In Italia ogni 100 bambini ci sono quasi 180 anziani. In futuro saremo circondati da Rsa
In futuro saremo sempre più circondati dalle Rsa e sempre meno da asili nido.
Questo perché l’invecchiamento della popolazione italiana procede in modo molto rapido. E l’indicatore più appropriato per calcolarlo è il cosiddetto indice di vecchiaia, che molto semplicemente indica il rapporto percentuale tra il numero di abitanti sopra i 64 anni e quello dei bambini tra 0 e 14 anni.
Ebbene – come spiega un approfondimento Truenumbers.it – nel 2020 questo indice a livello nazionale è del 178,4%. Vuol dire che ci sono 178,4 anziani ogni 100 bambini. Nel 2019 era del 173,1%, nel 2018 del 168,9%. Nel 2009 era solo del 144,1%, e la crescita che si è avuto è stata sempre più veloce.
Non nascono bambini in Italia
La causa sta sia nell’aumento dell’aspettativa di vita che nel calo delle nascite, che dopo la crisi finanziaria del 2009-2013 è diventato sempre più rilevante. Se nel 2022 i bambini, gli italiani con meno di 15 anni, erano il 14,2% e gli anziani il 18,7%, oggi sono rispettivamente il 13 e il 23,2%. A invecchiare è stato soprattutto il Mezzogiorno, dove l’indice di vecchiaia in 18 anni è passato dal 96,9% al 163,9%, ma è ancora al Nord che troviamo le province con più anziani in proporzione ai bambini.
Al primo posto c’è Biella, dove l’indice è del 275,8%. Qui gli over 65 sono ben il 29,2%, quasi un record nazionale, mentre i bambini solo il 10,6%. La provincia di Biella, infatti, è la seconda per la quota di over 65 dietro a Savona (29,4%). Al terzo posto troviamo Genova con il 28,8%. La Liguria, infatti, è la regione più vecchia d’Europa, come abbiamo visto in questo approfondimento. Siamo lontanissimi dalla media nazionale (23,6%) e lo siamo ancora di più dalla provincia in cui questa percentuale è più bassa: Caserta, 17,6%.
I territori più vecchi d’Italia
C’è un’area che va dall’Ossola giù alla Liguria passando per le provincie di Biella, appunto, Novara, Vercelli, Alessandria, che si caratterizza assieme alle aree della riviera sia di Ponente che di Levante per un indice di vecchiaia altissimo, sopra il 240%. Si tratta di province che a livello economico hanno subito un declino dopo il tramonto del Triangolo Industriale, e che si è tradotto anche in un declino demografico e nell’emigrazione di molti giovani. Savona e Trieste con un indice di vecchiaia del 272,4% e del 262,1% sono tra le prime cinque più anziane d’Italia.
Tra le aree con più over 64 in rapporto agli under 15 ci sono anche la sarda Oristano, con il 272,8%, e poi Trieste, Ferrara, Grosseto. Come si vede poi dalla stessa mappa le aree appenniniche, quelle contenute nelle province di Terni, Rieti, L’Aquila, Isernia, per esempio, sono tra quelle che nel Centro-Sud si ritrovano maggiormente nella stessa condizione, con indici di vecchiaia superiori al 230%
Le province più giovani d’Italia
Al Sud, però, troviamo anche le province più giovani. È quella di Napoli quella con l’indice più basso, del 121,5%. Qui la percentuale di anziani è minore della media, del 18,2%, quella di bambini è invece più alta, del 15%. E solo nel 2015 sono divenuti meno numerosi degli over 64.
Tuttavia a differenza di un tempo il divario tra Nord e Sud è diminuito, e ora sono diverse le province settentrionali più giovani di molte del Mezzogiorno. È il caso di quelle con la maggiore presenza di immigrati. Bergamo e Reggio Emilia con un indice di vecchiaia del 150,7% e del 150,8% sono tra le dieci meno anziane. E subito dopo vengono Brescia, Lodi, Trento.
La presenza di stranieri, mediamente più giovani, con più figli, e di un’economia più vivace, che trattiene i giovani, fanno in modo che l’indice di vecchiaia lì sia minore di quello per esempio di Lecce, di Messina, di Potenza, di Cosenza, di Cagliari, tutte province in cui viene superato il 180%. E dove l’emigrazione verso il Nord colpisce duramente.
Naturalmente la pandemia di Covid potrà avere influenza anche in questo ambito. È probabile che l’altissimo numero di morti tra gli anziani bergamasche e bresciani abbasserà ulteriormente l’indice di vecchiaia, ma allo stesso tempo si prevede che vi sarà un’ulteriore diminuzione delle nascite a causa dell’incertezza economica. E forse questa influirà ancora di più. Insomma, il futuro sarà così: meno aree bambini nei parchi e più bocciofile per tutti, inclusi noi millennial.
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