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Hiro Robotics: la startup genovese millennial che rivoluziona il mondo dello smaltimento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche

15 Marzo 2023
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La scorsa settimana ho intervistato Tomaso Manca che, insieme a Jacopo Lottero, Davide Labolani e Michele Olivieri, ha fondato Hiro Robotics, la startup molto millennial e tutta genovese (attenzione, tengono molto alle origini) che si pone l’obiettivo di (citando la loro bio su LinkedIn) “reinventare la robotica e l’AI per trasformare il riciclaggio dei rifiuti elettronici in un’opportunità per un futuro più sostenibile”.

Nata nel 2018, Hiro Robotics è la startup che vanta già numerosi premi, grandi successi e un bel seguito su LinkedIn e che ha in progetto di espandersi ancora attraverso nuove assunzioni.

Proprio oggi hanno svelato su LinkedIn il lancio di Hiro Nisa e Hiro Teia, le ultime versioni dei sistemi robotici di Hiro per il riciclaggio e il trattamento dei rifiuti elettronici.
Niente male per una startup di giovanissimi millennial (e genovesi, mi raccomando).

Da dove è nata l’idea di creare la startup Hiro Robotics?

Siamo 4 ricercatori e ai tempi lavoravamo in Francia e Germania. All’inizio del 2018 ci siamo trovati a pensare di voler creare qualcosa per conto nostro, da qua ritornare a casa (Genova) e di fondare Hiro Robotics. All’inizio l’idea è stata quella di sviluppare un sistema di visione, quindi una telecamera che attaccata ai robot industriali permettesse a questi ultimi di interagire e vedere oggetti in un modo diverso rispetto a quello delle telecamere già in commercio. In modo più preciso, non solo attraverso le immagini, ma con dei video che si muovevano.

Poi? Come è continuata l’avventura?

Dopo 1 annetto e mezzo di investimenti su questa tecnologia è venuto fuori che Iren e altre aziende di settore erano interessate a questa tecnologia per andare a cercare e svitare le viti dietro i monitor che venivano portati per essere riciclati nei loro impianti. Abbiamo fatto un prototipo di questo sistema per andare a svitare le viti dei televisori, il progetto è andato bene e siamo andati avanti realizzando quello che oggi è il sistema che comprende 3 robot che svitano viti e componenti interne. Dall’interesse del mercato abbiamo compreso il potenziale del progetto e realizzato la prima macchina. Abbiamo spostato il DNA dell’azienda su questo aspetto verticale di robot utilizzato insieme all’AI per trattare e riciclare rifiuti elettrici ed elettronici.

E se dovessi spiegare a mia nonna quello che fa la startup Hiro Robotics?

Allora detto in parole povere prendiamo quelle che sono le tecnologie di robotica, computer vision e AI che normalmente sono applicate in contesti industriali e le riadattiamo per applicarle a dei processi di smontaggio e trattamento rifiuti con il fine di rivoluzionare il processo con il quale oggi vengono smontate questa apparecchiature. Rendiamo il processo più sicuro, con robot e persone che collaborano insieme facciamo in modo che l’impianto riesca a processare più flussi e questo ha poi implicazioni anche sociali sul fatto che ci sono meno rifiuti dispersi nei campi o esportati nei paesi sottosviluppati e fatti smontare a mano d’opera a basso costo.

Che soluzioni avete nello specifico?

Nello specifico abbiamo una soluzione per smontare televisori e recuperare materiale raro nelle schede stampate e una seconda macchina che scansione le schede stampate e attraverso un robot a ragno divide i materiali rari presenti nelle schede. Grazie all’AI si può vedere che materiale raro contiene la scheda e dividerla in base alle quantità presenti di materiale. Questa è una soluzione che permette di aumentare il valore del rifiuto venduto e fare in modo che lì impianto processi più flussi.

Descrivimi in poche parole l’idea di fondo di Hiro

Sicuramente l’dea che ci piace spingere è quella di applicare la tecnologia come la robotica e l’AI per creare qualcosa di oggettivamente concreto, ovvero rendere il processo di smaltimento di rifiuti elettrici ed elettronici più sostenibile per gli impianti.

Che rapporto avete con la sostenibilità?

Sicuramente è un tema che ci sta a cuore anche nell’immagine della nostra società. Basta leggere i dati del The Global E-waste Monitor del 2019 vengono prodotte 56 milioni di tonnellate di rifiuti e il 47 milioni di queste tonnellate finisco nei campi o lavorate nei paesi sottosviluppati e questo comporta miliardi di dollari persi. E’ un problema davvero enorme che ci spinge a lavorare in modo diverso. Questa è la missione che muove il team e che ci aiuta a trovare anche nuove persone che si vogliono aggiungere alla causa. L’ambiente Hiro è mosso  da una missione ecologica e sociale.

Da dove prendete le idee, gli spunti per le nuove tecnologie?

