Il maschilismo in Russia viene spesso dato per scontato. I russi, e in generale gli uomini dell’est, sono accusati di machismo, soprattutto se paragonati ai loro vicini scandinavi o tedeschi. Un’analisi più approfondita porta però a concludere che questa sia un’idea delle società slave molto parziale. Basti pensare al caso di Rossiyana Markovskaya…
Prima di parlare di maschilismo in Russia dobbiamo ricordare che le donne sono state, letteralmente, le salvatrici dell’Unione Sovietica, durante e dopo la seconda guerra mondiale: lo sforzo bellico aveva mobilitato decine di milioni di uomini sul fronte contro la Germania. Le donne sono state massicciamente impiegate nelle fabbriche e nelle campagne. Sono morti 25 milioni di cittadini sovietici, in stragrande maggioranza uomini, ovviamente. Ho ascoltato tante testimonianze di persone, all’epoca bambine, che raccontavano di come non si vedessero molti maschi in giro. La tempra della donna russa è celeberrima, comportamenti per noi inconcepibili sono per loro all’ordine del giorno.
Ricorderò sempre una dolcissima signora russo-ucraina, dal viso sorridente e amorevole. Raccontava della “passeggiata” che faceva nella neve da bambina per andare a scuola: erano 15 km ad andare e 15 a tornare. Ultima di sei fratelli, cresciuta dalla sola madre, usciva di casa coi capelli bagnati. Visto che la temperatura era di più di venti gradi sotto lo zero, questi si ghiacciavano e lei si staccava dalle orecchie i ghiaccioli. Me lo diceva ridendo, credeva infatti che i suoi dolori cervicali dipendessero da quello. Da parte mia sorridevo amabilmente, pensando però che, al posto suo, sarei morto dopo pochi passi.
La dolce signora rubiconda era anche astemia, attribuiva agli uomini il brutto vizio di bere. Era molto “femminista”, potremmo dire, ma il suo era un femminismo antico, matriarcale. Forse si dovrebbe coniare un nuovo termine: matrista. Esaltava, infatti, gli aspetti tradizionali femminili, considerando gli uomini incapaci in sostanza di rappresentare quelli, teoricamente, maschili. Una mentalità molto diffusa nell’Est. Insomma, la signora era la testimonianza vivente di come il maschilismo in Russia sia un concetto parecchio complesso.
Di certo la politica è sempre stata gestita dagli uomini ma anche qui bisogna fare dei distinguo. Non è possibile dimenticare la figura della zarina Caterina di Russia, detta, giustamente, la Grande. Detronizzò e poi uccise, con calma, il marito, lo zar Pietro. Governò l’Impero con pugno di ferro. Riformatrice, conquistatrice, protettrice delle arti, è soprattutto nota, ai più, per i suoi numerosi amanti. La leggenda vuole che avesse un bordello per i suoi capricci e un camerino con mobili erotici.
Oggi lo zar è un uomo, Putin, molto amato in patria e molto criticato sulla stampa occidentale.
Nelle istituzioni russe vi sono alcune figure femminili interessantissime. Poche ma buone, potrei dire.
Sapete chi è Rossiyana Markovskaya? E’ quella che, di recente, mi ha colpito di più.
Ha due caratteristiche che la rendono unica, e inusuale, come portavoce del Ministro della Difesa Sergei Shoigu: è una Millennial (ha 26 anni), ed è bellissima.
Giornalista, nata il 6 gennaio 1991 a Vladivostok, ha frequentato l’Università Statale dell’Estremo Oriente. Ha lavorato prima nella TV nazionale locale. Nel 2015, si è trasferita a Mosca, per il canale federale Zvezda.
Molto attiva su Instagram, ha già parecchi followers ( @_rossiyana_ ). Presumo che, a breve, saranno molti di più… In meno di dieci giorni dalla nomina ne ha presi più di 5000. Con una leggera “internazionalizzazione” del profilo potrebbe diventare iconica a livello globale.
Già il suo nome è particolare, si chiama come il paese natio. Il soprannome non è da meno: “Oboronyasha”, che si potrebbe tradurre, “la Dolcezza della Difesa”. Nyasha è un nomignolo utilizzato per indicare una persona dolce e piacevole, forse il “Cucciola” italiano è il più adatto.
E’ nato anche un hashtag #ОбороНЯША e dai feedback, pare, che il popolo russo del web apprezzi la scelta del proprio Ministro…alla faccia del maschilismo in Russia.
LEGGI ANCHE: Il primo Gay Pride in Italia: vita, morte e miracoli dei trans mediterranei