Chiamate, meeting, chiamate, meeting, chiamate. E di nuovo da capo. Gli straordinari non si contato e google calendar sa quale sarà il nostro futuro molto prima di noi spesso determinandolo. Fa tutto parte di un meccanismo malato, uno schema che si ripete ormai da due anni, da quando la pandemia ha spostato tutto online, rendendo i confini tra lavoro, famiglia e vita privata estremamente sottili. Le conseguenze iniziano a farsi sentire, e i lavoratori sono in burnout.
Il burnout sul lavoro sta diventando un problema serio, causato da altrettanti fattori importanti (stress prolungato, frustrazione, trascuratezza della salute mentale ecc.); ecco perché, per la prima volta da due anni a questa parte, il vento sta cambiando. La pandemia ha messo a dura prova la salute, gettando le basi per un nuovo atteggiamento: “abbiamo (tutti) bisogno di una pausa”.
Perché il congedo illimitato sembra essere l’unica soluzione possibile?
Alcune compagnie americane sono già corse ai ripari, offrendo ai dipendenti (giovani e non) congedi illimitati. Le società finanziarie con sede nel Regno Unito stanno seguendo le stesse orme: “I dipendenti Finncapp (società di consulenza, ndr) dovranno prendere un minimo di quattro settimane di ferie l’anno più due o tre giorni off ogni trimestre. – scrive BBC – Per alcune aziende funziona bene, si registra un aumento della produttività“.
Dal 1° gennaio 2022, tutti i dipendenti potranno usufruire di un congedo minimo, extra ferie, per dedicarsi alla cura di genitori malati, bambini o animali domestici, ci saranno permessi per le riunioni dei genitori a scuola o per affrontare problemi domestici, come una caldaia rotta. “Tutte queste cose non sono vacanze”, ha spiegato Sam Smith, la CEO di Finncapp. “Le persone erano stanche e non avevano più capacità di recupero, soprattutto dopo il periodo di lockdown” ha concluso Smith.
I problemi del burnout
Già nel 2020 Forbes aveva posto attenzione sul burnout come male del momento. Nell’articolo ‘Perché i giorni di vacanza illimitati potrebbero essere la ricetta per prevenire un disastro’, era stata raccontata la storia di James (nome di fantasia), che aveva deciso di accettare un ruolo di punta presso un importante equity fund di New York per una ragione precisa: “lo stipendio e il prestigio erano fattori evidenti che rendevano più facile la sua decisione. Ma è stata la politica delle ferie illimitate che gli ha dato la motivazione giusta per firmare l’accordo”, si legge nel testo.
Secondo il sito di lavoro Indeed, il numero di annunci che pubblicizzavano giorni di ferie illimitati come beneficio è aumentato del 180% in soli 4 anni, passando da circa 450 milioni di inserzioni a maggio 2015, ai quasi 1.300 annunci a maggio 2019. Per l’agenzia di stampa Reuters non c’è da stupirsi che il trend sia in crescita, soprattutto tra i millennial, che vedono nelle “vacanze illimitate” l’unica possibilità per uscire dal circolo vizioso del lavoro stressante: “Non è un fenomeno nuovo – scrive il giornalista di Reuters Andres Spile – Abbiamo visto segni della cultura del burnout molti anni prima della pandemia. È stato ufficialmente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2019 come ‘stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo’. Per tutta la seconda metà del 21° secolo, tuttavia, ci siamo sempre più concentrati sulla salute mentale e sui fattori che la danneggiano”.
Ora però il tempo delle chiacchiere sembra proprio essere finito, e preoccuparsi della salute mentale dei propri dipendenti non è più un vezzo. Tutt’altro.