Come diventare influencer dopo i 50 anni
Generalizziamo: se i tiktoker sono spesso della GenZ, il dominio sul mondo degli influencer è dei millennial. Ma è Adam Whyte, gran capo di Edge, a dirci che i marchi cercano nuovi influencer. Nuovi si fa per dire…
Cercate Lyn Slater e Trinny Woodall. Sono l’esempio di come diventare influencer a 50 anni. Il loro core sono le community sui social media che bramano consigli per la cura della pelle e la bellezza.
Ma se l’antiage è oggettivamente un campo dove le over 50 esprimono saggezza, diverso è il caso degli altri influencer 50enni che stanno conquistando engagement sui temi del lifestyle, del fitness e della moda. È davvero una opportunità per i marchi?
Adam Whyte è un ex giocatore di e-sport professionista e oggi co-fondatore Edge piattaforma che lavora sull’influencer marketing. In un illuminante pezzo su The Drum, è il primo a notare che «fino all’arrivo del Covid-19, cresceva la necessità di un modello di influencer più inclusivo, con un approccio che integrasse i pubblici più trascurati come gli influencer disabili».
«Ma, con la pandemia, e con più persone costrette a casa, c’è stata una drammatica accelerazione della democratizzazione del digitale, uno dei pochi risultati positivi degli ultimi 18 mesi».
È qui che secondo Whyte è cambiato tutto: nelle persone di tutte le età è aumentato il desiderio di interagire con i media digitali di tutte le forme e funzioni, dall’intrattenimento all’educazione fino agli influencer.
«Oggi molte esperienze online precedentemente appannaggio dei giovani sono state scoperte con entusiasmo da tutti. Nel frattempo, un intero gruppo di appartenenenti alle generazioni X e boomer si è messo a picconare gli stereotipi per creare nuovi modelli e engagement, in particolare su YouTube».
In Italia c’è stato da poco un caso virtuoso che conferma la tesi di Whyte. Si tratta dell’iniziativa Time2share di Marie Claire. Messa in piedi a dicembre 2020 grazie a un raro caso di collaborazione tra il direttore della rivista cartacea Antonella Bussi (baby boomer) e la responsabile di quella digitale Manuela Ravasio (millennial), partiva dal concetto di condividere esperienze in video e stories da parte di persone che di esperienza ne avevano davvero e da molti anni.
A dare il la, grandi pasticcieri, interior designer, esperte di moda. A raccogliere l’appello autentiche nonne col turbo, cuciniere di tradizione, e problem solver di lungo corso. I video ricevuti compongono un’ideale cloud carico di preziose esperienze italiane che in alcuni casi rischiavano l’oblio.
Ma non pensiamo che si tratti soltanto di memorie anziane. Adam Whyte alza il velo proprio sul segmento della musica che tutti consideriamo territorio esclusivo dei più giovani. Ebbene: «Il vlogging sta diventando sempre più popolare tra gli over 50. Rick Beato, 57 anni, ha oltre 1,7 milioni di iscritti al suo canale musicale YouTube, che ospita suggerimenti e tutorial».
«O Davina McCall, 53 anni, che attualmente sta sfidando i preconcetti sulla menopausa incoraggiando a una maggiore apertura e un dibattito sulle realtà nascoste di questa fase della vita.
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Insieme a Jo Elvin e Mariella Frostrup, che hanno entrambi un significativo seguito di podcast e social media, influencer dopo i 50, Davina produce contenuti che conquistano nuove tribù di consumatori più “anziani”. Ma anche un pubblico più giovane».
Lo scambio di esperienze tra generazioni sta modificando il marketing degli influencer e creando nuove opportunità per i brand. In tanti oggi pensano «di indirizzare un segmento di pubblico che è benestante e ha un sacco di tempo libero».
In effetti:«Il 68% dei consumatori over 55 fa acquisti online ogni mese, ma soltanto il 5% della pubblicità negli Stati Uniti è rivolto a persone con più di 50 anni, secondo una recente ricerca. Mentre i baby boomer sono oltre dieci volte più ricchi dei millennial».
Secondo il capo di Edge, Nintendo è stato uno dei primi marchi a riconoscerlo quando ha lanciato Wii e DS negli anni 2000.
«Con una strategia che porta i giochi a un pubblico più agee, l’uso da parte di Nintendo di talenti di alto profilo come Helen Mirren e Sir Patrick Stewart ha trasformato il mercato. Quindi nuovi tipi di giocatori precedentemente non identificati, donne, famiglie e persone sulla cinquantina dipendenti dal gioco Brain Training, si sono fidelizzati al marchio, generando un enorme boom di vendite».
Da noi in Italia, in effetti la tendenza è stata confermata qualche settimana fa, con il lancio del video virale La Vacinada, con protagonista proprio Helen Mirren, 75 anni realizzato da Checco Zalone (44). Cinque milioni di visualizzazioni e chissà quante altre prodotte dai passaggi via whatsapp.
Ma torniamo ai settori dove gli over 50 hanno più successo commerciale, come la cosmesi e la bellezza: «L’equivalente di Nintendo di oggi sono gli influencer stagionati nel campo della bellezza», scrive ancora Whyte, «come l'”icona accidentale” Lyn Slater, 65 anni, che sta re-immaginando il settore della bellezza in modo fresco e rilevante. Annuncia e lancia nuove partnership come quella con Ilia, marchio cresciuto proprio con le partnership con influencer di diverse fasce d’età».
I tanto vituperati Gen Xers sono stati i pionieri, e non devono dimenticarlo ammonisce Il signore di Edge: «Loro sono stati i raver, i trendsetter dei loro tempi. Ed è un segnale positivo se, giunti a cavallo tra i 40 e i 50 anni, gli X hanno ancora fame di creare ed esprimersi. Basta guardare a cinquantenni come J Lo, Monica Bellucci, Will Smith e Jay Z».
Tra le sviolinate generazionali puntualizziamo che Adam Whyte è lui stesso a cavallo tra i 40 e i 50, il che può essere letto come un’autopromozione. Ma è anche vero che l’esperienza personale del successo sta acquisendo valore dopo la pandemia, soprattutto se provata da anni di lavoro e autentica. La chiude così: «Forza imprenditori, sfidate voi stessi a reimpostare l’ idea di influencer marketing. E ridefinite le caratteristiche di ciò che fa di una persona un vero influencer».
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