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Millennial e lavoro questa nostra stupida storia d’amore

27 Marzo 2022
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Lasciare il lavoro e vivere per sempre felici e contenti (a casa di mamma e papà), oppure tenere il lavoro e vivere a casa di mamma e papà (per sempre)? Questo è il dilemma. 

Non fraintendiamoci, riderci sopra fa bene, ma la situazione è drammatica, e i dati possono a un primo sguardo apparire in contrasto, ma riassumono ancora una volta lo spirito dei millennial: essere una generazione confusa che fa fatica ad adattarsi ai cambiamenti. 

Secondo un articolo pubblicato su Fastcompany, quando si tratta di lavoro il 60% dei millennial si ritiene soddisfatto della propria posizione lavorativa e del ruolo che ricopre. Nonostante questo, alla domanda “stai pensando di cambiare lavoro nei prossimi 12 mesi?” il 47% di loro risponde in maniera affermativa. Aspettative e salario non coincidono, tanto che tra i millennial e il mondo del lavoro l’amore sembra destinato a non sbocciare mia. 

Millennial e la soddisfazione sul lavoro (che non c’è)

Snigdha Sur è la CEO della media company The Juggernaut, progetto che ha avviato nel 2019.  Del suo lavoro apprezza la capacità di risolvere problemi, la dinamicità e la creatività che utilizza per creare sempre nuove strategie di comunicazione. Sur rientra nella maggioranza di millennial che amano il ruolo ricoperto, dai dati sembrano essere più felici della Gen X (appassionata del proprio lavoro solo al 51%), dei baby boomer (44%) e della Gen Z (41%). Perché allora sono pronti a lasciare? 

La risposta è semplice: i millennial (e non solo) sono alla costante ricerca di una stabilità economico-finanziaria che duri come il finale delle fiabe. Non solo, dalla pandemia hanno imparato un’altra lezione importante: per vivere una vita serena ci vuole balance. Le ore di lavoro, la quantità di compiti ricoperti e il tempo libero da dedicare a famiglia e amici devono essere bilanciati, altrimenti l’equazione non porta più a un risultato conveniente. 

Nonostante le incertezze causate dal Covid e il preoccupante avanzamento della crisi economica, sempre più giovani hanno deciso di lasciare il posto di lavoro, abbassando la permanenza media in un’azienda da 4 a 2 anni. Tornare in ufficio è un’opzione sempre meno allettante, per questo i millennial hanno voltato le spalle al classico schema lavorativo 9-to-5, andando alla ricerca di compagnie che offrivano la possibilità di fare smart working. L’imperativo di soddisfare le aspettative è uno dei motori che muovono i millennial.

Millennial e guadagnare (mai) abbastanza

Secondo Lindsey Pollak, autrice del libro The Remix: How to Lead and Succeed in the Multigenerational Workplace, quella dei millennial è la prima generazione che “ha veramente iniziato la propria carriera nell’epoca dei social media, rendendo le proprie vite visibili a tutto il mondo. Sui social gli utenti pubblicano contenuti e mostrano i propri obiettivi. I millennial vedono i coetanei porsi dei limiti e superarli con successo”, spiega. “Questo è un fattore che contribuisce in maniera significativa al desiderio di allinearsi con l’immagine dei propri conoscenti, o di creare un’immagine distorta di ciò che si vorrebbe diventare”.

Sempre più millennial affermano che le finanze influenzano in maniera decisiva sulla loro vita (in America sono il 46%, contro il 33% formato dagli adulti), vorrebbero comprare una casa e metter su famiglia, trovando almeno la stabilità emotiva, ma le incertezze del mercato (che dopo l’11 settembre non è più stato lo stesso) non sembrano permetterlo.

Dal sondaggio condotto da Morning Consult (che ha parlato con 4.000 adulti statunitensi) è emersa una popolazione preoccupata per il proprio futuro finanziario. Ma i più preoccupati di tutti restano i millennial, la cui salute finanziaria “rimane ostinatamente bassa”.

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