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Basta giovani medici in tv: litigiosi, primedonne, narcisisti, fanno solo casino

19 Aprile 2020
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Prima uscire da queste case, rivolgiamo un appello agli editori televisivi: cominciate a “sanificare” la tv dai giovani medici stile Jekyll, per piacere

Non resisteremo un’altra settimana con il branco dei giovani medici wrestler da talk show. Vi avvisiamo il monotema ci ha massacrato le gonadi.

In questi giorni la tv è sempre accesa e ci mostra gli effetti nefasti del trasformare certi giovani medici in carriera in protagonisti mediatici. Quello che abbiamo visto ci deprime sempre di più e s’insinua in molti il terrore di una tecnocrazia almeno per ora solo televisiva che di democratico non ha niente.

In certi talk show si raggiungono livelli insopportabili, ormai. A Quarto Grado, per esempio, ieri sera è andata in scena la penosa reprimenda medico-mediatica a giornalisti di lungo corso, che per anni sono presi il rischio di scrivere di mafia in Sicilia.

Con questi soggetti, medici giovani eppur primari, o responsabili di istituti e organizzazioni, molti dei quali sono di nomina politica, non si può dire niente che subito pronunciano la parolina magica fake news.

Intrisi fino midollo di autocompiacimento e malcelato narcisismo puntano il dito e ti fanno subito sembrare scemo. Non hanno niente della classe dei grandi vecchi interpellati in diretta. Eh sì i peggiori sono proprio i rampantelli 40-55enni.

È vero che le domande di alcuni conduttori sono ormai insopportabili, però non è possibile che tutte, ma proprio tutte quelle che sono rivolte a questi giovani medici prodigio partano da qualche fake news.

Se tutto è fake news, perfino le domande e le opinioni lo diventano. E alla fine niente è più vero. E nella cultura di stampo positivista e quantofrenico (ovvero ossessionato dalla ricerca quantitativa) nella quale siamo cresciuti, la verità è stabilita dalla scienza. Ma quanto di questa scienza è davvero affidabile quando flirta con il potere politico e con quello dei grandi gruppi industriali?

Ci si lamenta spesso della Magistratura e del protagonismo che ha acquisito durante e dopo Tangentopoli. La si accusa di intervenire, troppo, attraverso associazioni sindacali o lobbistiche, nelle decisioni politiche. Probabilmente è vero, i maldipancia della gente durante la Prima Repubblica trasformarono i giudici in protagonisti. Tanto che nei primi anni 90 si facevano fotografare e glamourizzare dai giornali.

Ma per lo meno i magistrati rappresentano uno dei tre poteri dello Stato. E che in Italia, paese un po’ cazzone, in certi momenti il potere Giudiziario debordi un po’ su quello politico e quello legislativo, ci può anche stare (anche se non è bello per niente).

Molto diverso e più pericoloso è che succeda con medici che soffrono di fanatismo scientifico che non accetta la messa in discussione, le domande scomode, e non considera che intorno alle malattie si possano anche fare ragionamenti di tipo filosofico, religioso, umanistico. O anche, perché no, insinuazioni giornalistiche, per permettere alle persone di capire di più e meglio quanto possono fidarsi.

Una cosa l’abbiamo capita, a parte rari casi, molte delle persone che sono invitate a parlare sono forse sì laureate in medicina ma sono più che altro manager cinquantenni in carriera o giovani medici che stanno capendo di essere più bravi a far politica.

C’è una certa tracotanza e presunzione anche in quelli più da corsia, ma sempre e solo se sono giovani e rampanti. Il punto non è esserlo perché devi smentire fake news. Il punto è esserlo per sminuire le ricerche altrui, i protocolli sperimentali di altri ospedali, gente che, come te, si sta facendo il culo perché magari ha inseguito una piccola fiammella, un’idea che lo fa sperare.

In molti poi cambiano idea. E a casa però se ne accorgono tutti e chissenefrega se fanno la figura dei coglioni, il problema è che aumentano l’entropia informativa nelle persone che passano dall’incertezza alla certezza e di nuovo all’incertezza. Fino a concluderne che la scienza non è abbastanza affidabile.

Quando il Veneto ha iniziato la pratica dei tamponi a tappeto, alcuni di questi sapientoni hanno letteralmente riso in faccia ad Andrea Crisanti il microbiologo che poi in effetti è stato colui che ha salvato la regione dai contagi.

Sono spesso latori di un ottimismo che la sera dopo è pessimismo cosmico e la mattina di nuovo ottimismo in un loop bipolare che francamente ci ha sfracassato i coglioni.

Vabbé siamo in pandemia e tutto è perdonato, in primis ai medici. Ma una cosa che tutti possiamo fare è andare a vedere i cv online di questi signori. È già buono sapere che le cose le sanno, anche se se la tirano oltremodo. Ma poi, in questo modo, si fanno scoperte davvero divertenti, perché comunque alcuni di loro avevano in effetti una leggerezza innata in gioventù, poi l’hanno persa. Che peccato.

Walter Ricciardi, per esempio che poi si chiamerebbe Gualtiero ma si fa chiamare Walter. Ricciardi è  stato fino all’anno scorso all’Istituto Superiore di Sanità. Poi se n’è andato in polemica con il governo Conte per incompatibilità con una «visione antiscientifica» su vaccini ecc. Come dargli torto. Poi però Mattarella l’ha nominato Commendatore della Repubblica Italiana e allora è rientrato nel cerchio contiano. Competente sembra competente: ha molti riconoscimenti internazionali. Ma caspita, fino al 1986 quest’uomo recitava accanto a Mario Merola. No, dico, Mario Merola. Wikipediare per credere.

E se il mondo del cinema avesse davvero perso un talento?

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