Notre-Dame de Paris brucia. La guglia flambé fa un effetto alienante. Parrebbe il set di scena di qualche scadente war movie americano. Subito i polpastrelli ciancicano sul vetro touch dello smartphone per capire se si tratti di qualche attentato allah akbar partito a lancia spianata dalle periferie parigine, cariche di emoglobina e rancore, emarginazione ignoranza.
No, l’incendio di Notre Dame non ha niente a che vedere con Al-Baghdadi e col califfato calippo.
Le indagini della Procura, al momento, non diramano nulla, benché lo stesso procuratore abbia affermato “niente di ciò che abbiamo analizzato va nella direzione dell’atto volontario”. Dunque, né piromani né stronzi cammellieri con un asciugamano in testa, per dirla alla Edward Norton in La 25esima ora.
Ora: il cordoglio, la tristezza, le GIF di Quasimodo (il gobbo Disney) che abbraccia Le guglie, i Gargoyle semoventi, Napoleone incoronato Imperatore di Francia il 2 dicembre 1804, Ernest Hemingway con la sua allora compagna di vita che ci bazzicano e ci bevono nei pressi, la Beat Generation che faceva le stesse cose di Don Hem aggiungendoci qualche botta di acido… tutto fragoroso, tanto baccano, legittimo e inoppugnabile.
Ma cercare il parallelismo forzato di un’apocalisse imminente, mi sembra da stregoni navajo. Editori affermati, esimi letterati, scrittori in auge e poderosi professori… tutti lì a cercare una correlazione con la sconfitta europea.
Opinioni come vessilli medievali issati sugli elmi delle prime linee nei momenti che precedono lo scontro corpo a corpo: ecco il prodotto dell’incendio di Notre Dame. Tutti che vogliono metterci la loro fottuta firma sopra. E la firma in questione è legata all’appartenenza ad un credo politico, più o meno. “L’Europa è annegata coi morti del Mediterraneo, non con le fiamme di Notre Dame” vs “Il rogo di Notre Dame è il simbolo dell’Europa in declino, vittima dei carnefici che la vogliono in ginocchio, è il collasso dell’Occidente”.
OE’!
Ma perché tutta questa retorica? Sappiamo benissimo come funziona il gioco dell’esibizionismo mediatico, che “bene o male purché se ne parli” e quindi dovete a forza sgorgare il cannanoce per farvi sentire e avere la dovuta risonanza, ma il fatto è un altro: probabilmente, per una causa incerta, accidentale, uno dei tesori architettonici di Francia ha preso fuoco. Burroughs diceva che avrebbe voluto le fiamme nel Louvre. Adoriamo l’uomo dei cut-up, ma vedere Notre-Dame così prende male.
Ma finisce lì.
Nessun declino, nessuna speculazione, niente istigazioni all’odio, inutile prendersela con le nuove potenze economiche e con quelli che quando frequentavo le medie la prof di geografia chiamava Stati Canaglia aka Iraq Afghanistan Siria etc.: c’è solo da prendere atto di una Cattedrale che brucia.
La ricostruiranno, la riporteranno all’antico splendore… non lo sappiamo.
Sappiamo solo che le luci di Parigi resteranno sempre le più calde e potenti in assoluto, capaci di trasmettere un refolo di calore emotivo anche ad un cyborg. Ma da oggi, per qualche tempo, ci sarà uno strano buco nero, a veder la Ville Lumière dall’alto.
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