L’Emilia Romagna che rimane di sinistra è la comfort zone dell’Italia, uno spazio che deve rimanere intatto. Serve agli equilibri interni e al discorso politico, così come ad argomentare discorsi con gli amici: la classica sociologia Millennial da bar.
Identificarsi con la politica è per molti un modo di darsi un’identità. Si diventa ciò che si è e si resiste a ciò che ci sconvolge di più: il cambiamento.
Il cambiamento è il nostro nemico numero uno e per questo la politica deve essere vissuta come il tifo calcistico che contrasta e scoraggia gli avversari. In fin dei conti che differenza c’è stata tra queste elezioni e una finale di calcio?
Dirette, commenti, scommesse, campioni e sconfitti. E il tifo, il tifo è il nostro modo di intendere la politica.
Detto questo, come è il Millennial appassionato di politica?
Millennial di sinistra: tendenzialmente è molto pesante.
Quando non si atteggia solo per far colpo e ci crede davvero, allora può risultare la morte della simpatia. Ha studiato un sacco, ha letto molti libri e anche se ne ha letti pochi si spaccia come uno che ne ha letti tanti. Comunque ha letto quelli giusti o ne ha sentito parlare su Internazionale. Si offende facilmente. Attentissimo allo stile, non lascia niente al caso. Non più con le Clarks ai piedi ma con una serie di accessori equi, colti, classy e colori da montagna in inverno e sgargianti d’estate anche se tutto rigorosamente comprato da Zara o H&M. Mangia solo bio e fa la spesa in bicicletta, prende i mezzi e paga sempre l’abbonamento. Va al cinema, guarda tutte le serie tv, sa tutto su paesi assurdi come Corea o la Somalia. Viaggia un sacco. L’anno scorso è andato in Thailandia e/o in Islanda e quest’anno ha in mente la Cina. Sul Frecciarossa compra il biglietto in area silenzio, ma se è con un suo amico passa il tempo a parlare.
Sfotte i complottisti dell’11 settembre e li sottomette facilmente in un discorso a tavola. Le donne ci cascano subito. Quelle che durano più di sei mesi di solito sono peggio di lui e nel giro di qualche anno lo avranno inglobato schiavizzandolo e rendendolo uno di quei padri che va alle riunioni a scuola del figlio e lo sgrida davanti alle maestre per poi tornare a ignorarlo a casa. Abile manipolatore, punta sempre sul senso di colpa dell’interlocutore, attuando una strategia di citazioni che deprime l’avversario e lo fa sentire ignorante. Nel caso sia una donna è femminista, isterica, aggressiva, vendicativa. Molto pericolosa. Se è Renziano state certi che è spietato e che cercherà di fottervi. Forse lo ha già fatto e non ve ne siete accorti. Sono i peggiori, senza cuore. Se è uno che va in piazza… beh allora non c’è molto da aggiungere. Ed è contiguo, cugino scomodo, della prossima categoria.
Millennial grillino: ognuno in famiglia ha un cugino tocco o che si è fumato troppe canne.
Non lavora, vive ancora in casa, fa l’artista e anche dopo i 35 anni si veste con le magliette dei gruppi di vent’anni fa. Crede a tutto ciò che stimola le sue fantasie. Gli piace la musica e odia il calcio, ha fatto rugby o pallacanestro e gli piacciono i writers, le bombolette spray, i fumetti, lo skateboard, Ritorno al futuro. Cavalli di battaglia? Ufo, alieni, area 51, 11 settembre, Michael Moore, House of Cards. Tutto va bene pur di essere speciale e di avere qualcuno con cui battersi verbalmente. Così perpetua il suo precariato, la sua continua povertà. Ha finito i giga e cerca un wi-fi, poi si lamenta che in Italia non c’è il wi-fi gratuito.
