Perché alla Generazione Alpha non interessano smartphone, chat e social. Prepariamoci a un «Ok, millennial»
Sorpresa! La Generazione Alpha (8-15 anni di età) detesta chat, social e smartphone. Lo dice il grande Istituto di ricerca GWI. Che cosa c’è di vero
Buongiorno marketer in cerca di tendenze per il futuro. Questa per voi potrebbe essere una bellissima o una bruttissima notizia. In ogni caso, da oggi, da questo sabato mattina, potete anche prendere tutti i vostri libri sull’engagement social e bruciarli nel camino, se ce lo avete. Come fa Pepe Carvalho nei romanzi di Vasquez Montalbán quando deve riflettere.
La generazione Alpha oggi ha tra gli 8 e i 15 anni di età. Una ricerca della GWI la descrive come un gruppo piuttosto stanco di isolarsi dentro uno smartphone. Chat e social solo per rimanere in contatto, più paragonabili a una rubrica che ad altro.
D’altronde, a pensarci, la svolta è prevedibile, almeno in parte. Se i primi osservatori della Generazione Alpha la definiscono come quella che «sta crescendo con il ciuccio tra gli occhi e lo schermo», è piuttosto ovvio che giunti all’adolescenza questi ragazzi si vogliano ribellare alle pratiche online invasive dei genitori.
La ricerca dunque sembra dirci che l’effetto «ok, boomer» è destinato, magari con un’altra etichetta irridente a essere vissuto dai genitori dei ragazzi nati dopo gli anni Dieci. Prepariamoci a un «ok, millennial» o qualcosa di simile.
Ma vediamo quali segnali ha individuato la GWI nel rapporto Kids, appena presentato dall’agenzia internazionale di ricerche sociali:
- Gli Alpha adorano il cinema.
- La priorità va agli amici in carne e ossa, altro che follower.
- L’attività fisica e lo sport vanno in scena all’aperto, ciao ciao Metaverso.
- Vogliono prendersi cura di un cane o un gatto, animali reali. Addio definitivo al concetto Tamagochi.
- Film e serie tv? Ok, in streaming ma su schermi più grandi.
- Pc, tablet, cellulari diventano complesse zavorre da tasca.
- Mazzate anche sul gaming: la fissa degli ultimi due anni sembra scemare.
Fermiamo gli entusiasmi di nonni e over 50, i più nostalgici della società analogica. Non si tratta affatto di un rifiuto luddista della tecnologia. Se è vero che tra gli adolescenti il cinema segna un +30% di preferenze rispetto al 2019, i film in streaming e i racconti in versione podcast guadagnano terreno (+12%). Semmai la novità è che si rivolgono ai classici, da ascoltare mentre fanno altro e certamente senza stare appiccicati ai mini schermi dei dispositivi. E una possibile spiegazione del ritorno al cinema è il desiderio di evitare gli spoiler degli amici.
Nell’onlife stacci tu
Blocchiamo anche la sensazione di essere dentro L’anno che verrà di Lucio Dalla, dato che questi risultati somigliano più a speranze che a tendenze visibili. Perché i ricercatori di GWI spiegano all’Ansa: «Inaspettatamente per i ragazzi gli anni passati tra lockdown e scuola online non sono stati solo duri, sono stati formativi. Tanto che uno su 3 si dichiara più coscienzioso rispetto alla propria salute e, nella maggioranza dei paesi, è salita del 15% la preoccupazione di ammalarsi, o che si ammali un familiare». Il tasso di ansia non cala, forse, «ma è calata la preoccupazione per il futuro».
Si registra poi come, nel 2021 il desiderio di incontrare gli amici nel weekend sia salito del 13%, mentre quello di vederli in chat è sceso dell’8%. Il tempo passato online è calato del 14% per i bambini dagli 8 agli 11 anni e del 7% per quelli dai 12 ai 15 anni.
La causa è stata la DAD? Soltanto in parte
Cari marketer e cari genitori millennial, non tutto è spiegabile con il periodo di lockdown, qui c’è un cambiamentoun culturale in atto. La cui causa sarebbe, «la fatica mentale da schermo cresciuta negli ultimi due anni. Cala l’entusiasmo per tutto ciò che passa da telefonini, computer e tablet. Mentre crescono l’enfasi per l’attività fisica, e le attività di socializzazione del mondo reale».
Che cosa vuole la Generazione Alpha in Italia
Avevamo appena finito di fotografare, con molti limiti, i tratti della Generazione Z in Italia, quando ecco che gli Alpha mostrano ben altri atteggiamenti. Da noi il 47% dei bambini dagli 8 agli 11 anni preferisce vedere gli amici, mentre il 27% preferisce il dialogo online.
Se passiamo alla fascia dai 12 ai 15 anni le percentuali sono del 61% e del 41%. Dicono gli analisti: «Cresce la coscienza sociale, l’attenzione verso l’aiuto al prossimo e alla sensibilità nei confronti dell’emergenza climatica». E questo però è sicuramente un tratto in continuità con gli Zeta.
Riscoprire Melville con l’audio a velocità 3x
Non è possibile a oggi spiegare perché Herman Melville con il suo Moby Dick sia oggi il podcast più ascoltato per rilassarsi da adulti e ragazzi in America. Di sicuro sappiamo però che aumenta la velocità di riproduzione. Eh già, l’interesse dei ragazzi per podcast ed audiolibri anche classici, segna un +12%.
I servizi in streaming per vedere film, ascoltare musica, vedere i cartoni e i documentari/trasmissioni su scienza e natura. Crollo verticale per notizie e soap.
I giovanissimi usano in media 4.2 piattaforme, dice GWI: tra gli italiani dagli 8 ai 15 anni vince Youtube (74%), secondo Netflix (58%), mentre al terzo posto c’è Amazon Prime (28%). Sui contenuti in streaming la ricerca si concentra su post divertenti (49%), meme (43%), musica (40%), trend di cui parlano tra loro (38%), commenti a film (34%). Il 29% segue celeb e influencers, mentre il 28% cerca novità dai brand preferiti.
Quale sia la situazione del parental control in questa situazione? I genitori sembrerebbero aver ridotto la supervisione nell’ultimo anno del 68% per i piccoli dagli 8 agli 11 anni e del 76% per i 12-15/enni. Si fidano di più delle piattaforme, o si sono semplicemente rotti le scatole di stare dietro alla velocità di consumo dei propri figli?