Alla base delle idee che abbiamo ci siano le nostre competenze che sono molto specifiche e che vanno verso una determinata direzione in un ambito come quello della robotica e dell’AI e poi ovviamente ci sono i bisogno dei clienti. Nel momento in cui si incontrano gli attori giusti e parte il flusso corretto si inizia a lavorare su quel progetto e i pezzi si uniscono piano piano. Sicuramente facciamo meeting interni tecnici unendo le nostre diverse competenze. E’ come se fosse un processo in continuo cambiamento. Vai dal cliente X e proponi una cosa poi in realtà capisci i suoi reali bisogni e ti muovi in quella direzione.

Esiste uno storytelling dietro alla comunicazione di Hiro Robotics?

A un certo punto abbiamo capito di avere un obiettivo morale e interessante che doveva però essere comunicato in un determinato modo. Ci siamo posti la domanda se valesse la pena di investire in un certo tipo di comunicazione e abbiamo deciso di provarci. Abbiamo cercato di differenziarci dalla massa a partire dal logo, dal font del sito, dalla brand identity che quasi strizza l’occhio ai brand di lusso. Stravolgiamo lo storytelling classico, ovvero partendo dal problema enorme dello smaltimento dei rifiuti ci proponiamo come qualcuno che può migliorare la situazione in modo concreto grazie alla nostra expertise e i nostri prodotti. Siamo la nicchia della nicchia in questo momento e una delle componenti più importanti è la parte delle fiere, del contatto diretto con i possibili clienti.

Siete cyborg, pensi che la creatività in realtà sia collegata alla tecnologia?

Io credo che in ognuno di noi 4 anche se veniamo da storie diverse ci sia un lato di creatività. C’è chi usa la creatività per fare andare avanti il business, chi la usa per capire che immagine della società dare e chi invece la usa nella scelta delle infinite soluzioni ai problemi. Metter del nostro in ogni progetto e non limitarci al compitino è quello che ci ha permesso di continuare e andare avanti molto bene come gruppo unito nonostante i continui e velocissimi cambiamenti.

Siete genovesi, pensi che Genova sia una città che aiuta il “fare impresa”?

Siamo tutti tornati a Genova perché volevamo fare qualcosa nella città in cui siamo nati. Effettivamente i clienti al momento sono in altre regioni, la Liguria a livello di automazione sicuramente è più indietro ma allo stesso tempo c’è anche meno offerta e meno competitor. Nonostante questo stiamo riuscendo a trovare persone pronte, di valore e interessati alla causa anche a Genova. Quindi Genova è un ottimo compromesso. E poi ha il mare.

Che caratteristiche deve avere una persona per lavorare con voi?

Oltre alla preparazione deve avere l’interesse e la voglia di lavorare in questo mondo. Sicuramente è fondamentale avere anche una personalità che si sposa bene con gli equilibri della nostra azienda. Se in un colloquio mi traspare preparazione e passione per l’incarico sei la persona giusta. Ultimamente chiediamo spesso ai candidati se ci sono dei motivi per i quali non verrebbero a lavorare con noi. Domanda un po’ particolare ma ci aiuta a capire meglio chi abbiamo davanti.

La famosa ansia millennial del lavoro la sentite?

Ma in realtà sicuramente ci sono dei momenti di grande stress e anche di iper-lavoro, però il fatto che siamo sicuramente 4 persone iper professionali e umanamente legate aiuta. Sei stressato quanto vuoi ma sei sempre sulla stessa barca di altre 4 persone che ti capiscono come nessun altro in quel momento può capirti.

Senza vergogna: dimmi un riferimento generazionale per il quale i tuoi amici ti prendono in giro

Facilissimo. Se mai dovessi rifare un colloquio nella mia vita e mi chiedessero il mio imprenditore di riferimento direi assolutamente Fedez ma ho un motivo valido: è un fenomeno a cavalcare il mercato. Ti ricordi quasi di più quello che fa rispetto alle sue canzoni. La mia è una risposta un po’ provocatoria ovviamente ma è divertente vedere le espressioni che provoco quando rispondo così.

Dicono che i genovesi hanno la salsedine sulla faccia, è vero?

Sulla faccia magari no, perché ci laviamo. Però si, è un po’ un mood che abbiamo e ti dirò una cosa in più: mi sono accorto che a Genova c’è odore di mare quando sono finito a lavorare a Nantes in Francia. E’ una cosa che hai dentro e poi diciamo la verità qua a Genova quando non hai scadenze prendi il motorino e vai sugli scogli a Bogliasco con una birretta.

Quindi come vi vedete tra 10 anni?

Sicuramente è un lavoro che richiede sacrifici anche in futuro, però penso che se la condizioni rimarranno quelle di oggi con questa filosofia della società per tutti noi fondatori (e speriamo anche qualche nuovo arrivato) sarà ancora più stimolante vedere  Hiro a diventare sempre più affermata.

Un super grazie ai ragazzi di Hiro Robotics per essersi sorbiti un’ora di domande esistenziali. Proveremo anche noi la famosa salsedine sulla faccia, promesso.


Per seguirli e saperne di più, ecco qualche link interessante:

LinkedIn ==> https://www.linkedin.com/company/hirorobotics/
Sito (che strizza l’occhio ai brandi di lusso 🙂 ==> https://www.hirorobotics.com/it/home-ita/

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