Siamo tutti un po’ Lewis Capaldi. Il documentario Netflix How I’m feeling now

8 Aprile 2023
895 Visualizzazioni

L’ascesa al successo di Lewis Capaldi e le difficoltà che ne sono seguite raccontati in un documentario intimo e sincero. How I’m feeling now è il nuovo docu-film uscito su Netflix che, seguendo le orme di molti prodotti simili (tra i più recenti, quello di Selena Gomez), ripercorre la storia di Lewis Capaldi dagli esordi nei pub scozzesi al successo dei primi pezzi, dalla stesura del secondo album a Whitburn, il paese dove è nato, alla scoperta della malattia.

How I’m feeling now: Lewis Capaldi si mette a nudo

Il documentario su Lewis Capaldi, inizia con l’anno della pandemia, che il cantante ritiene essere una delle tre cose più assurde che gli sono capitate negli ultimi tre anni. Forte del successo del suo primo album – il più venduto nel Regno Unito nel 2019 e nel 2020 – Capaldi torna in Scozia, a Whitburn, per dedicarsi alla composizione del nuovo album. Nel frattempo, i suoi genitori vendono la casa dove è cresciuto e lui è costretto a portare via tutti i suoi ricordi: «La sensazione di crescere, di diventare adulto, fa davvero schifo», racconta il cantante. «E non avere più la casa in cui sono cresciuto», aggiunge, «Anche questo è strano. Non so perchè ma, quando ci penso, mi sento proprio strano. Sento un nodo in gola».

Le aspettative dei fan, la paura di deludere tutti, lo stress e la sindrome dell’impostore sembrano acuire i tic nervosi da cui da tempo Lewis Capaldi è tormentato. Continui attacchi di panico, dolori alla spalla, che Lewis si trova a muovere in continuazione in modo involontario, rendono sempre più difficile continuare a lavorare. Il cantante è costretto a fare i conti con la malattia. I genitori, infatti, preoccupati per la sua salute e spaventati dall’insorgere di tic sempre più debilitanti, lo spingono a prendersi una pausa dalla composizione dell’album per dedicarsi alla sua salute mentale.

La sindrome di Tourette: i tic nervosi che si acuiscono con lo stress

Dopo mesi di ansie e preoccupazioni, Lewis Capaldi confessa di essersi sentito sollevato nello scoprire il nome della sua malattia. Tormentato dall’idea di scoprire diagnosi incurabili o addirittura mortali, dare un nome ai tic che lo tormentano e trovare un modo per affrontarli sembra essere un enorme passo avanti.

La sindrome di Tourette è una malattia neuropsichiatrica che comporta l’emissione di suoni e rumori involontari e incontrollati e l’attuazione di movimenti del volto e degli arti chiamati tic. Una volta diagnosticata la malattia, Lewis Capaldi non ha voluto nascondersi: nel settembre 2022 ha deciso di rendere pubblica sui social la sua diagnosi. Tutti ricordiamo il video diventato virale qualche mese fa, in cui Lewis si è bloccato a causa dei troppi tic, e i fan si sono messi a cantare al suo posto, mostrando grande amore e supporto per il loro idolo.

Lewis come tutti noi: la sindrome dell’impostore

Ciò che traspare dal documentario, è un personaggio fortemente umano che si trova a dover fronteggiare non solo l’essere diventato una celebrità in tempi record, ma anche il terrore di non essere all’altezza dell’immagine di sé stesso che si è creato. In questo, Lewis assomiglia un po’ a tutti noi. Tormentato da quella che viene definita sindrome dell’impostore, il cantante confessa di non sentirsi mai all’altezza del credito che gli viene dato. Per questo il momento della composizione del secondo album è così sofferto. «Quando scrivo», racconta, «resto seduto per ore al pianoforte e mi odio. Penso che è troppo difficile e che faccio schifo a scrivere canzoni».

Il non sentirsi abbastanza, non riuscire a godere dei propri successi e la paura di perdere i traguardi che abbiamo conquistato è una tematica che affligge molti Millennial e Gen-Z. Universitari e lavoratori, spesso sentiamo di non meritarci le aspettative che gli altri ripongono in noi, e, proprio per questo, abbiamo il terrore di deluderle. Non è facile uscirne. Nel caso di Lewis Capaldi, neanche una mail di Elton John che lo esorta a credere di più in sé stesso riesce a tranquillizzarlo. Figuriamoci noi, che dobbiamo fare i conti ogni giorno con la paura di fallire.

«I’m the pretender, what can I tell ya?
And I’m an imposter, my head is a mender
I’m the pretender, what can I tell ya?
Designed to deceive
So tell me who you want me to be».

Documentari come How I’m feeling now, oltre a mostrare il lato più fragile dei nostri idoli, ci aiutano a capire che non siamo soli, che i nostri stessi problemi e ansie sono vissuti anche dalle persone che ammiriamo. Ed è così che, grazie alla musica, riusciamo a sentirci più capiti.

Leggi anche:

Exit mobile version