Stage, tirocinio, internship: tanti appellativi ma una sola domanda
Cresce un gran sentimento di rivalsa per tutti coloro che vedono tempo ed energie vanificati da mesi di lavoro non pagato. Ma gli stage non retribuiti, perché esistono?
Idee contrapposte. Da un lato, gli stage sottopagati o non pagati sono visti come una forma di sfruttamento e abuso di potere. Dall’altro, c’è chi conferma che attraverso questi percorsi non retribuiti si possa auspicare, negli anni, a una posizione duratura e ben pagata. Alla lunga, fare la gavetta, paga.
Il carro trainante di molte società è la ricerca della maggior produttività al minor costo. Quindi, nella peggiore delle ipotesi, un’azienda non investe nella ricerca di nuovo personale già qualificato ma preferisce assumere con contratto di stage non retribuiti nuovi lavoratori a cui fare formazione. In termini di costi-benefici, l’azienda ci guadagna da un punto di vista finanziario e umano.
«Non mi pagano, però fa curriculum»
La disponibilità pressoché illimitata di forza lavoro permette alle aziende di guadagnare parecchio sugli internship. È un mercato la cui domanda non si esaurisce mai. In contrapposizione a questa realtà c’è la però da ammettere che è l’azienda stessa a mettersi in una posizione pericolosa quando cerca di convincere uno stagista ad aumentare i profitti di una realtà lavorativa dove non viene pagato.
C’è chi pensa che le aziende debbano trovare altri input motivazionali per gli stagisti; altri incentivi. Mettere fuori legge gli stage non pagati sarebbe, nel 2021 in Italia, un suicidio sociale per i neo-laureati che vogliono arricchire il background prima di lanciarsi a capofitto nella competitività lavorativa.
Gli internship sono un gioco a somma zero?
Di fronte a centinaia di domande di stage e internship si aprono solamente 1/2 posti per azienda. Un’azienda che paga gli stagisti sceglierà intanto di assumerne molti meno e cercherà contratti più brevi e vincolanti. Il compenso percepito – comunque basso – rimarrà circoscritto e non potrà essere rimpolpato da altri lavoretti, anche con contratto part-time.
Sembra una partita la cui mossa di uno sembra mettere in posizione scomoda entrambi: mantenere gli stage non pagati ed essere apostrofati come sfruttatori immorali, oppure abolire gli internship e smettere di assumere del tutto?
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