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Mi si nota di più se dico che i manager millennial cinesi sono buoni o che sono cattivi?

16 Gennaio 2022
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Libri e serie TV descrivono la generazione millennial orientale come un grosso pericolo per l’economia e la società. Qui preferiamo il beneficio del dubbio

Una pericolosa miscela di spietatezza, senso di rivalsa sociale, romanticismo, identità di genere sfumata e disciplina tecnologica. Si evince dalla letteratura pop un ritratto dell’individuo di potere 30-40enne orientale che spaventa.

Nella smania di sentirsi più buoni, di espiare i peccati di avidità e sopraffazione, i millennial americani sembrano più concentrati a fare il mea culpa sono sulla popolazione afroamericana.

Desta meno empatia chi proviene da situazioni di povertà ma all’interno di Paesi che sono o stanno diventando potenze economiche. E nel cluster ci mettiamo  Cindia, nella definizione di Federico Rampini. E ci mettiamo le Coree e il Vietnam, e quel boccone indigesto che è l’epopea bellica dei baby boomer.

La Cina sembra rappresentare per gli americani oggi quel mondo che il cyberpunk di Blade Runner aveva immaginato: tecnocrazia spiona e repressiva, ribellione incontrollata, impossibilità di distinguere il falso dal vero.

Una summa (quasi) contemporanea di questo profilo è White Rose, il politico orientale transgender della serie tv Mr Robot, simbolo di un potere cattivo che fotte un altro potere cattivo, ma meno sgamato, come quello del capitalismo finanziario americano.

Alla fine anche questa panedemia sta andando a rinforzare quell’idea di allarme, con i dubbi striscianti sulla Cina. Ovvero virus creati per essere armi e potenti signore di regime che conquistano il mondo a colpi di Huawei. Sta di fatto che il mantra di reazione del momento è l’empatia del manager illuminato versus il manager orientale kativo kativo.

Come dire: siamo tutti nella stessa barca, rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo assieme, millennial, Xgeneration e boomer ancora al potere. Sei troppo avido? diventa più umano, per piacere. Comprendi le ansie di tutti, falle tue, cerca di contrastare i burn out dei capiufficio e quelli che continuano a impoverirsi.

Via le auto blu, basta con i noleggi dei Gulfstream che imbrattano i cieli, basta con il denaro come merce di scambio per tutto, amore incluso. Noi europei sorridiamo dall’alto della nostra ormai inutile e spesso presunta superiorità culturale.

Eppure pur se non ci viene naturale costruirci sopra dei disaster movie, dovremmo comunque riflettere su almeno due elementi di quelli descritti sopra: disciplina tecnologica e senso di rivalsa. Rampini nel suo recente Fermare Pechino, fa un esempio che vale tutto: ogni millennial cinese ha regalato allo stato un periodo di training tra il militare e il manageriale.

Sacrificio, disciplina, determinazione, riduzione dell’individualismo. Elementi di ogni dittatura, è vero. Ma che rischiano di fare dei nostri millennial – snowflakes – un immenso gruppo di budini. Anche se molto connessi.

Come uscirne?

Se ne uscirà con l’empatia? Di certo è un elemento che facilita il senso del team. Ma fino a che punto una società competitiva come quella americana riuscirà a essere empatica? Come altri tratti umani anche questo non può essere stabilito per regolamento o legge.

Snowflake abbraccioni e tanto buoni davanti e cinici dietro? Nel frattempo in Europa abbiamo solo la possibilità di osservare, dato che una società liberale che mette al centro l’individuo potrà mai battere una società che invece si realizza soltanto nel gruppo, nella squadra, nella compagine.

Il giorno in cui smetteremo di avere opinioni anti cinesi o, viceversa, di esaltare la potenza dell’Estremo Oriente, forse anche i millennial europei riusciranno a essere se stessi anche come classe dirigente.

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