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Cinque dati non pallosi per riflettere sullo stato dell’arte dell’opera millennial

20 Luglio 2021
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Un quadro fatto a pezzi: vi presentiamo 5 dati per riflettere sullo stato dell’arte dell’opera millennial.

Un sondaggio tutto italiano, condotto da Deloitte durante la seconda ondata, ci mostra differenze, similitudini e paure delle nostre giovani generazioni italiane rapportate a quelle internazionali. 

Abbiamo già analizzato questo sondaggio in millennial e gen Z, uniti nelle cause sociali: i datiIn quel caso ci siamo soffermati sulle tematiche sociali. I dati interessanti e da conoscere per capirci e autoanalizzarci, però, non si fermano lì.

1. Lavoro e altre piccolezze

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?

Cit. Gesù

Siamo molto preoccupati, soprattutto se confrontati agli altri paesi, sul nostro futuro lavorativo. Il 39% dei millennial italiani teme la disoccupazione. Ma come? Temiamo di non fare nulla? Che timore è? Io pensavo che i millennial, io in primis, fossimo dei fannulloni che aspettano solo il reddito di cittadinanza. Sono morti così tanti operai sul lavoro, come può spaventarci il non lavorare?

Il dato, se parliamo dei millennial a livello globale, si ferma al 27%. La generazione Z comincia ad affacciarsi al mondo del lavoro. Non hanno ancora iniziato eppure la disoccupazione, per loro, è già una preoccupazione che vanta 35 punti percentuale, contro una media globale del 25%.

2. Più in basso di così c’è solo da scappare

Serà mejor la vida que vendrà

cit. Inti Illimani

 Forse i boomer non ci hanno rubato il futuro. Ce l’hanno proprio spremuto, vero. Il covid non ci ha aiutato. Siamo più pessimisti dell’anno scorso. Più del 50% dei millennial e della genZ italiani afferma che l’economia nazionale peggiorerà nel corso dell’anno. Ancora più allarmanti sono le previsioni sulla situazione socio-politica, che peggiorerà secondo il 62% dei millennial italiani (vs il 41% del campione globale) e il 60% della genZ italiana (contro il 40% della genZ globale).

3. Salva il mondo non i soldi in banca

A livello globale la job loyality (ovvero la voglia di rimanere fedele alla propria azienda) è ai minimi storici. Questo soprattutto per i millennial che preferiscono fare esperienza visto che le possibilità di carriera sono minime. 

Il dato che ci interessa? Quello rispetto alla fiducia nei confronti delle aziende. Meno del 50% dei giovani (millennial 47% e generazione Z 48%) pensa che le imprese abbiano oggi un impatto sociale positivo. Per la prima volta, in quasi 10 anni, i dati sono così bassi.

4. Giovani balilla con le mascherine a gas

I nostri giovani sono più responsabili degli incoscienti coetanei “barbari”. 

Gli italiani, infatti, sono stati più disciplinati della media nel rispettare le linee guida di salute pubblica dettate dal governo (80% dei millennial italiani vs 74% media globale e 79% genZ italiani vs 69% media globale). La salute, in questo anno segnato dalla pandemia, è infatti risultato al terzo posto tra le preoccupazioni per i millennial italiani (24%).

5. La distanza tra giovani e boomer si allarga

Velocità astratta + rumore, 1913–14 di Giacomo Balla

I giovani ripongono una fiducia limitata nei confronti delle generazioni più anziane e, a conferma di ciò, il 46% dei millennial e il 53% della gen Z in Italia pensa che stiano “ostacolando il progresso”, un dato significativo che conferma il distanziamento culturale che si sta creando su temi di grande rilevanza sociale.

 

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