Il cambiamento climatico è un problema serio. E lo sappiamo. Ma quanto siamo davvero parte della soluzione? Chiediamo di più ai governi, stiamo attenti alla raccolta differenziata, siamo contro le compagnie petrolifere e il greenwashing (l’arte di ripulirsi la coscienza con campagne pubblicitarie pro environment, ndr); ma delle aziende ci preoccupiamo mai?
Non proprio, non sempre. Eppure tutti i business giocano un ruolo fondamentale, sono parte del problema o di una possibile soluzione tanto quanto lo sono i singoli. Per questo sono nate iniziative che chiedono alle imprese di assumersi il peso delle proprie azioni, diventando legalmente responsabili della salute dei propri dipendenti, clienti e del pianeta.
Il Better Business Act (BBA) è già stato firmato da oltre 1000 imprese del Regno Unito, e rappresenta un primo passo verso un nuovo modo di fare business.
Cos’è il Better Business Act
Il BBA chiede al governo britannico di modificare la legge che disciplina il modo in cui le aziende sono gestite, affinché riflettano meglio le loro responsabilità sociali. L’esigenza della riforma è nata nel 2021, anche a seguito dell’emergenza sanitaria. La pandemia ha evidenziato i problemi legati alla disuguaglianza sociale e all’inquinamento ambientale, il mancato allineamento degli interessi degli azionisti con quelli della società ha contribuito a una serie di enormi sfide che minacciano la salute, la ricchezza e il mondo naturale. Tutte queste difficoltà non possono essere risolte solo se si agisce in modo comune, sfruttando l’enorme potenziale di imprenditori, innovazione e impresa.
“È un documento importante e riteniamo cambierà il volto del business britannico, consentendo a tutte le aziende del Regno Unito, indipendentemente dalle loro dimensioni, di assumersi la responsabilità del proprio impatto sociale e ambientale”, ha spiegato Mary Portas, fondatrice della Portas Agency (compagnia creativa che supporta le piccole e medie aziende).
La ricerca condotta dai promotori del BBA mostra che gli elettori e i consumatori del Regno Unito vogliono che le imprese facciano meglio: “Tre quarti del pubblico britannico (il 76%) pensa che le attività commerciali ed economiche abbiano la responsabilità di proteggere l’ambiente – si legge sul comunicato del sito – e la maggioranza dei cittadini chiede che i brand si impegnino per fare del bene al pianeta”.
Persone e Aziende insieme
“Il mondo ha due tipi di attività. Quelli a cui importa cosa succede al pianeta e al benessere delle nostre generazioni future e quelli a cui non importa nulla. – prosegue Portas – Un piccolo cambiamento nella legge farà un grande cambiamento nel mondo, consentirà alle aziende di prendere decisioni proteggendo gli interessi a lungo termine”.
Anche Mark Cuddigan ha aderito al Better Business Act. È il CEO della B corporation Ella’s Kitchen, brand di alimenti per l’infanzia fondato nel 2017, subito dopo la nascita del suo primo figlio. Da allora Cuddigan ha guidato l’azienda per diventare un modello positivo di business. Lo scorso anno Ella’s Kitchen è entrata a far parte della coalizione BBA, collaborando con aziende come Mars e Nestlé per espandere il riciclaggio degli imballaggi nel Regno Unito.
Ma gli esempi di Mary Portas e Mark Cuddigan da soli non bastano. Quali sono i prossimi step? Il Better Business Act non è ancora diventato legge, la forza sta (anche) nel numero: l’obiettivo è quello di far entrare sempre più aziende nel “gruppo del cambiamento”, esercitando una pressione sempre maggiore sul governo: “Il Business Act deve essere applicato a tutte le attività, come se fosse un’impostazione predefinita. Non può più essere facoltativo e avvantaggiare solo gli stakeholder e i grandi azionisti”.