Va sempre a Berlino e a Barcellona, mai fuori dall’Europa perché non se lo può permettere ed è un viaggiatore RyanAir che non compra mai la priority. Forse ha pure lavorato per Ryanair ma si è licenziato perché sono degli schiavisti. Prima leggeva Il Fatto Quotidiano, adesso nemmeno più quello, si informa direttamente dagli account Facebook che segue. Vaga da una cena all’altra, di festa in festa, essendo sempre uno dei centri nevralgici del party. Senza di lui non è una vera serata e al tempo stesso prenderlo per il culo è ciò che ammazza la serata. Pure lui in fondo lo sa, ma non riesce a farne a meno. Si identifica solo con quella immagine di se stesso. Classe media, sottopagato, troppo incostante per dare una svolta vera alla sua vita, cerca nel discorso politico una traccia che gli faccia connettere tutti i complotti che ha nella testa e i deliri di onnipotenza. Solo così si può giustificare per la sua inerzia.
Millennial di destra: partiamo dal fondo. Se è berlusconiano è un caso tragico.
Bolso, con la camicia di un orrendo azzurro e l’ascella pezzata, non frequenta concerti o piazze ma solo locali pettinati pieni di mostri. Si annoia subito in contesti semi culturali ma li presenzia per tessere rapporti di potere coi vertici dei piccoli centri nevralgici in cui vuole svettare. Stappa lo champagne, ha l’Audi, la foto del profilo su Instagram alle Maldive, spende tutto in cene fuori ed è in fissa coi ristoranti. Almeno una volta è andato a puttane in Svizzera e lo racconta a tutti. Partecipa a molte riunioni di lavoro in alberghi quattro stelle ma nella provincia più remota. Fa colazione solo al bar con cappuccio e brioche e in frigo ha tutto congelato, ma tanto a casa non ci mangia mai.
Guarda il calcio spagnolo e quello inglese e quando parla della Juve o dell’Inter si commuove. Ostenta la sua passione per le donne (la figa) come a dodici anni, età che gli è rimasta nel cuore per le vacanze con i fratelli e la famiglia quando avevano dei soldi veri. Se è una donna il suo totem mentale è un mix tra Iva Zanicchi, Barbara D’Urso e la Ferragni, si tiene bene e come le donne di sinistra, domina il maschio. Non si interessa troppo di attualità ma segue molto la tv, i programmi in tv, quello che si dice in tv. Il millennial di destra canta e balla ed è sempre preso bene: energico e vitale. Si interessa di bitcoin e scommette sulle partite o gioca alle slot nei bar. Si sente minacciato dai cinesi. I cinesi per lui sono un virus operoso che mette a repentaglio il suo status economico. Va bene tutto, ma non riesce ad affrontare il cinese ricco. Manda affanchiulo tutti, dal cameriere al tipo in fila e se lo beccate il venerdì sera dopo una riga è capace pure di alzare le mani sul primo stronzio che si oppone tra lui e l’obiettivo. Qualsiasi sia l’obiettivo.
Bonus track: il Millennial che se ne sbatte
Detto questo, poi ci sono tutti gli altri Millennial che non si occupano di politica o non dichiarano la loro ideologia. Sono giovani già eremiti, che cercano una sorta di rifugio monacale, una vetrina da cui guardare tutti gli altri esseri come rettili che si inchiulano e godersi lo spettacolo sentendosi per un attimo, al di sopra di tutto questo. Ma anche loro ciclicamente cadono nella trappola e si affidano a qualche scrittore o intellettuale, qualche regista o cantante. Solitamente ne rimangono delusi a cicli di dieci anni alla volta.
Leggi anche:
L’ultimo libro fotografico di Ray Banhoff svela un’Italia piena di Vaschi Rossi
Papa Francesco arrabbiato e schiaffeggiante, simbolo della fine della pretesa infallibilità
La diversità di opinione sui social network è perseguitata
Librerie che chiudono: Amazon è davvero il Male Assoluto?
La politica ha bisogno di Junior Cally, chiunque sia, altrimenti non sa che dire