Anche l’Intelligenza artificiale uccide. Soprattutto la generazione X
L’automazione nelle fabbriche aumenta il tasso di mortalità tra i 45-54. Il dramma di essere lavoratori non abbastanza istruiti per competere con i robot
Nonostante dai tempi del Cyberpunk artisti e scrittori ci avvisino dell’aspetto deteriore dell’automazione, la distopia dilagante nelle serie tv e l’evidenza della perdita dei posti di lavoro, le politiche mondiali sembrano ancora credere a una visione tecnocratica basata sul progresso che salverà il mondo.
Si alza allora la voce di Micheal Spencer, che sulla sua lettissima newsletter Substack ci racconta come l’automazione generalizzata possa uccidere di più dell’organizzazione del lavoro tradizionale. E anche in maniera più subdola.
Ma in che modo l’adozione di robot aumenterà di fatto la mortalità a livello globale?
Dice Spencer: «Alcuni aspetti dell’automazione sono stati ignorati dall’élite finanziaria mondiale, incluso il World Economic Forum che non comunica in modo onesto i benefici e i costi per la società in questa evoluzione».
«Se una pubblicazione o un’organizzazione esaltano soltanto un lato della moneta, si fa solo propaganda. Purtroppo oggi la narrazione su automazione, trasformazione digitale e intelligenza artificiale è vittima di questa pregiudiziale»
Quello che nessuno dice, sostiene Spencer, è che ci sono costi reali per gli esseri umani. Si ignora che i periodi di trasformazione tecnologica possono nuocere al tessuto sociale. La nostra cosiddetta convenienza digitale, la comodità che offre al consumatore si riverbera in un peso che l’umanità deve sopportare.
Oggi ci troviamo in un momento di inflazione che coincide con la trasformazione digitale. La carenza di manodopera sta accelerando l’automazione anche a causa di eventi come pandemia e guerra in Ucraina. «È ora di essere consapevoli del fragile stato delle cose.
Non abbiamo ancora raggiunto il momento in cui i robot si occuperanno di qualsiasi attività lavorativa. Nel frattempo però i nanorobot già vanno a esplorare la Luna e i robot militari promettono grandi performance di guerra»
Rimanendo con i piedi sulla Terra, possiamo già vedere settori in cui i robot hanno sostituito i veri lavoratori. E vediamo anche che cosa succede a queste persone. Non sono miracolosamente riqualificate nel ruolo di programmatori. Non ci può essere una narrativa così positiva.
Infatti gli ultimi studi studi fatti a Yale e dell’Università della Pennsylvania su automazione, robot e mortalità svelano che in America l’Intelligenza artificiale che sostituisce le persone negli stabilimenti, sta alimentando il tasso di mortalità tra gli adulti in età lavorativa.
«Lo studio, pubblicato il 23 febbraio su Demography, ha trovato prove di un nesso causale tra automazione e aumento della mortalità. In gran parte si tratta di un aumento delle morti per disperazione, come suicidi e overdose di droga».
GenX nel mirino della depressione
Le vittime sembrano essere soprattutto i maschi e le femmine della generazione X, con età compresa tra 45 e 54 anni. Ma i ricercatori hanno anche trovato prove di un aumento della mortalità in tutti i gruppi anagrafici per cause come cancro e malattie cardiache.
Sappiamo che con l’invecchiamento della popolazione, si introducono più robot per compensare la carenza di specializzazione e il calo della produttività.
In Giappone, Corea del Sud e Cina stiamo assistendo alla a una massiva automazione delle aziende. Ma un po’ ovunque con le Grandi Dimissioni, un ampio segmento della popolazione lavorativa occidentale ha scelto il pensionamento anticipato.
C’è qualcosa che può mitigare l’impatto dell’automazione? I ricercatori concludono che le politiche pubbliche, i programmi di sicurezza sociale, i salari minimi più elevati e la limitazione delle prescrizioni di farmaci oppiacei, attenuerebbero l’impatto dell’automazione sulla salute di una comunità.
Ma è chiaro a tutti che in quest’epoca di inflazione e aumento del debito, questa conclusione appare ridicola.
A questo punto automazione rischia di far rima con ribellione
«L’azione dei BigTech e la Grande Automazione giungeranno a un punto critico per i giovani americani privi di una istruzione universitaria» conclude Spencer. «È certo che l’ampliamento dell’uso dell’intelligenza artificiale nell’organizzazione del lavoro non potrà che portare a grandi disordini sociali».
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