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Maradona. El Màs Grande

25 Novembre 2020
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In un 2020 decisamente disastroso, all’elenco dei morti illustri si è appena aggiunto Diego Armando Maradona, morto per arresto cardiaco: una notizia riportata dal Clarìn, il più importante quotidiano argentino e poi ripresa in tutto il mondo.

Per una perfida coincidenza, sempre un 25 novembre (del 2005) era morto George Best, altro talento irripetibile a suo modo maledetto. Di Maradona e della sua grandezza calcistica ci siamo già occupati in un precedente articolo. È stato il più grande? Della sua epoca e per i tifosi – di qualunque squadra – sicuramente: una classifica assoluta, come appunto già scritto, è relativa.

Di sicuro i millennial penseranno che i più grandi di sempre siano Messi o Ronaldo, i teenager si identificheranno a posteriori con Mbappé o Holland. Ogni generazione si identifica con le icone della propria epoca. Di sicuro Maradona ha vinto con il Napoli e con l’Argentina, non con la Juventus o il Milan o il Brasile. Da solo ha saputo essere decisivo, cosa che ad un Messi non è ancora successo.

Resta soltanto un’osservazione. Quanti gol e quante meraviglie avrebbe realizzato Maradona con i palloni, le scarpe da gioco e i terreni di oggi? Quanti difensori sarebbero stati espulsi dopo pochi minuti per i fallacci che el diez era solito subire? E con il VAR? Certo il VAR non avrebbe mai potuto convalidare il suo celeberrimo gol di mano (“la mano de dios”), così come controlli antidoping più agguerriti non avrebbero tollerato certi cambi di provette e di urine così sistematici. Non è questo il punto.

Maradona, un miracolo sia vissuto 60 anni

Come per gli attori e i cantanti morti per una vita di eccessi, resta sempre difficile scindere l’artista dall’uomo. Per i reati esistono i tribunali terreni, per un giudizio etico i tribunali dell’aldilà o più prosaicamente i tribunali della storia. Vizi e stravizi lo hanno devastato, paradossalmente è un miracolo sia vissuto 60 anni. Best, anche se per poco, non c’è arrivato.

Di sicuro l’opinione pubblica tende ad essere indulgente con chi è un grandissimo su un palco, su un campo da gioco, davanti ad una macchina da presa ma si rivela un debole o un dissoluto nella vita privata. Chiariamo subito una cosa: Maradona ha sempre e soltanto fatto male a sé stesso, peccatucci fiscali a parte, ma in Italia questi ultimi rappresentano più un titolo onorifico che una colpa. Chiunque abbia giocato con o contro Maradona, ne ha sempre parlato come il più generoso dei compagni o degli avversari, sempre pronto a spendersi per l’ultimo della classe, un’attitudine che lo hai poi portato ad essere amico di Fidel Castro piuttosto che di tutti i Capi di Stato del Mondo, che avrebbero fatto carte false per averlo vicino non soltanto per le foto di rito.

In fondo Maradona è tutto riassumibile nella succitata partita contro l’Inghilterra nei Mondiali del 1986: due gol, uno rubatissimo e uno tra i più belli della storia del calcio. Senza cadere nella retorica e nei voltafaccia che saremo costretti a leggere un po’ ovunque, assolviamolo per i suoi peccati di autodistruzione e santifichiamolo per le sue magie calcistiche. E per i suoi devoti senza se e senza ma, in fondo, esiste già l’Iglesia Maradoniana

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