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Sono abbastanza bella per quel lavoro? Tutte le ansie da colloquio della generazione Z

31 Marzo 2021
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Il proprio aspetto fisico influenza le chances di aver successo nella ricerca di un lavoro.

O, almeno, è quello che crede la stragrande maggioranza della generazione Z. Cresciuti a pane e social media, dove tutto ciò che conta è mostrarsi belli, magri, alti, insomma perfetti, i giovani di questa generazione sono convinti che la “cultura dell’apparenza” si rifletta non solo nella possibilità di ricevere un numero dignitoso di like alle proprie foto, ma anche nella vita reale e persino nella ricerca di un posto di lavoro.

Per l’89% della generazione Z l’aspetto conta durante un colloquio di lavoro

Mostrarsi sicuri di sé, brillanti e preparati durante un colloquio di lavoro è importante, ma per la generazione Z non basta. Secondo un sondaggio condotto da Unidays, il principale Student Affinity Network al mondo, l’89% dei cosiddetti centennial crede infatti che il proprio aspetto fisico entri in gioco durante il processo di assunzione e influenzi le chances di ottenere un posto di lavoro.

Ma non solo: da quando la pandemia da covid ha costretto le aziende a effettuare colloqui a distanza, anche gli ambienti di casa sono diventati oggetto di scrutinio. E questo, ovviamente, ha aumentato ancora di più il livello di stress dei giovani impegnati a piacere a chi indaga su di loro. Lo spazio che viene ripreso insieme a noi durante un collegamento Zoom, infatti, può dare un’idea di quando siamo benestanti, in base ad esempio alla stanza in cui ci troviamo o al tipo di mobili e di oggetti presenti al suo interno. Insomma: tutto quello che rimane alle nostre spalle durante un colloquio online diventa una parte di noi, come se l’aspetto di una casa possa influire sulle proprie abilità.

Anche il genere gioca un ruolo importante nei colloqui

Non solo l’aspetto, ma anche il genere gioca un ruolo importante durante un colloquio di lavoro. Nel sondaggio condotto da Uniday sono stati intervistati 6.300 uomini e 16.500 donne. Di queste ultime, più dei tre quarti ha dichiarato di esser convinta che gli uomini siano favoriti nel processo di assunzione rispetto a loro. Significativamente più bassa, invece, la quota di uomini intervistati che pensa che il genere impatti sul proprio successo lavorativo.

Quindi, oltre ad essere giudicate per la propria attrattività, le donne si sentono discriminate per il solo fatto di essere donne. Il genere diventa quindi un metro di giudizio che può far pendere la bilancia a proprio favore o sfavore insieme ad altri aspetti come la razza, l’età o la corporatura.

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