I giovani e la guerra che non avevano messo in conto di vivere

22 Marzo 2022
1521 Visualizzazioni

Vitaly Kolschitzky è un giovane ventisettenne ucraino, è cresciuto a Sumy, a 50 km dal confine russo. A inizio febbraio (quando gli spettri del conflitto iniziavano a farsi sentire) raccontava così al giornalista Victor Jack (AlJazeera): “Vorrei non doverlo dire, ma penso che la guerra sia probabile, e i giovani hanno davvero paura”. A distanza di un mese i timori si sono trasformati nel peggiore degli incubi, e a pagarne le conseguenze peggiori sono proprio i giovani e i bambini, che tra i piani per il futuro una guerra non l’avevano mai messa in conto. 

Ma la realtà supera (spesso) la fantasia e in un batter di ciglia ci si è trovati a chiedersi cosa fosse più giusto fare. C’è chi si è arruolato e chi ha deciso di prendere il primo mezzo disponibile per attraversare la frontiera. E questo vale per i giovani ucraini, ma non solo. Cosa è successo e cosa sta succedendo al di là del confine? Anche molti dei coetanei russi cercano in tutti i modi di opporsi al conflitto, ricorrendo alla tecnologia o ai cartelli in piazza. Andando incontro a ritorsioni e etc.

Come stanno rispondendo i giovani Russi al conflitto?

TikTok, Twitter e gli altri social stanno sgretolando l’integrità nazionale russa. E infatti la censura si fa sempre più aspra. Mentre in Ucraina gli attacchi del presidente Vladimir Putin continuano senza tregua, in Russia la popolazione appare più che mai divisa, e lo scontro si gioca anche sul piano generazionale. Da un lato ci sono i giovani, che scendono in piazza per opporsi alla guerra e postano sui social sentimenti di shock e vergogna, dall’altro ci sono i genitori, i nonni, che credono più alla televisione di stato che ai propri figli. 

“Questa è una realtà che sto vivendo sulla mia pelle, e non solo come studioso di storia e media russi – scrive la giornalista Cynthia Hooper su MarketWatch – Quando le mie due figliastre di 28 e 29 anni hanno telefonato alla nonna a Mosca per chiedere informazioni sull’invasione della Russia, la risposta è stata: ‘Come potete fare una domanda del genere? La Russia non inizia le guerre. La Russia non invade altri paesi’”.

Roskomnadzor, l’agenzia statale per la censura, ha proibito a tutti i media di usare la parola “guerra”, sostituendola invece con “operazione speciale”. Sulla televisione di stato, l’Ucraina viene definita un “territorio”, non uno stato indipendente. Ma i giovani hanno trovato comunque i loro modi per restare informati.

I ragazzi non smettono di informarsi 

Come scrive il Post.it, il canale di messaggistica istantanea Telegram è diventato nelle ultime settimane un punto di riferimento per i giovani ucraini e russi. A causa dei bombardamenti, televisioni e radio sono spesso inagibili, e incapaci di trasmettere aggiornamenti in tempo reale. In Russia le notizie sulla guerra passano invece per i canali nazionali, filtrati dalla censura e dalla propaganda. 

L’App è molto diffusa nei paesi dell’Est Europa. Già da prima del conflitto, il presiedente ucraino Zelensky era solito utilizzare la chat. Nel 2019 parte della sua campagna elettorale si era svolta su Telegram. E sì, l’App non è completamente esente da disinformazione e fake news, ma grazie a particolari funzioni, come la possibilità di creare gruppi che contengono fino a 200mila persone, canali aperti e illimitati, la presenza di moderatori impiegati dall’azienda che si occupano di fare una selezione dei contenuti, è diventata fondamentale. Anzi, è uno dei pochi mezzi che tiene ancora collegati russi e ucraini al mondo occidentale.

Exit mobile version