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Startup o multinazionale? Come dire: meglio saltare nel buio o arruolarsi?

17 Gennaio 2019
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Nello scorso articolo abbiamo parlato di Job Hopping, quel fenomeno che descrive la tendenza, soprattutto delle nuove generazioni, a cambiare spesso lavoro. Questo vale in particolare per chi vuole sentirsi parte di qualcosa e desidera entrare in una realtà strutturata. Se si tratta poi di una multinazionale è ancora meglio. Ma non è così per tutti. Per un Millennial cos’è meglio: startup o multinazionale?

C’è chi punta alla libera imprenditoria e vuole diventare il boss di se stesso. L’era social in cui ci troviamo di certo aiuta : Instagram ha permesso la nascita dei cosiddetti “imprenditori digitali”, i blog e Youtube danno grande libertà di espressione.

Poi c’è chi non vuole rimanere esclusivamente legato al mondo del web, ma aspira a creare una vera e propria impresa, dando alla luce la propria start up. Da definizione, il termine start up indica la fase iniziale di una nuova impresa che punta ad acquisire strategie di crescita innovative che possano essere ripetibili nel tempo.

E’ di certo una grande sfida, un salto nel buio che non lascia spazio alla prevedibilità. La creatività è necessaria quanto la preparazione economica e le idee diventano terra da coltivare. Si ha voglia di imparare e di crescere in fretta. La noia non è una prerogativa e si punta a raccogliere al più presto quanto seminato.

L’Università Bocconi ha risolto a modo suo il dilemma “startup o multinazionale?”: sforna soldatini da multinazionali e, ad oggi, anche da startup. Valorizza, insomma, le idee innovative dei giovani neolaureati fornendo supporto e spazi lavorativi per gli aspiranti imprenditori.

Come ogni cosa umana, anche queste forme imprenditoriali nascono da un’esigenza. Forse la difficoltà a trovare una realtà appagante ha, per contrasto, estremizzato la voglia di emergere.

Nonostante i dati evidenzino che i tre quarti delle startup nate non riescano ad avere successo, nel 2018 i finanziamenti a loro destinati sono raddoppiati rispetto all’anno precedente, superando i 600 milioni di Euro.

Incoscienza o coraggio? Io, personalmente, vedo solo aspetti positivi in questa voglia di mettersi in gioco, che smentiscono le etichette legate ai Millennial.

Ci vedo un sacco di coraggio, forse un po’ incosciente, ma quello che serve per fare cose grandi; ci vedo ambizione, voglia di rivincita e un alto grado di responsabilizzazione e di crescita, che forse, a lavorare in azienda, si raggiunge solo dopo diversi anni di lavoro.

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