Fottutamente ecologico: l’eco-ansia va vissuta
Eco-ansia
Perché di ansie non ne abbiamo già abbastanza, si diffonde l’eco-ansia specialmente tra giovani e giovanissimi.
L’eco-ansia viene definita come la paura cronica della rovina ambientale.
Ne soffrono in particolare quegli abitanti del mondo che hanno avuto la sventura di vivere in un paese già pesantemente colpito dagli effetti del cambiamento climatico, o quelle comunità di persone che hanno poche risorse per poter sopravvivere nel futuro scenario ambientale. «Ma farà solo un pelo più caldo» diranno gli insensibili o gli ignoranti.
Un aumento di 2 gradi Celsius di media non è una variazione trascurabile. I ghiacciai si sciolgono a una velocità mai registrata prima, il livello del mare si alza costringendo gli abitanti delle coste e delle basse quote ad abbandonare le proprie città e paesi. Ma non solo. Le falde, da cui estraiamo la nostra acqua potabile, saranno contaminate dal sale creando gravi problemi anche nei terreni adibiti all’agricoltura.
Sarà sempre più difficile produrre cibo. Il prezzo di alimenti e acqua potabile aumenterà sempre di più, come i tassi di migrazione dei rifugiati climatici. La deforestazione distrugge i polmoni della terra, gli equilibri degli ecosistemi, che diventano fragili, malati, morenti.
Le concentrazioni dei contaminanti ambientali sono alle stelle, sia in acqua che in atmosfera che al suolo, che negli organismi stessi, mentre l’inquinamento da plastica ci sembra inarrestabile. Queste variazioni climatiche causeranno siccità estreme e successiva desertificazione, importanti alluvioni e uragani sempre più frequenti.
Se si comprende davvero il quadro generale, sarebbe strano non essere sfiorati da un briciolo di terrore.
Le conseguenze dell’eco-ansia
Nonostante l’eco-ansia non venga ancora riconosciuta come condizione diagnosticabile, ci sono chiare evidenze che vedono come avere a che fare con gli effetti del cambiamento climatico aumenti il rischio di depressione, fiacchezza, profonda angoscia, disagio mentale, disturbo post traumatico da stress, propensione al suicidio e ulteriore deterioramento per coloro affetti da malattie mentali.
Nel 2020 un sondaggio realizzato in Inghilterra evidenzia come il 57% tra giovani e bambini si definiscono angosciati per quanto riguarda la crisi climatica e lo stato di degrado dell’ambiente.
Uno studio simile, realizzato a livello internazionale, mette in luce emozioni provate dai più giovani legate a una sensazione di tradimento e abbandono da parte di adulti e governi, che rispondono a queste problematiche in modo inadeguato e lasciano le nuove e odierne generazioni con un futuro assai incerto.
L’eco-ansia non è sempre negativa
Tuttavia l’eco-ansia può essere vista sotto una luce diversa, come definisce la psicoterapeuta Caroline Hickman «rappresenta una sana risposta alla situazione che stiamo affrontando. Dimostra consapevolezza di questa crisi. Può essere vista infatti come eco-empatia o eco-compassione».
Il risultato di uno studio condotto in 10 diversi paesi rivela che almeno due terzi di 10.000 giovani tra i 16 e 25 anni dichiarano di essere molto preoccupati o estremamente preoccupati per i cambiamenti climatici, mentre almeno l’84% era almeno moderatamente preoccupati.
È vero: di fronte a tutte le news, le informazioni e le storie che ascoltiamo ci sentiamo tristi, ansiosi, arrabbiati, impotenti, e in parte colpevoli.
Come affrontare l’eco-ansia
Come reagire di fronte a una persona che soffre di eco-ansia.
- Ascoltarla e prendere seriamente le sue preoccupazioni, farle riconoscere che i suoi sentimenti non sono insensati, anzi sono segno di premura ed empatia.
- Supportarla a prendere azioni, individuali o collettive in qualsiasi ambito si voglia per sentirsi meno abbandonata, al contrario, sentirsi parte di un movimento globale molto grande, percepire di avere più controllo, più speranza e resilienza.
- Ricordarle che non esistono solo notizie brutte, invitare a informarsi sulle soluzioni che si stanno adottando e sui progressi che si stanno facendo.
Nonostante l’eco-ansia sia una patologia che si sta riconoscendo sempre di più, non dobbiamo paralizzarci e rovinare le nostre giornate, tuttalpiù dobbiamo cercare di tramutarla in una spinta per adattare le nostre abitudini a una vita meno impattante, a condividere i nostri pensieri e preoccupazioni con tutti e a trovare soluzioni creative e alternative alle problematiche attuali.
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