Chi è la generazione più sfortunata? Così sfortunata che non si vince neanche un premio, perché la risposta è troppo facile. Sì, sono proprio loro: i millennial.
Secondo un articolo apparso sul Washington Post, i nati a metà degli Anni 90 hanno attraversato tutte le sfortune più grandi del 21° secolo. Crisi economica con annessa recessione, problemi ambientali e cambiamento climatico, saturazione del mercato del lavoro, ansia causata da aspettative di vita che non possono permettersi e, ovviamente, Pandemia. C’è altro? Purtroppo l’articolo è datato 2020, quindi non cita la crisi in Ucraina, ma i poveri millennial, come se non bastasse, si sono ritrovati a fare i conti con una guerra che non avevano previsto.
“Il millennial medio ha registrato una crescita economica più lenta rispetto a qualsiasi altra generazione nella storia degli Stati Uniti – scrive il giornalista Andrew Van Dam – I giovani porteranno le cicatrici economiche per il resto della loro vita: guadagni inferiori, ricchezza inferiore e traguardi ritardati, come l’acquisto della prima casa”.
Le ragioni dietro alla “sfortuna millennial”
Le ragioni dietro alla “sfortuna millennial” sono da ricercare principalmente nella recessione economica, o meglio, nelle recessioni. Secondo i dati pubblicati sul WP dall’economista Gray Kimbrough, le persone entrate nel mercato del lavoro subito dopo l’attacco dell’11 settembre hanno dovuto affrontare le prime difficoltà, che si sono andate ad aggravare dopo la crisi del 2008. E sì, si sono peggiorate dopo il 2020. “La questione è quindi più complicata – dice Kimbrough, la recessione sta colpendo individui che erano state già precedentemente penalizzate”.
A causa della “Grande Recessione”, tra il 2005 e il 2017 i millennial hanno perso circa il 13% dei propri guadagni. Molto peggio della crisi che ha affrontato la Gen X (costata il 9%) o delle perdite subite dai baby boomer (solo il 7%). Nel frattempo è cambiato anche l’assetto del mercato del lavoro, più competitivo e senza scrupoli: le grandi aziende hanno smesso di investire, e hanno completamente tagliato fuori i giovani.
Il paradosso millennial
C’è un ultimo aspetto importante da tenere in considerazione. I millennial non sono affatto pigri e mammoni (cari boomer, vi sbagliate di grosso), sono anzi la generazione più istruita e diversificata della storia; nonostante questo non riusciranno mai a sorpassare i guadagni dei genitori o della Gen Z (i dati sono ancora pochi, ma secondo Cnbc la Gen Z è davvero promettente).
In America i millennial stanno ancora facendo i conti con i prestiti studenteschi: milioni di studenti si indebitano ogni anno per potersi permettere il college, il risultato? Ci vogliono decenni prima di poter saldare il debito. Secondo un sondaggio pubblicato sul Guardian, l‘89% dei graduati non è finanziariamente pronto a proseguire nei pagamenti dopo la pandemia. William Gale, ricercatore presso la Brookings Institution, ha affermato che l’aumento del debito dei millennial supera i guadagni che possono ottenere con il titolo di studio: “Rispetto alle generazioni precedenti, i loro genitori e le autorità pubbliche hanno contribuito meno al finanziato della loro istruzione universitaria.”
Non dimentichiamoci però del “privilegio bianco”, non tutti i millennial sono uguali. In America è ancora molto presente il problema della “povertà etnica”, spesso i giovani delle comunità nere e ispaniche non possono nemmeno beneficiare di un’istruzione superiore adeguata.