Red tutto è illuminato figo, c’è il parquet e la copertina devo dire che è una gran trovata.
Voi direte: e che ti frega della copertina di lana se devi comprare un libro? Vedete, nelle librerie delle grandi catene non ho motivo di andarci. I libri che cerco sono volumi di cui non frega niente a nessuno per cui sono fuori catalogo o esauriti da vent’anni o stampati da editori morti.
A Montecatini c’è una libreria con due tizie-locuste che ci lavorano da quindici anni e non sanno niente di libri. Gli chiedi un titolo e non sanno scrivere il nome dell’autore, poi -scazzate – ti dicono che se lo vuoi lo ordinano e arriva tra due settimane. Sì, ciao. Infatti la mia libreria personale è giustamente online. Fanculo la menata etica, ragazzi. Fanculo il boicottare Amazon. Ma chi sono, io, Ganhdi?
Ma già faccio la differenziata e suono il clacson alla gente che butta le cicche per terra, riciclo le pile usate e i farmaci li vado a buttare in farmacia, già cerco di non sprecare acqua e plastica, ora mi devo mettere a sostituire i sindacati e i partiti?
Voi magari penserete che questa sia una marchetta ma non lo è. Infatti, sebbene la Feltrinelli Red sia un bel posticino, non ho comprato niente, ho letto robe a caso e poi ho aperto Amazon per trovarle a due euro e mezzo in meno. Però, ecco, se dovete aspettare qualcuno per un appuntamento e leggere a scrocco vi ho dato una dritta. Sono un pidocchio, ma mi piace così.
LEGGI ANCHE:
Apologia di Mario Giordano: è davvero possibile che abbia SEMPRE torto?
Vergogna e avidità: cosa si nasconde dietro il mercato dei preservativi?